2010-05-31 14:46:27

Protesta internazionale contro l'attacco israeliano alla flotta umanitaria pro-Gaza. Padre Lombardi: dolore della Santa Sede


Proteste nella comunità internazionale per l’attacco israeliano condotto nella notte contro una flottiglia pacifista di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari. Numerose le vittime. Anche la Santa Sede è intervenuta sulla vicenda attraverso il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che ha risposto in questo modo alle domande dei giornalisti:RealAudioMP3  

“Si tratta di un fatto molto doloroso, in particolare per la inutile perdita di vite umane. La situazione viene seguita in Vaticano con grande attenzione e preoccupazione. Com’è noto, la Santa Sede è sempre contraria all’impiego della violenza – da qualsiasi parte essa venga -, perché rende sempre più difficile la ricerca delle soluzioni pacifiche, che sono le sole lungimiranti. Il Papa, che si recherà fra pochi giorni proprio nell’area mediorientale, non mancherà di riproporre con costanza il suo messaggio della pace”. 

Della reazione della comunità internazionale e della risposta di Israele ci riferisce in questo servizio Fausta Speranza:RealAudioMP3



Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, "scioccato”, ha condannato l'episodio. La Casa Bianca ha espresso il profondo rincrescimento per le perdite di vite umane. Il premier israeliano Netanyahu, in visita in Canada, ha cancellato il suo incontro con Obama previsto domani a Washington, per un rientro anticipato in patria. L’Unione Europea ha chiesto a Israele una Commissione d’inchiesta e ha riunito per oggi pomeriggio tutti gli ambasciatori. Anche la Lega Araba ha convocato al Cairo una riunione urgente a livello dei ministri degli Esteri, per domani. Ha scosso davvero il mondo l'assalto israeliano, finito nel sangue, contro la flottiglia di navi appartenenti ad organizzazioni non governative in rotta verso Gaza: tentavano di forzare il blocco imposto da Tel Aviv nella zona. Secondo la tv israeliana, 19 attivisti sono morti, mentre almeno 26 persone sono rimaste ferite. Feriti anche diversi militari israeliani. Secondo le prime ricostruzioni, le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di impossessarsi delle navi, ma l'assalto è finito nel peggiore dei modi. Da parte sua, il comandante della marina militare israeliana, ammiraglio Eliezer Marom, in conferenza stampa a Tel Aviv assieme al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore, ha affermato che gli scontri mortali si sono verificati solo su una delle sei navi, la Marmara, battente bandiera turca con a bordo circa 600 attivisti. Su tutte le altre navi - ha detto - la presa di controllo si è svolta senza incontrare resistenza violenta da parte dei passeggeri e perciò senza vittime. Resta da dire che in particolare la tensione è salita con la Turchia, già alleato strategico, ultimamente molto critico con lo Stato ebraico, che ha duramente condannato l’accaduto. Ankara ha richiamato l'ambasciatore, ha parlato di un rischio di "conseguenze irreparabili" nelle relazioni bilaterali e ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell'Onu. 

Su questi fatti ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il commento del parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez:RealAudioMP3  

R. - In questo momento ci troviamo in una manifestazione, una delle tante, che ci sono qui a Gaza. Evidentemente questo è un crimine che poteva benissimo essere evitato! Non era necessario arrivare a tanto, perché c’erano i mezzi per agire in modo pacifico. Questo causa non pochi problemi e primo fra tutti la reazione del popolo palestinese qui a Gaza, che è rabbiosa. Questa è l’atmosfera che si respira qui a Gaza: un’atmosfera di vendetta per quello che è successo.

 

D. - Lei ha paura che quest’attacco possa infiammare di nuovo la Striscia di Gaza, che possano esserci delle reazioni contro Israele?

 

R. - Evidentemente. Questo noi lo sappiamo a priori: la violenza richiama ancora più violenza. Credo che evidentemente ci saranno delle conseguenze a tutto questo.

 

D. - Qual è oggi la situazione economica ed umanitaria nella Striscia?

 

R. - E’ difficile descriverla. La mancanza di qualsiasi prodotto, fa salire i prezzi alle stelle. Le medicine ed altri beni di prima necessità sono costano tantissimo. Vorrei anche dire che la situazione va anche peggiorando di giorno in giorno.



D. - Padre Hernandez, qual è il suo auspicio di pace che arriva oggi da Gaza?

 

R. - Non si raggiunge la pace con la violenza. Non è questo il cammino adeguato! 

A questo punto c’è il rischio che la situazione davvero precipiti? Ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3  

R. – Il rischio, secondo me, è molto grosso. Bisognerà capire che cosa farà realmente Hamas: se l’offensiva è di tipo comunicativo, con queste immagini che stanno girando sulle tv di tutto il mondo e sono molto, molto forti, o se partirà anche una serie di razzi Kassam. Non dimentichiamo che, da un po’ di tempo a questa parte, la situazione sui razzi che piovevano dalla Striscia di Gaza sulle città intorno era abbastanza sotto controllo. Se ci fosse una ripresa in grande stile di questa attività, ci sarebbe davvero il rischio di un precipitare della situazione, con un ritorno ad un conflitto tipo quello dell’inizio dell’anno scorso.

 

D. – L’embargo imposto da Israele nel 2007 da una parte, le navi con a bordo tonnellate di aiuti dall’altra: in qualche modo era prevedibile una escalation simile?

 

R. – Non è la prima volta che si tenta via mare di forzare il blocco da parte di organizzazioni pacifiste. E’ già successo. Fino ad ora, c’erano state però delle schermaglie più dal punto di vista della politica, che azioni reali. Non dimentichiamo che questa volta c’erano le telecamere su queste navi, per cui l’assalto è stato trasmesso praticamente in diretta.

 

D. – Come sarà possibile superare questa crisi?

 

R. – Questa crisi riporta in primo piano la questione dell’embargo. Alla fine, credo che il grande paradosso di questa operazione sia che fa esattamente il gioco di chi aveva promosso l’iniziativa delle organizzazioni pacifiste, che voleva porre nuovamente in primo piano la questione dell’embargo a Gaza, in atto ormai da anni. Di fatto oggi ha rimesso al centro della scena del mondo tale problema.








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