2010-06-09 14:45:01

Rapporto dei Gesuiti sui rischi nei Centri per i migranti in Europa


La detenzione nei centri di accoglienza per migranti, sparsi in tutta Europa, provoca “danni alla salute fisica e mentale”, soprattutto tra le categorie più vulnerabili come donne e minori. E’ quanto emerge da uno studio di 400 pagine – di cui riferisce l’agenzia Sir - realizzato dal Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs-Europe) che ha sede a Bruxelles. Richiedenti asilo e immigrati irregolari soffrono di “ansia, depressione, emigrazione, perdita di peso, insonnia” dovute allo stress psico-fisico di trovarsi privati della libertà “senza aver commesso nessun reato”, inattivi, senza contatti con l’esterno, in condizioni igieniche precarie, nell’incertezza del futuro. L’80% dei richiedenti asilo, inoltre, non sa quando potrà uscire dal centro e non riceve visite di familiari e amici. Molti equiparano il loro centro di detenzione ad una “prigione” e in molti centri sono stati registrati abusi fisici e verbali. Queste le conclusioni in sintesi del rapporto che ha coinvolto organizzazioni non governative di 23 Paesi europei. Il progetto “Diventare vulnerabili durante la detenzione”, presentato ieri a Bruxelles, è stato cofinanziato dalla Commissione europea tramite il Fondo europeo per i rifugiati. La ricerca europea dei Gesuiti conclude affermando che “il costo umano della detenzione è troppo alto”, quindi “bisogna ricorrervi solo come ultima risorsa”. Da qui una serie di raccomandazioni agli Stati membri dell’Ue: la richiesta che “i richiedenti asilo non siano detenuti durante la procedura”; l’attuazione, per i richiedenti asilo, di “misure alternative alla detenzione che rispettino la dignità umana e i diritti fondamentali”; un sistema di identificazione dei bisogni dei richiedenti asilo e delle categorie più vulnerabili attivo “nei luoghi di ingresso” (terra, mare o aria); e nel caso non si possa evitare la detenzione, “che sia usata per il minor tempo possibile”, con il “supporto di aiuto legale e/o assistenza fin dal primo giorno di detenzione”. Si chiede, inoltre, che vengano date ai richiedenti asilo “tutte le informazioni necessarie, in forma scritta ed orale, nella lingua che comprendono, per poter avviare la domanda di asilo”, ma anche la possibilità di svolgere attività “fisiche ed intellettuali”, di “avere contatti con il mondo esterno”, e “adeguate cure mediche, comprese quelle psicologiche”. Il testo completo della ricerca è disponibile su: /a> . (R.G.)








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