Incontro a Roma sul ruolo delle donne e della microfinanza in Africa
Il ruolo delle donne africane, le buone pratiche e i modelli di micro finanza, senza
dimenticare gli scenari di guerra e le crisi ambientali del continente. Sono i temi
affrontati nella due giorni di incontri e riflessioni dal titolo “Ubuntu, con l’Africa
verso nuovi percorsi”, conclusosi oggi a Roma, durante la quale è stata aperta una
finestra anche ai migranti africani costretti a fuggire da Rosarno e ora senza lavoro.
C’era per noi Linda Giannattasio:
E’
l’Africa dai mille volti e della mille risorse quella raccontata da Ubuntu, un nome
scelto proprio perché significa empatia, ma anche conoscenza e rappresenta l’idea
del fare insieme, della condivisione del mettersi sempre nei panni dell’altro. L’Africa,
infatti, è viva e tra le difficoltà cammina anche sulle sue gambe, in particolare
grazie alle donne. Ascoltiamo su questo tema Francesca Lulli,
antropologa, esperta di economie popolari e ruolo delle donne:
“Le
donne sono sempre state la colonna nelle società e nelle economie africane. Si sono
sempre occupate di una serie di problemi legati alla località. Rafforzare economicamente
una donna significa far uscire dalla difficoltà e dalla povertà le famiglie. Le donne
si occupano dei risanamenti igienici dei quartieri, si occupano della scolarizzazione,
si occupano delle mense…. Hanno una grande forza, sono dinamiche ed autonome, quasi
sempre lavorano in associazioni ed ancora di più se sono messe in grado di accedere
a dei fondi”.
E nel continente sono tanti i modelli
di microfinanza, tra questi alcuni tipicamente africani come i “saccos”, come ci spiega
Pasquale De Muro, docente di economia dello sviluppo all’Università
Roma Tre:
“I ‘saccos’ sono delle cooperative
di credito in cui ogni villaggio si organizza una banca, una banca del villaggio-cooperativa,
in cui la proprietà è di tutti i membri del villaggio che aderiscono alla società
cooperativa ed è quindi controllata direttamente da loro. Questo mobilita anche molto
i risparmi ed infatti con “saccos” si intende proprio dire ‘Saving and Credit
Cooperatives-Cooperative di credito e di risparmio’”.
Tra
i temi sul tavolo anche la cosiddetta sovranità alimentare. Ancora Pasquale De Muro:
“E’
l’idea secondo cui questi popoli dovrebbero essere sovrani, dovrebbero cioè essere
in grado di decidere da soli e in che modo lottare contro la fame, in che modo produrre
in agricoltura. Attualmente l’Occidente e le Organizzazione internazionali cercano
di imporre a questi governi, a questi popoli un modello unico, fra le altre cose,
che in questi Paesi è fallito miseramente”.
Richieste
di autonomia, oltre alle buone pratiche e ai modelli di microfinanza sostenibili,
dunque, che non hanno fatto dimenticare i tanti scenari di crisi nel Paese, dalle
guerre tribali al saccheggio energetico, dal commercio di armi alla povertà diffusa.
Nella due giorni c’è stato poi spazio anche per dar voce a coloro che da quel continente
sono stati costretti a scappare. Tra loro anche i lavoratori di Rosarno, in Calabria,
ora a Roma dopo le manifestazioni dello scorso gennaio e la rivolta contro gli immigrati
di una parte della gente del posto. Ascoltiamo il loro appello dalle parole di un
rappresentante, il giovane Yamadou:
“Prima
eravamo lì a Rosarno e facevamo un lavoro in campagna. Poi siamo venuti qui a Roma,
dopo le manifestazioni. Dopo le manifestazioni, siamo stati obbligati a lasciare Rosarno.
Siamo qui senza lavoro e senza niente. La nostra richiesta ora è quella di trovare
un lavoro ed un alloggio. Abbiamo parlato con tante associazioni, che ci hanno fatto
delle promesse di lavoro, ma finora non è uscito ancora niente”.
E’
un’Africa che cerca di risollevarsi con le sue infinite risorse e con modelli economici
efficienti, ma anche un’Africa che chiede al mondo di essere aiutata a lavorare e
a vivere.