L'ecumenismo riparte da Edimburgo a cento anni dalla Conferenza missionaria mondiale
Ad Edimburgo, proseguono i lavori della Conferenza missionaria mondiale che riunisce
nella capitale scozzese leader di tutte le confessioni cristiane per una riflessione
sull’evangelizzazione nel nostro tempo. L’evento, che si concluderà domenica prossima,
celebra il centenario della prima Conferenza missionaria mondiale. La nostra inviata,
Philippa Hitchen, ha intervistato Teresa Francesca Rossi, vicedirettore
del Centro Pro Unione e membro della delegazione cattolica ad Edimburgo, sul significato
di questo avvenimento:
R.
– Ci sono numerosissime forme e paradigmi di missione, oggi, perché è una missione
contestuale e internazionale. Questa assemblea del 2010, rispetto a quella di 100
anni fa, ha la possibilità di un confronto molto più largo, in questo senso, e certamente
questo sarà uno dei frutti forse più significativi di questa Conferenza. Credo che
questo sia un frutto del cammino verso l’unità delle Chiese. In fondo, la cooperazione
interconfessionale, anche nell’ambito missionario, ha significato un arricchimento
reciproco, che oggi noi celebriamo in questa Conferenza. Dal 2005, si è aperta una
fase molto più programmatica, più capillare, che ha visto la Chiesa cattolica presente
in molti modi, attraverso il Consiglio generale. Fondamentalmente, il processo preparatorio
aveva come scopo proprio quello di garantire una partecipazione capillare e un coinvolgimento
che non riguardasse soltanto le Chiese in Scozia, ma la Chiesa nel mondo. La selezione
di alcuni argomenti ha portato ai temi che saranno dibattuti in questi giorni: verificare
il processo teologico, la riflessione teologica e la partecipazione, anche per dare
spunti per la riflessione futura.
D.
– Qual è la cosa che può davvero unire tutte queste forme diverse, per cercare di
creare la visione di un futuro più unito?
R.
– Lo Spirito Santo. Testimoniamo questa varietà di carismi e di idee nella Chiesa,
ma direi lo Spirito Santo. Anche perché credo che emerga da tutte le discussioni,
almeno nel processo preparatorio, la necessità di porre nuovamente al centro la persona.
In fondo, si tratta – oltre che di portare l’annuncio di Cristo – di dare nuova vita
all’annuncio cristiano, in modo più personale, più convinto. E questa è l’opera dello
Spirito.
D. – C’è anche molto coinvolgimento
delle culture locali, in questo processo…
R.
– Sicuramente. Gli incontri come questo – gli incontri ecumenici internazionali –
sono estremamente creativi, "colorati" in tutti i sensi, e sono una bellissima testimonianza
che, tra l’altro, ha un impatto anche sulla società civile: credo che un evento come
questo non passi inosservato dalla comunità civile, dalla comunità sociale. E questo
è un elemento molto importante.