Udienza generale. Appello del Papa per Gaza: la violenza genera violenza. Catechesi
dedicata a San Tommaso d'Aquino
Non serve la violenza, che provoca altra violenza, ma capacità di cercare “soluzioni
giuste attraverso il dialogo”. Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale di stamattina
in Piazza San Pietro con un appello preoccupato e intenso per la grave situazione
di questi giorni nella Striscia di Gaza. La catechesi è stata dedicata al grande teologo
del 1200, San Tommaso d’Aquino, che “mostrò – ha detto il Papa – che tra fede cristiana
e ragione sussiste una naturale armonia”. Quindi, il Pontefice ha ricordato la Messa
che domani sera presiederà nella solennità del Corpus Domini. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
La
preghiera finale del Papa è perché sia Cristo a sostenere “gli sforzi di coloro
che non si stancano di operare per la riconciliazione e la pace”. E’ su questo
contrasto, tra chi fomenta l’odio e chi è chiamato a lavorare per la distensione,
che si gioca l’appello di Benedetto XVI per la crisi esplosa a Gaza, dopo il raid
israeliano contro la “Freedom Flotilla” e la reazione di condanna internazionale.
Affermando di seguire con “profonda trepidazione” quelle che definisce “tragiche vicende”
ed esprimendo il cordoglio per le vittime, il Papa dice con forza:
“Ancora
una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le controversie, ma
ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza. Faccio appello a quanti
hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale affinché ricerchino
incessantemente soluzioni giuste attraverso il dialogo, in modo da garantire alle
popolazioni dell'area migliori condizioni di vita, in concordia e serenità”.
Al
momento della catechesi, Benedetto XVI è tornato a parlare dei pensatori cristiani
del Medioevo, aprendo la pagina su uno dei più celebri e influenti per la storia della
Chiesa: Tommaso d’Aquino. Per evidenziarne l’importanza, il Papa ha riferito un dato:
per ben 61 volte il Catechismo della Chiesa cattolica lo cita, secondo solo a Sant’Agostino.
Ricordandone i momenti salienti della vita, tra cui la scelta di consacrarsi fra i
Domenicani, il Pontefice ha spiegato come il giovane Tommaso si distinse nell’interpretazione
della filosofia aristotelica. Un complesso universale di conoscenze, fin lì semisconosciuto,
da alcuni scoperto e accolto con “entusiasmo acritico”, e da altri temuto perché ritenuto
“in opposizione alla fede cristiana”:
"Tommaso
d’Aquino, alla scuola di Alberto Magno, svolse un’operazione di fondamentale importanza
per la storia della filosofia e della teologia, direi per la storia della cultura:
studiò a fondo Aristotele e i suoi interpreti (...) distinguendovi ciò che era valido
da ciò che era dubbio o da rifiutare del tutto, mostrando la consonanza con i dati
della Rivelazione cristiana e utilizzando largamente e acutamente il pensiero aristotelico
nell’esposizione degli scritti teologici che compose. In definitiva, Tommaso d’Aquino
mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia".
Su
questa che fu una disputa culturale del tempo, Tommaso si innalzò grazie alle sue
“eccellenti doti intellettuali”, che lo resero a un tempo – ha spiegato il Papa –
seguitissimo professore a Parigi, ammirato intellettuale anche dai suoi avversari
accademici, e soprattutto un teologo di eccezionale fecondità. La sua produzione letteraria
“ha del prodigioso”, ha commentato Benedetto XVI, come dimostra la “poderosa” Summa
Theologiae, che gli diede l’immortalità. E qui, il Papa ha osservato che, nella
“composizione dei suoi scritti”, l’Aquinate “era coadiuvato da alcuni segretari”,
tra i quali il confratello Reginaldo di Piperno, suo grande amico:
“È
questa una caratteristica dei santi: coltivano l’amicizia, perché essa è una delle
manifestazioni più nobili del cuore umano e ha in sé qualche cosa di divino, come
Tommaso stesso ha spiegato in alcune quaestiones della Summa
Theologiae, in cui scrive: ‘La carità è l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente,
e con gli esseri che a Lui appartengono’”.
In definitiva,
“un maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia”: questo è per la
Chiesa San Tommaso, secondo quanto scrisse Giovanni Paolo II nella Fides et ratio.
Ma un uomo capace di essere compreso anche quando si rivolgeva al popolo, che “volentieri
andava ad ascoltarlo”. Circostanza che ha suggerito al Pontefice una sottolineatura
particolarmente sentita:
“È veramente una
grande grazia, quando i teologi sanno parlare con semplicità e fervore ai fedeli.
Il ministero della predicazione, d’altra parte, aiuta gli stessi studiosi di teologia
a un sano realismo pastorale, e arricchisce di vivaci stimoli la loro ricerca”.
Al
termine della catechesi, Benedetto XVI si è soffermato su diversi appuntamenti ecclesiali
di stretta attualità, a cominciare dalla solennità del Corpus Domini di domani,
che lo vedrà presiedere alle 19 la Messa in San Giovanni in Laterano, seguita dalla
processione a Santa Maria Maggiore. Poco prima, il Papa aveva ricordato che San Tommaso
era stato incaricato da Papa Urbano IV di scrivere i testi liturgici proprio per la
festa del Corpus Domini, da poco istituita in seguito al miracolo eucaristico
di Bolsena:
“Tommaso ebbe un’anima squisitamente
eucaristica. I bellissimi inni che la liturgia della Chiesa canta per celebrare il
mistero della presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore nell’Eucaristia sono
attribuiti alla sua fede e alla sua sapienza teologica”.
Da
rilevare anche l’invito a rinnovare l’impegno “a lavorare con umiltà e pazienza” per
il dialogo ecumenico, che Benedetto XVI ha indirizzato ai partecipanti alla Conferenza
in corso a Edimburgo, a 100 anni dalla prima riunione di confessioni cristiane che
diede l’avvio al moderno movimento ecumenico. E un saluto, in forma di videomessaggio,
il Papa lo ha dedicato ai partecipanti alla "Catholic Media Convention" di
New Orleans, che tratta di evangelizzazione nell’era digitale. Ribadendo “le
straordinarie potenzialità” che i nuovi media offrono “per portare il messaggio di
Cristo e l'insegnamento della sua Chiesa per l'attenzione di un pubblico più vasto”,
Benedetto XVI ha concluso con queste parole:
“If
your mission is to be truly effective…
Se la vostra missione
è quella di essere veramente efficace - se le parole che proclamate intendono toccare
i cuori, impegnare la libertà delle persone e cambiare la loro vite – dovete collocare
ciò all’interno di un incontro con persone e comunità che testimoniano la grazia di
Cristo attraverso la loro fede e le loro vite”.