Il Papa invita i fedeli ad accompagnare con la preghiera il suo prossimo viaggio a
Cipro
Il Papa, oggi all’udienza generale, ha invitato i fedeli ad accompagnare con la preghiera
il suo viaggio pastorale a Cipro, che si svolgerà dal 4 al 6 giugno prossimi, “affinché
sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medio Oriente”.
Benedetto XVI sarà il primo Pontefice in assoluto a visitare l’isola di Cipro. Un
dato che conferisce a questo viaggio una nota di grande originalità e rilevanza storica.
Nemmeno Giovanni Paolo II, il Papa che più volte ha fatto il giro del mondo, era riuscito
a fare tappa a Cipro. Attraverso quali passi si è arrivati a questa visita? La nostra
inviata Adriana Masotti lo ha chiesto a George Poulides, ambasciatore
della Repubblica di Cipro presso la Santa Sede:
R.
- L’arcivescovo di Cipro, Chrysostomos, a meno di un anno dalla sua elezione, nel
giugno del 2007 è venuto ospite della Santa Sede in Vaticano ed ha invitato Sua Santità
a visitare la nostra isola. Nel novembre del 2008 la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato,
ospite del governo cipriota e della Chiesa ortodossa di Cipro, la sua giornata di
preghiera a Cipro con più di tre mila persone. Nel marzo del 2009 il nuovo presidente
della Repubblica di Cipro, il signor Dimitri Christofias, è venuto in visita ufficiale
in Vaticano ed ha invitato il Santo Padre a visitare la nostra isola. Nell’ottobre
del 2009 la Commissione cattolica e ortodossa si è riunita a Pafos. Come vede, le
condizioni per una visita del Santo Padre si sono create negli anni.
D.
– Cipro è ancora un’isola divisa e sappiamo che c’è una forte attesa per questa visita
del Papa anche per via di questo problema. C’è la speranza che la sua presenza e le
sue parole possano favorire in qualche modo una soluzione?
R.
– Noi speriamo che la visita del Santo Padre attiri l’attenzione del mondo sulla nostra
isola, sugli sforzi fatti dal presidente della Repubblica con la comunità turco-cipriota
per trovare una soluzione e le parole di pace del Santo Padre sono importantissime
per noi.
D. – Il Papa non andrà nella
parte nord di Cipro. Voi pensate comunque che le sue parole possano essere ascoltate
anche dalla popolazione o dai leader religiosi musulmani di quei territori?
R.
– Il Papa parlerà a tutti i ciprioti. Su quello che dirà il Santo Padre non sono in
grado – né lo permette la mia posizione – di passare dei commenti né dei suggerimenti,
ma il Santo Padre parlerà di pace e questa è la cosa che interessa tutti noi. Noi
vogliamo la pace e la riunificazione della nostra isola.
D.
– La popolazione di Cipro vive una profonda divisione che non ha però origini religiose…
R.
– A Cipro non c’è mai stato uno scontro tra religioni, tra musulmani, ortodossi, cattolici
o armeni. Tutti noi vivevamo insieme: nei villaggi c’erano un po’ di turchi e un po’
di greci. Dopo l’invasione dell’esercito turco del 1974, con più di 200 mila profughi
nel sud e l’obbligo dei turco-ciprioti di andare nelle parti occupate, le cose sono
cambiate. Tenga presente che anche i turco-ciprioti, che oggi sono sì e no 70 mila
al nord, dal 1974 ad oggi tantissimi di loro sono emigrati in Inghilterra, in America,
in Australia e in Canada.
D. – Che cosa
ha perso Cipro a causa dell’occupazione dei militari turchi?
R.
– Prima di tutto hanno perso le loro case, le loro proprietà, più di 200 mila persone,
che si ritrovano a casa loro come profughi e dall’altra parte tutte le Chiese e tutti
i monasteri e tutti i cimiteri sono stati o distrutti o lasciati deperire nei territori
occupati, mentre le moschee e tutti i luoghi santi islamici sono mantenuti e in perfetto
funzionamento nella parte della Repubblica di Cipro.
D.
– C’è la speranza che la Turchia, per entrare nell’Unione Europea, spinga verso una
soluzione per il problema di Cipro?
R.
– Io mi auguro di tutto cuore che presto si trovi anche una soluzione per l’ultima
città europea divisa da un muro.