2010-06-05 14:17:07

La Santa Sede: porre fine ai "fondi avvoltoio"


Porre fine alla speculazione dei cosiddetti “fondi avvoltoio” che ingrassano i Paesi più ricchi rendendo ancora più miseri i Paesi poveri: è l’appello lanciato dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, nel suo intervento alla 14.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani in corso nella città elvetica. Ma cosa sono i “fondi avvoltoio”? Ci risponde lo stesso mons. Tomasi, al microfono di Sergio Centofanti: RealAudioMP3

 

R. - I “fondi avvoltoio” sono dei fondi o degli investimenti che prendono il nome da questo uccello che spolpa le ossa delle carcasse degli altri animali oppure attacca quando un animale è quasi pronto a morire. In altre parole, questi “fondi avvoltoio” sono dei fondi speculativi che acquistano a basso prezzo i debiti dei Paesi in via di sviluppo, da creditori pubblici o privati, ma soprattutto dallo Stato. Dopo di che, la compagnia che compra il debito ad un prezzo molto ridotto va a chiedere al Paese debitore, in maniera del tutto legale, il rimborso del credito iniziale, aumentando la richiesta e chiedendo anche gli interessi, in modo che il costo iniziale cresca di molto. Quando il Paese poi non può pagare, specialmente i Paesi in via di sviluppo dell’Africa, questi “fondi avvoltoio” tentano di prendersi il denaro proveniente dai finanziatori pubblici o da qualche risorsa primaria di questo Paese, come petrolio o altre materie prime, in modo non solo da recuperare la spesa iniziale, ma facendo degli enormi profitti a scapito appunto di questi Paesi.

 

D. – Che cosa chiede la Santa Sede?

 

R. – Queste speculazioni vanno eliminate, perché vanno a danno dei Paesi più poveri, che hanno diritto invece ad avere il necessario per la loro gente e avviarsi verso lo sviluppo. In altre parole, l’economia ha delle conseguenze sociali e queste conseguenze sociali devono essere prese in considerazione e a queste si deve dare priorità, perché alla fine è il bene comune che stiamo cercando: il bene delle persone è al di sopra dei meccanismi del profitto.

 

D. – In quali Paesi si praticano queste speculazioni ai danni dei Paesi poveri?

 

R. – In genere si tratta di compagnie americane o europee che operano nei Paesi dell’Africa, come Zambia, Congo, Camerun, Sierra Leone ecc.

 

D. – Il debito estero dei Paesi poveri è un fardello che impedisce lo sviluppo. Qual è l’appello della Santa Sede?

 

R. – Certo il principio che i debiti devono essere pagati noi lo sosteniamo, ma nello stesso tempo si dice anche che le popolazioni hanno diritto alla sopravvivenza: bisogna garantire l’esercizio dei loro diritti umani fondamentali. In questo contesto, il debito non deve diventare una forma di oppressione, bloccando lo sviluppo e la sopravvivenza. Si devono cercare delle formule per incoraggiare sia i Paesi indebitati ad evitare la mancanza di una gestione trasparente, evitare la corruzione, evitare una programmazione fallimentare, ma dall’altra anche i Paesi ricchi a condonare quando è possibile questi debiti, in modo da garantire una ripresa nuova per questi Paesi. 








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