Il piano contro la marea nera sembra funzionare: la Bp assicura che pagherà tutto
Circa diecimila barili di petrolio al giorno: è quanto viene recuperato dal nuovo
dispositivo che la Bp ha messo in funzione per attenuare il devastante impatto della
marea nera nel Golfo del Messico. È quanto annunciato dall'amministratore delegato
della Bp, Tony Hayward, e confermato dalla Guardia Costiera. Per Hayward il recupero
del petrolio va meglio del previsto: si tratterebbe di circa metà della perdita che
il responsabile ha quantificato il 12-19mila barili al giorno. Nell'intervista il
leader del gruppo petrolifero afferma che la Bp fermerà la perdita e ripulirà tutto
ripristinando le condizioni ambientali precedenti. Rispondendo alle pressioni nazionali
e internazionali e facendo fronte alle accuse dello stesso Obama circa i dividendi
da favola che la Bp si appresta a distribuire, il responsabile dei risarcimenti del
gruppo, Darryl Willis, ha detto, in una conferenza stampa in Alabama, che la compagnia
pagherà fino a che tutto non sarà finito e sarà presente fino a quando la gente non
tornerà alla sua vita normale”. Bp ha già pagato 46 milioni di dollari alle vittime
della marea nera e ritiene che nel mese di giugno verserà altrettanto. Da parte sua,
nel consueto discorso del sabato, il presidente americano Barack Obama difende con
forza la sua amministrazione dalle critiche che l'accusano di aver reagito in maniera
troppo lenta al disastro nel Golfo del Messico. Obama, rivolgendosi agli americani
per radio e su internet, precisa che la sua amministrazione ha organizzato la più
imponente risposta ad un disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti: oltre
1.900 navi e 20.000 persone stanno lavorando per ripulire la marea nera e sono mobilitati
17.500 soldati della Guardia Nazionale. Obama ribadisce inoltre il suo impegno ad
assicurarsi che “Bp paghi ogni singolo centesimo dovuto alla gente sulla costa del
Golfo”. A Paolo Mastrolilli, giornalista del quotidiano La Stampa esperto di
politica americana, Stefano Leszczynski ha chiesto il perché di questo coinvolgimento
così personale del presidente Obama nella vicenda:
R.
- Obama ha dato l’impressione di voler semplicemente scaricare la colpa sulla British
Petroleum e aspettare che loro trovassero una soluzione. Per gli americani questo
non è abbastanza, il presidente deve essere una persona che decide, che prende la
situazione in pugno e che risolve i problemi e se fosse passata questa immagine sarebbe
stato molto rischioso per Obama. Quindi, adesso il presidente sta cercando di cambiare
l’impressione che il pubblico ha ricevuto dal suo comportamento in questa crisi.
D.
- Se questo può avere un effetto positivo da un punto di vista di opinione pubblica,
dall’altro lato sembra creare una disarmonia tra le società petrolifere e il governo
statunitense?
R. - Sì, questo è certamente possibile.
Tra l’altro questo governo americano è decisamente impegnato alla ricerca di fonti
alternative. Purtroppo al momento sono coscienti i membri dell’amministrazione Obama
che un’alternativa forte al petrolio non esiste e, quindi, continuano a rivolgersi
alle compagnie petrolifere per garantire i rifornimenti energetici del Paese. Tra
l’altro, l’amministrazione Obama puntava proprio sui giacimenti non ancora esplorati
nel Golfo del Messico per recuperare le risorse necessarie da qui ai prossimi anni
per poter continuare ad alimentare il Paese mentre si cercano delle soluzioni alternative
dal punto di vista energetico. E’ una situazione molto delicata ed è molto difficile
per Obama trovare una posizione di equilibrio che garantisca i rifornimenti necessari
al Paese e nello stesso tempo renda chiaro agli americani che la sua amministrazione
sta cercando di cambiare le politiche in questo settore.
Ban
preme su Israele per un’inchiesta internazionale sul blitz di Gaza
Secondo
la stampa israeliana, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon spinge per l’inchiesta
internazionale sul sanguinoso blitz messo in atto lo scorso lunedì contro la flottiglia
filo-palestinese diretta a Gaza. Intanto vengono rimpatriati gli attivisti della nave
irlandese che ieri ha tentato di raggiungere la Striscia di Gaza così come quella
di lunedì scorso. Ma in questo caso non ci sono stati incidenti. Il servizio di Fausta
Speranza:
Il
segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon avrebbe inviato alle autorità israeliane
una proposta dettagliata per l'istituzione di una commissione di inchiesta internazionale
che faccia luce sul sanguinoso blitz di lunedì scorso. È quanto scrive, nell’edizione
online, il quotidiano israeliano Haaretz. E ci sono poi gli attivisti dell’altra nave,
la Rachel Corrie, che ha tentato ieri di violare il blocco su Gaza. Oltre agli otto
membri dell'equipaggio, c'erano cinque attivisti irlandesi e sei malesi. Alcuni sono
stati trasferiti sotto scorta all'aeroporto di Tel Aviv in vista dell’espulsione,
altri sono giunti in Cisgiordania. Ieri erano stati dirottati nel porto israeliano
di Ashdod, poi trasferiti in un centro dei servizi di immigrazione non lontano da
Tel Aviv. Anche loro portavano aiuti per la popolazione di Gaza, che Israele ha messo
sotto embargo dopo la presa di potere nell’enclave palestinese degli integralisti
di Hamas. Mentre si discute sul blocco e diverse voci autorevoli si levano contro,
la Gran Bretagna annuncia oggi che stanzierà 23 milioni di euro in aiuti per le popolazioni
della Striscia di Gaza ed è tornata a chiedere che Israele tolga l'isolamento. Inoltre,
il Dipartimento di Stato Usa assicura che Italia, Francia e Stati Uniti si sono impegnati
a versare 655 milioni di dollari per aiutare lo sviluppo economico del settore privato
palestinese.
Autobomba a Baghdad: 4 morti
Un'autobomba
è esplosa questa mattina in mezzo ad un folto gruppo di poliziotti all'esterno di
un commissariato a Baghdad, uccidendone almeno quattro e ferendone altri dieci. Secondo
fonti del ministero degli Interni, un uomo ha lanciato l'auto imbottita di esplosivo
al momento del cambio del personale nella stazione di polizia del distretto sciita
di Amil, nella zona sudoccidentale della capitale.
Due attentati
in Afghanistan
Un agente di polizia e due civili sono morti nella provincia
meridionale afghana di Kandahar quando l'auto su cui viaggiavano ha urtato un rudimentale
ordigno esplosivo. L'attentato è avvenuto nel distretto di Panjwai ed il governatore,
Shah Barah Khaksar, ha precisato che altri nove civili, fra cui due donne e due bambini,
sono rimasti feriti. A Jalalabad, capoluogo della provincia orientale afghana di
Nangarhar un kamikaze a bordo di una motocicletta si è fatto esplodere vicino ad un
convoglio di truppe Usa, causando almeno 13 feriti.
In tema
di economia, preoccupazioni per Ungheria e euro
Cresce l’attesa per l’apertura
della nuova settimana delle Borse, dopo il profondo rosso registrato venerdì, a cui
si è aggiunto il crollo dell’euro sceso sotto 1,20 rispetto al dollaro, il minimo
dal 2006. A soffrire soprattutto i listini europei, già provati dai poco incoraggianti
dati sull’occupazione americana e poi definitivamente affossati dai timori del rischio
default in Ungheria e in tutta Europa. Siamo dunque di fronte ad un nuovo caso Grecia?
Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Ugo Bertone editorialista economico:
R.
– Ci sono piccole speranze per evitare un default di stampo greco. Del resto, la situazione
sembra quasi una fotocopia. In passato ci sono state valutazioni troppo ottimistiche.
Anche in questo caso ha giocato un ruolo il tentativo di agganciarsi al carro dell’euro.
Mi auguro che la crisi greca abbia insegnato qualcosa. In ogni caso, per la Germania
l’Ungheria ha un peso assai più rilevante che non la Grecia, anche in termini geopolitici
e quindi ci si può attendere un atteggiamento più deciso e più solido. Sarebbe anche
il caso di creare delle regole generali per evitare di tamponare caso per caso.
D.
– Un’eventuale crisi ungherese potrebbe provocare poi un effetto domino anche nel
resto dell’Europa?
R. – Non credo, primo perché
l’Ungheria è assai più solida. Secondo perché altri Paesi come l’area baltica hanno
già fatto la loro grande “cura dimagrante”.
D. – Dal
G20 delle finanze, che si è da poco concluso, è arrivato all’Europa il monito di accelerare
il consolidamento delle finanze pubbliche e mettere in ordine i sistemi bancari. Sono
queste, dunque, le strade da percorrere?
R. – Sono strade
obbligate, però non dimentichiamoci che queste strade comportano minori soldi a disposizione
per la crescita e per lo sviluppo. Quindi, da quel punto di vista, non aspettiamoci
una grande ripresa. Sarà una di quelle situazioni da dominare con un movimento di
colpi di accelerazione e colpi di freno ben coordinati.
Lieve
malore per il presidente della repubblica italiana Napolitano
Il presidente
della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, si è scusato con il presidente della
Regione Piemonte Roberto Cota, con il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e con
gli altri organizzatori del convegno su Cavour, e subito dopo aver pronunciato il
suo intervento ha lasciato la cerimonia, in anticipo rispetto al programma originario,
per fare rientro a Roma, a causa di un lieve malore. Napolitano ha assistito a Torino
alla presentazione del programma di iniziative per la celebrazione del 150/o anniversario
dell'unità d'Italia” che si svolgeranno in Piemonte. Ha definito il programma bene
avviato e ha affermato che “non è vero che ci sia indifferenza tra i cittadini italiani”
rispetto all’anniversario. Nel discorso di Santena in cui ha celebrato la figura
di Cavour come “massimo, sapiente artefice e regista” dell'unificazione italiana,
Giorgio Napolitano ha difeso l'importanza dell'unità nazionale e della coesione sociale
nella situazione attuale del Paese. Occorre difenderle e farle crescere - ha detto
- e ciò è possibile “solo con riforme e le loro conseguenti attuazioni, con indirizzi
di governo a tutti i livelli, con comportamenti collettivi, civili e morali, capaci
di rinnovare la società e lo Stato, mirando in particolare ad avvicinare Nord e Sud,
ad attenuare il divario che continua a separarli”.
Pechino
esprime “forte malcontento” per la dichiarazione Usa su Tiananmen
La Cina
ha espresso ''forte malcontento e ferma opposizione'' alla dichiarazione del Dipartimento
di Stato americano sui fatti di Tiananmen. Lo scrive l'agenzia Nuova Cina riportando
una dichiarazione di Ma Zhaoxu, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino. Il
4 giugno scorso, nel 21mo anniversario della rivolta di piazza Tianamnen, Philip J.
Crowley, assistente segretario dell'ufficio degli affari pubblici del segretario di
Stato americano, ha emesso un comunicato nel quale si chiede alla Cina “il rilascio
di coloro che sono detenuti per aver partecipato alle proteste pacifiche”', oltre
a fare chiarezza sui morti, gli scomparsi e di proteggere i diritti umani universali
di tutti i suoi cittadini, “inclusi coloro che dissentono pacificamente”. Rispondendo
ad una domanda in conferenza stampa, Ma Zhaoxu ha detto che il comunicato americano
“che ignora i fatti e critica senza fondamento il governo cinese, interferisce pesantemente
negli affari interni della Cina”. Il portavoce cinese ha chiesto al governo americano
di abbandonare “i suoi pregiudizi politici e rettificare la pratica sbagliata, evitando
di disturbare le relazioni tra Cina e Stati Uniti”. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del
Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 157
E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.