L'Aquila: il grazie di mons. Molinari per la scuola realizzata dalla Caritas
Dalle macerie alla rinascita: inaugurata nei giorni scorsi a San Panfilo d’Ocre, in
provincia dell’Aquila una scuola primaria e dell’infanzia all’avanguardia dedicata
a don Lorenzo Milani. La struttura è stata realizzata dalla Caritas Italiana grazie
alle offerte raccolte dalla Conferenza Episcopale Italiana dopo il terremoto del 6
aprile 2009. Costata 2 milioni e mezzo di euro, l’edificio copre una superficie di
1300 metri quadrati ed è in grado di ospitare 168 alunni. Soddisfazione e gioia dall’arcivescovo
dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari. Paolo Ondarza lo ha intervistato.
R.
– Noi ringraziamo la Caritas Italiana e ringraziamo gli italiani che, attraverso la
Caritas, hanno contribuito. Ringraziamo per questa realizzazione, che è importante.
La scuola è sempre molto, molto importante e poi anche l’intitolazione a don Milani
è molto bella. Don Milani ci richiama ad una figura di educatore che ha dato tutto
per i giovani, per la scuola e certamente la sua passione educatrice nasceva da Gesù
Cristo, dal Vangelo. E’ un esempio da non dimenticare.
D.
– Com’è stata accolta la realizzazione di questa scuola dalla popolazione?
R.
– Le persone sono tutte contente per questa realizzazione. Purtroppo il terremoto
ha devastato tante cose: le abitazioni, le chiese e anche le scuole, soprattutto nel
centro storico. Avere in questo centro questa bella scuola, realizzata grazie alla
Caritas e alla generosità degli italiani, è qualcosa che porta gioia e soddisfazione
nel cuore di tutti, anche e soprattutto nella gente del centro di San Panfilo d’Ocre.
D.
– Dopo tanta devastazione, finalmente un segno di svolta: dove c’è una scuola c’è
speranza per il futuro…
R. – Senz’altro.
Anche perché quando si parla di bambini, di ragazzi, si parla sempre di speranza e
noi ci auguriamo che i ragazzi e i bimbi dell’Aquila siano veramente coloro che, diventando
sempre più grandi, porteranno avanti il discorso della ricostruzione, del futuro della
nostra città, che è una bella città e merita di ricominciare una bella storia.
D.
– Finalmente potremmo dire anche una buona notizia, perché si parla di un segno concreto
di solidarietà da parte degli italiani, della Chiesa italiana. Un segno concreto di
vicinanza alla popolazione che si è trovata a vivere veramente un incubo che sembra,
appunto, dietro le spalle…
R. – Ormai
è trascorso più di un anno dalla tragedia del 6 aprile 2009. Io ho sempre cercato
di sottolineare gli aspetti positivi. La tragedia è stata grande, abbiamo subito tante
perdite, 308 vite umane stroncate. Però c’è anche l’altra faccia della realtà, quella
più bella, quella consolante dell’enorme, immensa solidarietà che abbiamo sperimentato
da parte di tutti. E mi rivolgo anche agli aquilani, perché non solo sappiano fare
la loro parte - é importante che anche noi aquilani facciamo la nostra parte – ma
sappiano anche essere uniti, che non si lascino corrodere dal tarlo delle divisioni,
perché di fronte a questi grandi problemi bisogna essere uniti, cercare insieme soluzioni,
affrontarle, aspettare l’aiuto dello Stato e delle varie istituzioni ma anche fare
la nostra parte, stando insieme.
D.
– Perché c’è un rischio di distruttività all’interno della comunità?
R.
– Purtroppo questi segni ci sono sempre. Dove esistono gli uomini esistono sempre
questi rischi e mi dispiace che spesso i mass media sottolineino sempre solo questi
aspetti un po’ negativi: qualche gruppo che contesta, qualcuno che si lamenta, qualcuno
che vede tutto nero c'è sempre. Ma la maggioranza degli aquilani non vede questo.
La maggioranza degli aquilani sa tutte le cose buone che sono state realizzate e la
maggioranza degli aquilani vuole, compatta, andare avanti e trovare uno Stato e degli
amministratori che sappiano accogliere questa voglia di ricostruire e di ricominciare.