Sabato, in Spagna, sarà elevato agli altari il primo laico giornalista, Lozano Garrido
Tra il giugno e il novembre di quest’anno, le Chiese locali eleveranno agli onori
degli altari nove Beati, tre dei quali laici. L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche
pontificie ha reso note le date dei prossimi riti di Beatificazione approvati da Benedetto
XVI. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sarà
la Chiesa spagnola la comunità che in più occasioni festeggerà, nei prossimi mesi,
la presenza tra le sue file di tre nuovi Beati. Il primo, sabato prossimo a Linares,
sarà Manuel Lozano Garrido, primo laico giornalista ad essere elevato agli altari.
Una doppia celebrazione, sempre in Spagna, è in programma invece per settembre. Ad
essere proclamati Beati saranno Leopoldo de Alpandeire (Francisco Sanchez Marquez),
religioso dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini – sabato 12 settembre a Granada
– e, sei giorni più tardi a Siviglia, Maria de la lnmaculada Concepcion (Maria lsabel
Salvat y Romero), vergine della Congregazione delle Suore della Compagnia della Croce.
L’altra laica, Chiara Badano, una ragazza
italiana del savonese, spentasi dopo una grave malattia a soli 19 anni, verrà Beatificata
sabato 25 settembre, al Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma. Due le iniziatrici
di Istituti religiosi a salire agli altari: Anna Maria Adorni, vedova, fondatrice
della Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata e dell'Istituto del
Buon Pastore di Parma, che sarà beatificata domenica 3 ottobre nella città emiliana,
e la religiosa Maria Barbara della Santissima Trinità (Barbara Maix), fondatrice della
Congregazione delle Suore dell'Immacolato Cuore di Maria, il cui rito di Beatificazione
sarà celebrato il 9 novembre, a Porto Alegre, in Brasile.
Domenica
prossima, 13 giugno, a Celje in Slovenia, sarà beatificato Alojzij (Lojze) Grozde,
laico e martire a soli 20 anni per mano di partigiani comunisti nel suo Paese, mentre
il 27 giugno a Kfifan (Batrun - Libano) sarà elevato agli altari Estéphan Nehmé (Joseph),
religioso dell'Ordine Libanese Maronita. Infine, il 30 ottobre prossimo, a Oradea
Mare in Romania, sarà la volta del vescovo Szilard Bogdanffy, anch’egli morto martire
in odio alla fede nel 1953.
Tra i prossimi
Beati c’è, dunque, anche Manuel Lozano Garrido, la cui straordinaria figura è stato
presentata stamani, nella sede della nostra emittente, dal presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. C’era per
noi Amedeo Lomonaco:
Membro
di Azione Cattolica, giornalista e scrittore, invalido e cieco, testimone del Vangelo
e apostolo pieno di gioia. Sono alcuni dei tratti distintivi di Manuel Lozano Garrido,
nato nel 1920 a Linares. Meglio conosciuto come “Lolo”, è il primo giornalista laico
ad essere proclamato Beato. La sua vita è scandita dalla fede. Durante la persecuzione
religiosa in Spagna, in piena Guerra civile, “Lolo” viene scelto per distribuire la
Comunione ai detenuti in carcere. Ha poco più di 16 anni quando viene arrestato. Anni
dopo ricorderà una delle gioie più grandi della sua vita: quella di aver trascorso
la notte del Giovedì Santo, insieme con altri prigionieri, in adorazione del Santissimo
Sacramento. In tutta la sua vita conserva la passione per la verità fondata sul Vangelo,
come sottolinea l’arcivescovo Claudio Maria Celli:
“Quello
che a me ha colpito è stato questo: la sua fede. La prima volta che possono celebrare
la Messa nella sua casa – quando era già malato – domanda che la sua macchina da scrivere
sia posta sotto l’altare; desiderava che la Croce si inserisca nella tastiera della
macchina da scrivere e che anche lì possa dare frutti”.
Nel
1942, inizia a soffrire di una paralisi progressiva che, in breve tempo, lo porterà
alla completa immobilità. Nel 1962, perde anche la vista ma è sempre animato da un
profondo spirito eucaristico e mariano. Nonostante la malattia, riesce tramutare il
dolore in allegria. Ancora l’arcivescovo Claudio Maria Celli:
“Lolo,
negli ultimi tempi – una vita distrutta dalla malattia – ha vissuto intensamente questa
vocazione, nella sofferenza di essere testimone della verità. Quello che ti lascia
stupito è che era un malato felice, non un malato che sopportava, ma un malato che
aveva scoperto nell’unione con Cristo Signore la forma di trasformare la sua sofferenza
in redenzione, in grazia, in amore. Era un infermo felice”.
La
sedia a rotelle non gli impedisce, fino alla morte avvenuta nel 1971, di alimentare
un’altra vocazione: quella per il giornalismo, una professione che tramuta in missione
da mettere al servizio del Vangelo. Nel suo “decalogo del giornalista” scrive:
“Lavora
il pane dell’informazione, pulita con il sale del buon stile e il lievito dell’eterno,
poi offrilo per ravvivare l’interesse ma non togliere da ciascuno la gioia di assaporare,
giudicare e assimilare”.