Domani il Papa a Cipro. Il Patriarca Twal: un Paese diviso come la Terra Santa che
aspira alla pace
Avrà inizio domani il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro, primo Papa in assoluto
a mettere piede nell’isola. Molti i motivi che portano Benedetto XVI in questa terra
e molte le attese per questo evento “storico” che porterà per alcuni giorni Cipro
all’attenzione dei mass-media internazionali. Ma sentiamo la nostra inviata, Adriana
Masotti.
Il
Papa stesso ha chiarito l’obiettivo di questa sua visita accennandovi domenica scorsa
e all’udienza generale di ieri: presentare le linee di lavoro per il Sinodo per il
Medioriente, in Vaticano il prossimo ottobre, e “incontrarsi e pregare con i fedeli
cattolici e ortodossi”. Benedetto XVI ha poi chiesto di pregare perchè questo viaggio
“sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medioriente”. Non
ultimo motivo poi ripercorrere le orme di San Paolo che, come si legge negli “Atti
degli Apostoli” ha toccato il porto di Paphos a sud ovest dell’isola, prima tappa
di Benedetto XVI a Cipro. Un viaggio dunque a carattere spirituale e pastorale, ma
inserito nella particolare situazione dell’isola, la cosiddetta “questione cipriota”.
Cipro soffre ancora oggi una dolorosa divisione: al nord i territori occupati dal
1974 dalle truppe turche autoproclamati “Repubblica turca di Cipro Nord”, abitati
da turchi-ciprioti, musulmani. Al Sud la Repubblica di Cipro dove vivono i greco-ciprioti
a maggioranza ortodossi, economicamente molto più sviluppata. A dividere l’isola una
linea di demarcazione mai oltrepassata fino al 2003 e oggi con 6 valichi lungo tutto
il suo percorso. Anche Nicosia è divisa e solo nel 2008 è praticabile, con documenti
in mano, il passaggio attraverso un check-point che taglia in due via Ledra, la strada
principale della capitale. Lungo la linea di demarcazione, la zona cuscinetto controllata
dai soldati dell’Onu. Ed è proprio all’interno di quest’area che soggiornerà il Papa
nel convento francescano che ospita la nunziatura. Il Papa avrà dunque sotto gli occhi
i segni concreti della divisione: fili spinati, sacchi anti proiettile ammassati,
vetri rotti e edifici abbandonati. In tutti la speranza che la presenza del Papa serva
ad incoraggiare i negoziati in corso tra il Presidente di Cipro, Demetris Christofias
e il leader turco-cipriota Dervish Eroglu per una soluzione. Il Papa ha in programma
l’incontro con la Chiesa cattolica nei suoi diversi riti, in tutto circa 25 mila;
l’incontro con fedeli ortodossi e in particolare con l’arcivescovo ortodosso di Cipro,
Sua Beatitudine Chrysostomos II sul cui invito Benedetto XVI sarà a Cipro. E poi la
visita al presidente Christofias e la Messa, domenica mattina, nel Palazzo dello sport
di Nicosia. La stampa locale dà risalto alla visita del Papa, dimostra interesse per
una presenza che può favorire la pace e la giustizia, la gente è curiosa. Molti tra
gli ortodossi non conoscono Benedetto XVI e sono contenti di questa opportunità. I
cattolici, la maggioranza dei quali sono lavoratori immigrati dall’Asia e dall’Africa,
la vivono come l’occasione per la loro vita di poter dire: “Ho visto il Papa”.
Il
viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro rappresenta un’ideale prosecuzione del
suo pellegrinaggio un anno fa in Terra Santa e dimostra il costante interesse del
Papa per le comunità cristiane del Medioriente. A Cipro, Benedetto XVI consegnerà
ai vescovi della regione l’Instrumentum Laboris, tappa importante verso il Sinodo
per il Medioriente. Tra essi ci sarà anche il Patriarca latino di Gerusalemme, mons.
Fouad Twal. Adriana Masotti lo ha intervistato:
R.
– Siamo francamente felici di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa,
di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l’isola di Cipro è parte integrante
del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine
e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l’aspetto della comunione, l’aspetto
dell’ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e
religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici. Cipro ha una cosa
in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l’isola
in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano
la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E’ un
dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario
e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non
è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza.
Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver
paura, ad andare avanti. C’è una dimensione spirituale, c’è un Dio che è con noi,
che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura. D'altra parte l’attacco di Israele
non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì.
Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo
fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca
a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità
di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni
hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno
e merita tutti i nostri sacrifici.
Ma cosa si attende dal Papa
la comunità cattolica di Cipro? Adriana Masotti lo ha chiesto a padre Umberto
Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro:
R.
- Ci confermerà nella nostra fede cattolica, ci confermerà nel valore che ha il Papato
nella Chiesa e nell’unità di tutti noi con il vicario di Cristo, che è padre più che
capo. Io penso che lui venga qui da padre e noi possiamo considerarci dei figli e
delle figlie davanti a lui. Quindi, che lui ci dia questa parola che confermi la nostra
fede, che la aumenti se è possibile e nello stesso tempo anche che dia a questa gente
e agli immigrati una parola di consolazione, soprattutto agli immigrati. Io metto
sempre l’accento su di loro, perché sono - diciamo così - i più infelici anche, i
più isolati, quelli che sono lontani fisicamente dalle loro famiglie.
D.
- L’edificio che ospiterà il Papa a Nicosia è un convento francescano dove risiede
anche il nunzio apostolico e si trova nella cosiddetta zona cuscinetto controllata
dai soldati dell’Onu. Il Papa affacciandosi vedrà la zona nord della città, quella
al di là della linea di demarcazione, che taglia il paese. Pensa che sarà un impatto
forte?
R. - Penso di sì. Anche qui gli
edifici davanti alla Chiesa sono lasciati un po’ come sono, cioè semidistrutti, semicadenti:
così potrà vedere com’è la situazione. L'ho sentito dire dai soldati dell'Onu... C’è
l’urgenza di trovare una soluzione tra le due parti, affinché non ci sia più questa
grande divisione, e lui dirà senz’altro una parola anche su questo, non una parola
per risolvere il problema, ma certamente d’incoraggiamento per i due capi che si incontrano.
D.
- Voi avete speranza in questo?
R. -
Certo, la speranza c’è sempre. Dobbiamo andare avanti, anche se ci sono difficoltà
da una parte e dall’altra, per trovare una soluzione.