Caritas Gerusalemme: “il blocco su Gaza è un atto illegale e disumano”
"Pensavamo veramente che ce l'avrebbero fatta”. Ad affermarlo - riferisce l’agenzia
Zenit - è Ameen Sabbagh, coordinatore di Caritas a Gaza, ancora sotto shock dopo le
notizie sul blitz sferrato nella mattina del 31 maggio dalle forze israeliane alla
flottiglia filopalestinese diretta a Gaza. L'operazione ha incontrato resistenza sulla
sola nave-passeggeri Mavi Marmara della “Freedom Flotilla”, organizzata dal movimento
“Free Gaza”, mentre si trovava in acque internazionali. Gli scontri hanno portato
all'uccisione di 10 persone e al ferimento di altri 30 civili. La flottiglia composta
da 6 imbarcazioni trasportavano 800 attivisti e un carico di 10 mila tonnellate di
aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza. Le navi stavano trasportando attrezzature
mediche e materiale da costruzione per la Striscia di Gaza, su cui dal 2007 pesa un
embargo imposto da parte di Israele. "Il porto di Gaza – ha aggiunto Ameen Sabbagh
– era stato riparato anche per dare il benvenuto alla flottiglia”. "Non vedevamo l'ora
– ha continuato – di dare il benvenuto a questi attivisti di pace stranieri. Erano
stati preparati eventi, conferenze e visite ad ospedali e centri per invalidi. Era
la nostra opportunità di mostrare al mondo gli effetti del blocco su 1,5 milioni di
persone”. Claudette Habesch, segretario generale della Caritas Gerusalemme ha espresso
il suo sconforto per la situazione attuale: "Questo mese l'assedio entrerà nel suo
quarto anno. Noi sappiamo perfettamente in quali dure condizioni è costretto a lavorare
ogni giorno il nostro personale della Caritas e come si senta isolato. Sono disperati,
disillusi e non sperano più nell'immediato in un futuro migliore. L'attacco brutale
contro la flottiglia Free Gaza ha tagliato l'ancora di salvataggio della speranza
e della solidarietà con ogni abitante di Gaza, persino gli operatori della Caritas
si sono arenati su questa stretta lingua di terra. "Caritas Gerusalemme ha invitato
tutti i suoi partner a fare pressione su Israele perché rispetti la legge internazionale
e la Convenzione di Ginevra, che prevede la tutela dei civili disarmati e degli operatori
umanitari. “Il blocco su Gaza – si legge in un comunicato di Caritas Gerusalemme –
è un atto illegale e disumano di punizione collettiva che aiuta solamente gli estremisti.
Ora deve finire”. Dal 2003, Caritas Gerusalemme gestisce un centro sanitario che fornisce
aiuto medico e psicosociale a più di 2000 pazienti a Gaza. Una clinica mobile invece
si occupa di quella fascia di popolazione che non ha accesso alle cure sanitarie.
Dall'Operazione Piombo Fuso, sferrata agli inizi del gennaio del 2009 dall'Esercito
israeliano nella Striscia di Gaza, la Caritas ha offerto tende ai senzatetto, cibo
e tutto il necessario per l'igiene personale alla popolazione sotto assedio. Gli operatori
della Caritas organizzano attività psicosociali e momenti di festa per aiutare i bambini
e le famiglie ad affrontare il trauma dell'aggressione militare e le fatiche imposte
dall'embargo. (R.G.)