Congo: popolazioni del Kivu a rischio per lo sfruttamento minerario
Le attività estrattive ancora al centro di una storia di danni ambientali in Africa.
Secondo la denuncia avanzata da “Rete Pace per il Congo”, organizzazione promossa
dai missionari che operano nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), una società
aurifera canadese sta espropriando le terre nel sud Kivu. In un documento, citato
dall'agenzia Fides, si riportano alcune considerazioni sulle conseguenze che lo sfruttamento
dell’oro avrà sulla popolazione locale: “La gente vive dell'agricoltura di sussistenza
e dell'allevamento di bovini e caprini. Per lo sfruttamento dell'oro, la compagnia
espropria le terre, unica fonte di vita per gli abitanti del posto e trasferisce la
popolazione altrove. È ciò che ha già cominciato a fare a Twangiza, nella zona di
Luhwinja in territorio di Mwenga. 850 famiglie sono già state costrette ad abbandonare
le loro proprietà terriere”. Dato che le famiglie locali sono composte in media da
sei persone, sarebbero dunque oltre 5100 le persone cacciate. 450 sono i minatori
artigianali che vivono di questa attività e che perderanno la loro fonte di reddito.
La maggior parte di essi sono degli ex miliziani, soldati smobilitati e altri giovani
che avevano fatto del fucile un mezzo per guadagnarsi da vivere. Gli abitanti dell’area
temono di essere costretti a vivere in raggruppamenti che rischieranno, a lungo andare,
di diventare dei veri campi di concentramento, in cui dilagheranno la miseria e sorgeranno
inevitabilmente dei conflitti che potrebbero distruggere il tessuto sociale di coabitazione
e di socievolezza che ha, finora, caratterizzato il popolo del Kivu. Alle popolazioni
– afferma ancora il documento – “non è riconosciuto nessuno diritto di priorità nel
comprare un terreno nel quale viene riscontrata la presenza di oro, anzi rischiano
di essere cacciate”. L'espulsione dei minatori artigianali dalle miniere, senza alcuna
precauzione di reinserimento socioeconomico, aumenterà l'insicurezza e la criminalità,
perché questi giovani costituiranno un serbatoio di reclutamento per i gruppi armati
ancora attivi. La popolazione di Twangiza teme inoltre che, con l'esaurimento dei
giacimenti d'oro, la società trasferisca le proprie installazioni altrove, distruggendo
i posti di lavoro assicurati dalle miniere. (M.G.)