Una trentina di studenti da ogni parte del mondo alla 12.ma Scuola estiva della Specola
Vaticana dedicata alla "Chimica dell'universo"
Quattro settimane di incontri e di studio per approfondire la “Chimica dell’Universo”,
ovvero i processi fisici che governano l’evoluzione delle stelle, delle galassie,
fin nei loro componenti fondamentali. Su questo tema è stata inaugurata sabato scorso
a Castel Gandolfo, e in programma fino al 27 giugno, la 12.ma Scuola estiva della
Specola Vaticana. A questo appuntamento del 2010, partecipano 27 studenti di 24 nazioni.
Quattro i docenti, tutti ex allievi della Specola, che provengono dagli Stati Uniti,
dalla Gran Bretagna, dall’Argentina. Emer McCarthy, della nostra redazione
inglese, ha chiesto al direttore della Specola Vaticana, il gesuita padre José
G. Funes, l’importanza che riveste i lavoro svolto da questa Scuola nell’ambito
del rapporto tra scienza e fede:
R. – Credo
che queste scuole, al di là del significato scientifico che rivestono, abbiano un
grande prestigio nel mondo della ricerca. Ed è anche molto importante il messaggio
che queste scuole trasmettono, perché gli studenti che vengono qui, e anche i nostri
colleghi, possono percepire la Chiesa non contraria alle scienze o allo sviluppo della
scienza, anzi: la Chiesa vuole incoraggiare la scienza di qualità e questa è una grande
testimonianza che offre la Specola in collaborazione con altri scienziati laici. Un
punto importante che vorrei sottolineare è il fatto che gli studenti di queste scuole
non sono solo cattolici: ci sono musulmani e studenti che vengono da molti Paesi…
C’è dunque una varietà di culture e di religiosità. Si crea, nelle quattro settimane
di durate del corso, una comunità internazionale in cui si può imparare a dialogare,
si impara a lavorare insieme, a fare ricerche insieme ma anche a dialogare sui grandi
temi dell’umanità.
D. – E’ importante pure sottolineare
che voi aprite le porte della Scuola estiva, situata nel complesso della residenza
pontificia estiva di Castel Gandolfo, in primo luogo a studenti provenienti da Paesi
in via di sviluppo…
R. – Sì, la Santa Sede offre borse
di studio a giovani provenienti da Paesi in via di sviluppo. Questo è un ulteriore
segno importante della Chiesa verso i Paesi più poveri. Purtroppo, lo sviluppo scientifico
appartiene soltanto ai Paesi sviluppati. Invece, qui alla Specola Vaticana, noi ci
impegniamo, qui alla Specola Vaticana, a cercare di coinvolgere ed includere tutti
quei Paesi che non hanno i mezzi per portare avanti la ricerca scientifica o, come
nel nostro caso, l’astronomia. L’importante è che tutti i Paesi possano avere accesso
a questi benefici.