2010-06-08 14:29:24

Sabato, in Spagna, sarà elevato agli altari il primo laico giornalista, Lozano Garrido


Tra il giugno e il novembre di quest’anno, le Chiese locali eleveranno agli onori degli altari nove Beati, tre dei quali laici. L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche pontificie ha reso note le date dei prossimi riti di Beatificazione approvati da Benedetto XVI. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

 

Sarà la Chiesa spagnola la comunità che in più occasioni festeggerà, nei prossimi mesi, la presenza tra le sue file di tre nuovi Beati. Il primo, sabato prossimo a Linares, sarà Manuel Lozano Garrido, primo laico giornalista ad essere elevato agli altari. Una doppia celebrazione, sempre in Spagna, è in programma invece per settembre. Ad essere proclamati Beati saranno Leopoldo de Alpandeire (Francisco Sanchez Marquez), religioso dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini – sabato 12 settembre a Granada – e, sei giorni più tardi a Siviglia, Maria de la lnmaculada Concepcion (Maria lsabel Salvat y Romero), vergine della Congregazione delle Suore della Compagnia della Croce.

 

 

L’altra laica, Chiara Badano, una ragazza italiana del savonese, spentasi dopo una grave malattia a soli 19 anni, verrà Beatificata sabato 25 settembre, al Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma. Due le iniziatrici di Istituti religiosi a salire agli altari: Anna Maria Adorni, vedova, fondatrice della Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata e dell'Istituto del Buon Pastore di Parma, che sarà beatificata domenica 3 ottobre nella città emiliana, e la religiosa Maria Barbara della Santissima Trinità (Barbara Maix), fondatrice della Congregazione delle Suore dell'Immacolato Cuore di Maria, il cui rito di Beatificazione sarà celebrato il 9 novembre, a Porto Alegre, in Brasile.

 

 

Domenica prossima, 13 giugno, a Celje in Slovenia, sarà beatificato Alojzij (Lojze) Grozde, laico e martire a soli 20 anni per mano di partigiani comunisti nel suo Paese, mentre il 27 giugno a Kfifan (Batrun - Libano) sarà elevato agli altari Estéphan Nehmé (Joseph), religioso dell'Ordine Libanese Maronita. Infine, il 30 ottobre prossimo, a Oradea Mare in Romania, sarà la volta del vescovo Szilard Bogdanffy, anch’egli morto martire in odio alla fede nel 1953.

 

 

Tra i prossimi Beati c’è, dunque, anche Manuel Lozano Garrido, la cui straordinaria figura è stato presentata stamani, nella sede della nostra emittente, dal presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. C’era per noi Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

 

Membro di Azione Cattolica, giornalista e scrittore, invalido e cieco, testimone del Vangelo e apostolo pieno di gioia. Sono alcuni dei tratti distintivi di Manuel Lozano Garrido, nato nel 1920 a Linares. Meglio conosciuto come “Lolo”, è il primo giornalista laico ad essere proclamato Beato. La sua vita è scandita dalla fede. Durante la persecuzione religiosa in Spagna, in piena Guerra civile, “Lolo” viene scelto per distribuire la Comunione ai detenuti in carcere. Ha poco più di 16 anni quando viene arrestato. Anni dopo ricorderà una delle gioie più grandi della sua vita: quella di aver trascorso la notte del Giovedì Santo, insieme con altri prigionieri, in adorazione del Santissimo Sacramento. In tutta la sua vita conserva la passione per la verità fondata sul Vangelo, come sottolinea l’arcivescovo Claudio Maria Celli

 

“Quello che a me ha colpito è stato questo: la sua fede. La prima volta che possono celebrare la Messa nella sua casa – quando era già malato – domanda che la sua macchina da scrivere sia posta sotto l’altare; desiderava che la Croce si inserisca nella tastiera della macchina da scrivere e che anche lì possa dare frutti”. 

 

Nel 1942, inizia a soffrire di una paralisi progressiva che, in breve tempo, lo porterà alla completa immobilità. Nel 1962, perde anche la vista ma è sempre animato da un profondo spirito eucaristico e mariano. Nonostante la malattia, riesce tramutare il dolore in allegria. Ancora l’arcivescovo Claudio Maria Celli: 

 

“Lolo, negli ultimi tempi – una vita distrutta dalla malattia – ha vissuto intensamente questa vocazione, nella sofferenza di essere testimone della verità. Quello che ti lascia stupito è che era un malato felice, non un malato che sopportava, ma un malato che aveva scoperto nell’unione con Cristo Signore la forma di trasformare la sua sofferenza in redenzione, in grazia, in amore. Era un infermo felice”. 

 

La sedia a rotelle non gli impedisce, fino alla morte avvenuta nel 1971, di alimentare un’altra vocazione: quella per il giornalismo, una professione che tramuta in missione da mettere al servizio del Vangelo. Nel suo “decalogo del giornalista” scrive: 

 

“Lavora il pane dell’informazione, pulita con il sale del buon stile e il lievito dell’eterno, poi offrilo per ravvivare l’interesse ma non togliere da ciascuno la gioia di assaporare, giudicare e assimilare”.








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