Le riflessioni dei cardinali Ouellet e Bertone nella seconda giornata delle celebrazioni
a conclusione dell'Anno Sacerdotale
Nell'ambito delle celebrazioni per la chiusura dell’Anno Sacerdotale, stamane nella
Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo e primate
del Canada, ha tenuto una meditazione sul tema del Cenacolo, in collegamento televisivo
con la Basilica di San Giovanni in Laterano, alla quale è seguita una Messa presieduta
dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il servizio di Roberta Gisotti.
Le
parole del cardinale Ouellet sono risuonate nella Basilica ostiense, a partire dalla
sua esperienza personale, quando ordinato sarcedote nel 1968, in un atmosfera di generale
contestazione, "avrei potuto – ha raccontato - deviare o anche interrompere la mia
corsa, come avvenne in quel periodo a molti sacerdoti e religiosi”. Ma, “l’esperienza
missionaria, l’amicizia sacerdotale e la vicinanza dei poveri - ha confidato - mi
aiutarono a sopravvivere alle agitazioni degli anni postconciliari”. Anche “oggi noi
assistiamo – ha aggiunto il porporato - all’irrompere di un’ondata di contestazione
senza precedenti sulla Chiesa e sul sacerdozio”, per “gli scandali di cui dobbiamo
riconoscere la gravità e porre riparo con sincerità”. Ma aldilà delle necessarie purificazioni
meritate dai nostri peccati, occorre anche riconoscere!” – ha detto - un’aperta opposizione
al nostro servizio della verità”. “Attacchi dall’esterno ed anche dall’interno che
mirano a dividere la Chiesa”. Da qui l’invito alla preghiera "per l’unità della Chiesa
e per la santificazione dei sacerdoti".
Ha fatto eco
al porporato canadese, il cardinale Bertone nell’omelia della Messa. “La disobbedienza
alla divina volontà e il mistero dell’iniquità e del peccato generano, ben lo sappiamo,
un’estraneità tanto più dolorosa e irragionevole, quanto più pressante è l’invito
del Signore alla comunione con Lui”. Comunione che nasce dall’obbedienza alla Parola
del Signore “nel quotidiano sentiero che ci conduce – ha indicato il segretario di
Stato – dalla santità ricevuta nella sacra ordinazione alla santità vissuta nel ministero
quotidiano”. Ancora una volta quindi il rimando alla “dimensione orante” fondamentale
e prioritaria” del ministero sacerdotale, “non soltanto un compito, ma la stessa ‘nervatura’
della nostra esistenza, la sua anima e il suo respiro”.