Svizzera: i vescovi chiedono che sia fatta giustizia per i casi di abusi denunciati
Le diocesi svizzere denunceranno i colpevoli in maniera sistematica e in caso di sospetto
fondato. Parola dei vescovi elvetici che alla questione degli abusi sessuali hanno
dedicato l’intera assemblea che si è conclusa ieri con il lancio di un comunicato.
“I vescovi – si legge nella nota ripresa dall'agenzia Sir – hanno constatato davanti
a Dio che un grave errore è stato commesso nella Chiesa ma anche nelle nostre diocesi
e nelle nostre parrocchie”. I vescovi sono coscienti della loro responsabilità. “Siamo
pronti – affermano - a rinnovare il nostro pensiero, la nostra volontà e i nostri
atti nello spirito di Gesù e a partecipare alla guarigione delle ferite”. All’incontro,
sono stati forniti i primi dati sulle denunce registrate nelle diocesi. Sono 104 le
vittime di abuso sessuale. La grande maggioranza dei casi ha avuto luogo tra il 1950
e il 1990. Solo 9 casi su 104 sono avvenuti dopo il 1990. Mentre addirittura 101 casi
su 104 sono stati commessi nella sola Svizzera tedesca. Nella nota si riafferma che
la Conferenza episcopale si dice “riconoscente” a chi è riuscito a denunciare gli
abusi sessuali subiti, rivolgendosi ai centri preposti. “Gli abusi sessuali commessi
nell’ambito di una attività pastorale – si legge nella nota della Conferenza episcopale
svizzera – non sono tollerabili. Giustizia deve essere fatta alle vittime e gli autori
devono essere ritenuti responsabili anche se gli abusi risalgono a lunga data e gli
autori sono deceduti”. La Conferenza dei vescovi svizzeri ha poi riformulato un capitolo
concernente la collaborazione con le autorità civili contenuto in una serie di direttive
in vigore dal 2002, in quanto “il testo mancava di chiarezza”. Tra le modifiche, appare
anche quella in cui si afferma che “in caso di sospetto fondato, le autorità ecclesiastiche
denunciano l’abuso alle autorità civili competenti, sempre che la vittima coinvolta
o un suo rappresentante non vi si opponga”. I vescovi hanno anche parlato del caso
in cui un sacerdote cambiasse diocesi e i responsabili del nuovo luogo di destinazione
non hanno la possibilità di accedere ad informazioni adeguate sul nuovo candidato.
I vescovi hanno quindi deciso di “non accettare nelle loro rispettive diocesi, l’ingaggio
di agenti pastorali o di religiosi provenienti dalla Svizzera o da altri Paesi senza
una presentazione scritta e completa dei loro responsabili precedenti sulla loro reputazione”.
(R.P.)