Proclamato Beato padre Popiełuszko, martire sotto il regime comunista polacco
Se la “dottrina perversa dell’odio e della morte” che “si abbatté sulla vostra patria”
non prevalse sul Vangelo, lo si deve a persone come padre Jerzy Popiełuszko, che “con
le sole armi spirituali della verità, della giustizia e della carità, cercò di rivendicare
la libertà della sua coscienza di cittadino e di sacerdote”. Sono alcune delle parole
pronunciate dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, all’omelia della Messa di questa mattina a Varsavia, durante la quale il
presule ha beatificato il sacerdote polacco, ucciso dal regime comunista del suo Paese
nel 1984. Al microfono dei colleghi della redazione polacca della nostra emittente,
il postulatore della Causa di Beatificazione, don Tomasz Kaczmarek, ricorda
così padre Popiełuszko:
R.
– Egli fu, e voleva essere, soprattutto un pastore di anime, un sacerdote umile, segnato
dalle sofferenze, pieno di amore che sapeva guardare ai problemi dell’uomo con gli
occhi di Cristo, toccare i dolori della vita con la mano di Cristo. Con il suo modo
gioioso di vivere il Vangelo egli sapeva suscitare in mezzo alla gente l’entusiasmo
del Vangelo e la speranza di vincere il male con il bene. Consapevole che continuando
la sua opera avrebbe rischiato la vita ripeteva: «Non posso abbandonare questa gente
che, attraverso la mia voce, ascolta la dottrina della Chiesa, e pensare solo a me
stesso. Devo rimanere con loro fino alla fine». Degli ultimi giorni della sua vita,
si ricordano le sue parole: “Ho superato la barriera del terrore, non ho più paura.
Sono pronto a tutto. Ho confidato in Dio”. Con questo stesso spirito proseguì la sua
opera pastorale fino all’ultimo.
D.
– Cosa rappresentò per la Polonia del tempo il martirio di padre Popiełuszko?
R.
– La sua morte fu anche una profonda scossa per il Paese. Allo stesso tempo, però,
il suo martirio aiutò a scoprire in questo sacerdote una dimensione più profonda:
quella di un discepolo di Cristo che seguiva il Divino Maestro fino al Calvario e
anche un grande intercessore della gente presso Dio. Si noti che gli effetti dell’opera
di questo Beato non furono solo pastorali. E’ un dato di fatto che a partire dalla
sua morte non si poté più cancellare ed arrestare il processo ormai avviato del rinnovamento
spirituale della nazione polacca e, di conseguenza, quello della liberazione dall’oppressione
del potere comunista. In un certo senso si può affermare che egli ha preparato le
trasformazioni che si sarebbero compiute un decennio più tardi.
D.
– Cosa significa per i cristiani di oggi questa Beatificazione?
R.
– Il nuovo Beato ci comunica con una nuova freschezza il messaggio che i cristiani
forti nella fede sono in grado di diventare operatori di una nuova cultura e, quindi,
di un autentico progresso umano. Don Popiełuszko sapeva predicare in modo convincente
che solo il Vangelo è in grado di cambiare il volto della terra, pur essendo
un programma molto esigente, che richiede sempre tre condizioni: la fedeltà alla verità,
la fedeltà alla voce della coscienza, ed allo stesso tempo il sacrificio di sé dettato
dall'amore, senza il quale risulta impossibile la realizzazione degli alti ideali
cristiani. Si potrebbe aggiungere, inoltre, che il processo di Beatificazione
di Jerzy Popiełuszko indirettamente richiama alla memoria la verità su un sistema
politico e sociale in cui era stato eliminato in modo sistematico il riferimento alla
legge di Dio. Esso ci ricorda una drammatica lezione che ci viene dalla storia dell’umanità:
il mondo senza un riferimento a Dio si rivolge in modo spietato contro l’uomo
stesso, nonostante le leggi. Il martirio di don Popiełuszko costituisce, quindi,
un forte grido di amore, confermato dal tributo di sangue versato per aiutare a liberarci
da questo inganno.