Petizione internazionale contro la legge sulla blasfemia in Pakistan
Una vasta opera di mobilitazione e una petizione internazionale per abrogare la cosiddetta
“Legge sulla blasfemia” in vigore in Pakistan, che colpisce le comunità cristiane
del Paese: è l’iniziativa lanciata lunedì scorso dalla sezione francese di “Aiuto
alla Chiesa che soffre” (Acs) e che in tre giorni ha già raggiunto oltre 2.000 adesioni
da tutto il mondo. “E’ piuttosto raro che Acs si esponga pubblicamente per chiedere
l’abolizione di una legge in uno Stato sovrano”, nota l’organizzazione in un messaggio
inviato all’agenzia Fides. “Ma questa legge, che dovrebbe servire a proteggere il
sacro, è utilizzata da tempo per opprimere e perseguitare le minoranze religiose in
Pakistan, e fra loro i cristiani”, che rappresentano l’1,6% della popolazione. Acs
ha raccolto gli appelli di mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad, che lavora
da molti anni per l’abolizione della legge. Accanto a lui vi è tutta la Chiesa pakistana,
unita nel chiedere la cancellazione di un provvedimento ritenuto “iniquo e discriminatorio.
La legge è ambigua: una persona può esser accusata senza prove, è utilizzata troppo
spesso per conflitti personali e regolamenti di conti. E’ una autentica violazione
dei diritti umani”, spiega Marc Fromager, responsabile di Acs- Francia che, oltre
alla petizione, invita tutti i fedeli del mondo a una “grande catena di preghiera
per tutte le vittime della legge e per le loro famiglie”. Nel testo della petizione
si legge: “Chiediamo al governo del Pakistan di abrogare immediatamente la legge sulla
blasfemia, in particolare il paragrafo 295C del Codice Penale che prevede la pena
di morte per i colpevoli; chiediamo al governo di garantire i diritti di tutte le
minoranze religiose del Paese; ci uniamo alla grande catena di preghiera per il popolo
pakistano”. Dal 1986 all’ottobre del 2009, oltre 1.000 persone sono finite sotto accusa
per la legge sulla blasfemia. Fino al 1986 – spiegano fonti di Fides – non c’erano
in Pakistan casi di accuse di blasfemia. Dal 1986 in poi – quando il generale Zia-ul-Haq
promulgò la legge – sono scoppiati casi di blasfemia dappertutto. Il provvedimento
continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La “Commissione nazionale
per i Diritti umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano
apertamente la legge. Alcuni gruppi islamici fondamentalisti, invece, la sostengono.
Il Ministro federale per gli Affari delle Minoranze, Shahbaz Batti ne ha chiesto la
“revisione”; altri, come la Chiesa pakistana, ne chiedono la cancellazione immediata.
La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (Jup) la ritiene invece “intoccabile”
e minaccia dure proteste in caso contrario. La “Legge sulla blasfemia” prevede il
carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta
Maometto e del Corano. Aiuto alla Chiesa che Soffre è una associazione internazionale
di diritto pontificio che opera in difesa dei cristiani oppressi e perseguitati, in
137 Paesi del mondo. (R.P.)