La condanna dell’Onu per gli atti di Israele contro la flotta pacifista diretta a
Gaza
Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha indetto per oggi pomeriggio una riunione
urgente sull'attacco israeliano alla flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza,
che è costata la perdita della vita di 10 persone e molti feriti. Questa sera il primo
ministro turco Tayyip Erdogan parlerà al telefono con il presidente Usa, Barack Obama,
ed insieme discuteranno degli ultimi sviluppi della vicenda in cui è stata coinvolta
innanzitutto la nave turca. Stanotte si è pronunciato il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite. Ce ne parla nel servizio Fausta Speranza:
“Il Consiglio
di Sicurezza dell'Onu è profondamente dispiaciuto per la perdita di vite umane e per
i feriti provocati dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in
acque internazionali contro la flottiglia che stava navigando verso Gaza". Sono queste
le parole che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha messo nero su bianco dopo la riunione
straordinaria di oltre dodici ore. C’è una condanna per gli atti sfociati in violenze,
che qualcuno avrebbe voluto articolata diversamente, e ci sono richieste ad Israele:
rilascio immediato di navi e civili trattenuti; accesso delle rappresentanze diplomatiche
per recuperare i cadaveri e i feriti il prima possibile; la rassicurazione che gli
aiuti umanitari giungano a destinazione. L’Onu inoltre chiede un'inchiesta completa
sugli eventi ma torna anche a chiedere la piena applicazione delle Risoluzioni 1850
e 186. Il grave episodio di ieri ha avuto luogo quando stavano entrando nel vivo i
negoziati indiretti per la ripresa del processo di pace israelo-palestinese. La preoccupazione
è che dopo il lungo stallo dal 2008 si ripiombi nell’impasse. Intanto, ogni Paese
si occupa dei connazionali trattenuti:gli italiani, che sono sei e
non 4 come precedentemente detto, potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del
Consolato italiano a Tel Aviv. Insieme, con altri di altre nazionalità sono detenuti
in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale, essendosi opposti all’immediato
provvedimento amministrativo di rimpatrio. Resta da dire che Israele continua a difendere
l’azione militare come l’unica possibile di difesa vista l’accoglienza violenta al
primo soldato sbarcato su un’imbarcazione. E che gli attivisti giurano: nessuno era
armato".
Dunque, una condanna unanime ed un’inchiesta internazionale “rapida
ed autorevole” sono le richieste che giungono dalle cancellerie di tutto il mondo
e dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gabriella Ceraso ha raccolto il parere
di Maria Grazia Enardu, docente Storia delle Relazioni Internazionali presso
l’Università di Firenze.
R. - La
condanna è stata unanime, sia pure con una gamma di distinguo, perché l’unica speranza
di rimettere davvero in moto il processo di pace non può affondare per questo tipo
di azione assolutamente unilaterale. Dall’Europa agli Stati Uniti, a - naturalmente
- il mondo arabo e islamico questo c’è stato ed è stato molto pesante. Per quanto
riguarda la richiesta di un’indagine in ambito Onu questa è non solo importante, ma
è anche una doppia perdita per Israele, che chiaramente considera le inchieste internazionali
come una diminuzione della propria sovranità. Ma c’è anche un’altra ragione: oggi
pomeriggio si occuperà della questione il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti
internazionale, che è stato l’organo che ha dato vita alla Commissione “Goldstone”
sull’offensiva di Gaza di quasi due anni fa e che ha causato in Israele reazioni estremamente
negative.
D. - A livello internazionale si dice ora
che Netanyahu ed Israele siano più isolati, ma c’è anche il rischio di una delegittimazione
interna?
R. - Non credo, perché il governo Netanyahu
ha - a modo suo - una maggioranza piuttosto ampia e non saranno certo i partiti di
estrema destra ad andarsene in queste circostanze. Potrebbero, in teoria, andarsene
i laburisti. Se si tiene conto che il ministro della Difesa è un laburista e che naturalmente
difenderà sia l’azione militare, sia la decisione politica che l’ha causata. Paradossalmente
tutto questo rafforza la coalizione di Netanyahu.
D.
- Altro fonte caldo è il rapporto Israele-Turchia, che si è spezzato con questo episodio.
Quali le conseguenze, pensiamo soprattutto all’Iran?
R.
- Turchia ed Iran sono Paesi molto diversi ed anche molto sospettosi l’uno dell’altro,
anche se a volte possono convergere su questioni tattiche. Certo per Israele perdere
la Turchia è uno scacco politico enorme: la Turchia era l’unico Paese musulmano con
cui Israele aveva rapporti assai cordiali e questo anche a livelli operativi importanti.
Inoltre la Turchia con il suo aggancio dentro l’Europa, alla Nato era un fattore di
stabilità preziosissimo.
Elezioni in Egitto
Urne
aperte oggi in Egitto per il rinnovo parziale della Camera alta. Uno scrutinio che
dà il via ad una lunga serie di appuntamenti elettorali per il Paese che, dopo le
legislative del prossimo autunno, sfoceranno nelle presidenziali del 2011. Cresce
intanto l’attesa per verificare il risultato del maggiore partito di opposizione rappresentato
dai Fratelli Musulmani, che al momento occupano 88 seggi nella Camera Bassa, mentre
restano esclusi da quella alta. Ad influenzare l’andamento del voto tuttavia potrebbe
essere l’attuale situazione di crisi nella regione mediorientale. Stefano Leszczynski
ne ha parlato con Abed Fath Ali, giornalista esperto di politica mediorientale:
R. - Le
aspettative dell’opposizione - principalmente quella dei Fratelli Musulmani - è quella
di entrare in questo Consiglio consultivo che in realtà in passato è sempre stato
appannaggio esclusivo del partito al potere e ai partiti tradizionali, che sono tutti
un pò accettati dal regime egiziano. È evidente: se un’eventuale affermazione dei
fratelli musulmani che prospettano - sono notizie di oggi, dalla loro guida spirituale
generale - che entrino sette candidati dei loro 14 proposti, potrebbe rappresentare
un banco di prova importante per le elezioni presidenziali del 2011.
D.
- Anche perché potrebbe uscire definitivamente di scena l’attuale presidente Mubarak,
che ha dominato la scena politica egiziana degli ultimi decenni…
R.
- Le elezioni presidenziali dell’Egitto sono forse quelle più importanti per l’intera
area del Medio Oriente. Ricordiamo che l’Egitto, in pratica, è il Paese più popoloso
tra i Paesi arabi del Medio Oriente. Rappresenta circa un terzo della popolazione
araba nel suo insieme e comunque ha un’incidenza importantissima sugli equilibri di
quell’area. Ricordiamo il rapporto di pace che ha con Israele, che ha contribuito
moltissimo anche a far riuscire l’embargo israeliano su Gaza.
D.
- Quindi, i Fratelli Musulmani potrebbero avere un riscontro elettorale per la tensione
che si è venuta a creare nell’area?
R. - Decisamente,
sì. È un fatto a loro favore, si sentono già i commenti sulle tv satellitari arabe
come Al Jazeera, Al Arabiya, che invitano la gente ad andare a votare per dare il
voto ai propri candidati, anche se in realtà il partito dei Fratelli Musulmani - che
è un partito vero e proprio - è vietato per legge. Tuttavia, i suoi candidati sono
decisamente riconducibili a questo gruppo fondamentalista che è, in assoluto, il più
antico del mondo islamico.
In Iran arrestati due giornalisti
di testate riformiste
Due giornalisti iraniani, che lavorano per giornali
riformisti, sono stati arrestati a meno di due settimane dal primo anniversario della
contestata rielezione del presidente Ahmadinejad, secondo quanto rivela il sito dell'opposizione
Rahesabz.net. “Azam Veisameh e Mahbubeh Khansari sono stati arrestati dagli agenti
dei servizi verso mezzanotte”, scrive il sito, aggiungendo che i loro domicili sono
stati perquisiti e i loro computer confiscati. Dopo le elezioni presidenziali del
12 giugno 2009, i cui risultati vennero contestati dall'opposizione, migliaia di persone
furono arrestate. La maggior parte di esse sono state scarcerate, ma alcune centinaia
di oppositori, giornalisti e attivisti sono stati condannati a pesanti pene detentive.
Afghanistan:Al Qaeda annuncia la morte del suo capo
Al Qaeda ha annunciato la morte
del suo capo Abu al-Yazid. Lo riferisce il centro di sorveglianza americano "Site",
che monitora i siti web islamici. Secondo l'intelligence americana Yazid, considerato
il numero 3 di Al Qaeda, sarebbe rimasto ucciso la scorsa settimana in una zona tribale
pakistana insieme alla moglie, tre dei suoi figli, suo nipote ed altre persone. Abu
al-Yazid, 56 anni, di nazionalità egiziana, è stato uno dei fondatori dell'organizzazione
terroristica di Osama Bin Laden del quale era il cognato.
Pakistan:
attacco ad un ospedale, 12 morti
Strage nella notte scorsa nel più grande
ospedale di Lahore, a Nord del Pakistan. Secondo il racconto dei sopravvissuti, tre
o quattro uomini pesantemente armati hanno fatto irruzione sparando all'impazzata
e uccidendo almeno 12 persone. Nell'ospedale sono ricoverate decine di persone ferite
venerdì scorso nell'attacco armato a due moschee della città, finito con il tragico
bilancio di 80 morti e 110 feriti.
Turchia: golpe fallito,
arrestato l’ex ministro della Giustizia
Le autorità turche hanno arrestato
l'ex ministro della Giustizia Seyfi Oktay e altre 22 persone perchè ritenute coinvolte
in Ergenekon, una presunta organizzazione segreta nazionalista che avrebbe tentato
di rovesciare il governo del Partito di radici islamiche "Giustizia e Sviluppo" (Akp)
del premier Tayyip Erdogan. Perquisite 15 abitazioni ad Ankara e Istanbul.
Unione
Europea: nuovo record per la disoccupazione
Nuovo record per la disoccupazione
della zona Euro che ad aprile sale al 10,1%, dopo il 10% registrato a marzo. Si tratta
del livello più elevato dall'agosto 1998. Nell'intera Ue la disoccupazione si è attestata
al 9,7%, in Italia è all'8,9%. È quanto emerge dai dati dell’Eurostat che segnala
la crescita dei senza lavoro in Spagna, Portogallo e Italia. La nuova ricerca sull'andamento
del mercato del lavoro conferma anche la crescita del tasso di disoccupazione giovanile.
In questo settore si registrano i dati più allarmanti: ad aprile, in Italia, risulta
pari al 29,5%, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente
e di 4,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009. L'Istat sottolinea che si tratta
del dato più elevato da quando esistono le serie storiche mensili, ovvero dal 2004.
Il
presidente Ue, Rompuy, esprime preoccupazione per i diritti umani in Russia
Il
presidente stabile del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha espresso “viva preoccupazione”
per la situazione dei diritti umani in Russia, durante la conferenza stampa finale
del vertice tra Mosca e Bruxelles. “La situazione dei difensori dei diritti dell'uomo
e dei giornalisti in Russia è una fonte di viva preoccupazione per l'opinione pubblica
europea in generale”, ha dichiarato Van Rompuy.
Guatemala:
cresce il bilancio delle vittime della tempesta tropicale
Si continua ad
aggiornare il bilancio della prima tempesta tropicale abbattutasi quest'anno nell'America
centrale, e battezzata 'Aghata': ha provocato 142 morti, 118 dei quali solo in Guatemala
dove peraltro si contano almeno 53 dispersi. I bilanci provvisori delle autorità locali
indicano altre 15 vittime in Honduras e 9 nel Salvador. Mentre le forti piogge continuano
ad imperversare, si registrano ingenti danni: migliaia di case ed edifici pubblici,
ponti e strade sono stati distrutti o semidistrutti soprattutto da smottamenti di
terra. Elevatissimo il numero degli evacuati: oltre 120 mila in Guatemala, 11 mila
nel Salvador e 3.500 in Honduras.
Marea nera: Obama incontrerà
oggi i capi della commissione d’inchiesta
Oggi, il presidente Barack Obama
incontrerà gli esponenti della commissione investigativa sulla marea nera del Golfo
del Messico, che indaga sulle cause del disastro ecologico provocato dall'affondamento
della piattaforma della Bp. Sabato è stato annunciato il fallimento del tentativo
di cementare la bocca del pozzo "Deepwater Horizon" che è all'origine della peggiore
catastrofe ecologica nella storia degli Usa. La speranza è ora l’operazione denominata
“Lower Marine Riser Package”, in sostanza un "cappuccio" da posizionare sopra la supervalvola
e collegato ad una nave di appoggio in superficie. Ma il piano viene ora modificato
per l'arrivo di uragani: al manifestarsi del fenomeno, la bretella deve potersi scollegare
per poi ricollegarsi una volta passato il pericolo. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Michela Altoviti)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 152
E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.