Protesta internazionale contro l'attacco israeliano alla flotta umanitaria pro-Gaza.
Padre Lombardi: dolore della Santa Sede
Proteste nella comunità internazionale per l’attacco israeliano condotto nella notte
contro una flottiglia pacifista di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso
la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari. Numerose le vittime. Anche la
Santa Sede è intervenuta sulla vicenda attraverso il direttore della Sala Stampa vaticana,
padre Federico Lombardi, che ha risposto in questo modo alle domande dei giornalisti:
“Si tratta
di un fatto molto doloroso, in particolare per la inutile perdita di vite umane. La
situazione viene seguita in Vaticano con grande attenzione e preoccupazione. Com’è
noto, la Santa Sede è sempre contraria all’impiego della violenza – da qualsiasi parte
essa venga -, perché rende sempre più difficile la ricerca delle soluzioni pacifiche,
che sono le sole lungimiranti. Il Papa, che si recherà fra pochi giorni proprio nell’area
mediorientale, non mancherà di riproporre con costanza il suo messaggio della pace”.
Della
reazione della comunità internazionale e della risposta di Israele ci riferisce in
questo servizio Fausta Speranza:
Il
segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, "scioccato”, ha condannato l'episodio.La Casa Bianca ha espresso il profondo rincrescimento per le perdite di vite
umane. Il premier israeliano Netanyahu, in visita in Canada, ha cancellato il suo
incontro con Obama previsto domani a Washington, per un rientro anticipato in patria.
L’Unione Europea ha chiesto a Israele una Commissione d’inchiesta e ha riunito per
oggi pomeriggio tutti gli ambasciatori. Anche la Lega Araba ha convocato al Cairo
una riunione urgente a livello dei ministri degli Esteri, per domani. Ha scosso davvero
il mondo l'assalto israeliano, finito nel sangue, contro la flottiglia di navi appartenenti
ad organizzazioni non governative in rotta verso Gaza: tentavano di forzare il blocco
imposto da Tel Aviv nella zona. Secondo la tv israeliana, 19 attivisti sono morti,
mentre almeno 26 persone sono rimaste ferite. Feriti anche diversi militari israeliani.
Secondo le prime ricostruzioni, le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di impossessarsi
delle navi, ma l'assalto è finito nel peggiore dei modi. Da parte sua, il comandante
della marina militare israeliana, ammiraglio Eliezer Marom, in conferenza stampa a
Tel Aviv assieme al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore, ha affermato
che gli scontri mortali si sono verificati solo su una delle sei navi, la Marmara,
battente bandiera turca con a bordo circa 600 attivisti. Su tutte le altre navi -
ha detto - la presa di controllo si è svolta senza incontrare resistenza violenta
da parte dei passeggeri e perciò senza vittime. Resta da dire che in particolare la
tensione è salita con la Turchia, già alleato strategico, ultimamente molto critico
con lo Stato ebraico, che ha duramente condannato l’accaduto. Ankara ha richiamato
l'ambasciatore, ha parlato di un rischio di "conseguenze irreparabili" nelle relazioni
bilaterali e ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell'Onu.
Su
questi fatti ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il commento del
parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez:
R. - In
questo momento ci troviamo in una manifestazione, una delle tante, che ci sono qui
a Gaza. Evidentemente questo è un crimine che poteva benissimo essere evitato! Non
era necessario arrivare a tanto, perché c’erano i mezzi per agire in modo pacifico.
Questo causa non pochi problemi e primo fra tutti la reazione del popolo palestinese
qui a Gaza, che è rabbiosa. Questa è l’atmosfera che si respira qui a Gaza: un’atmosfera
di vendetta per quello che è successo.
D. - Lei ha
paura che quest’attacco possa infiammare di nuovo la Striscia di Gaza, che possano
esserci delle reazioni contro Israele?
R. - Evidentemente.
Questo noi lo sappiamo a priori: la violenza richiama ancora più violenza. Credo che
evidentemente ci saranno delle conseguenze a tutto questo.
D.
- Qual è oggi la situazione economica ed umanitaria nella Striscia?
R.
- E’ difficile descriverla. La mancanza di qualsiasi prodotto, fa salire i prezzi
alle stelle. Le medicine ed altri beni di prima necessità sono costano tantissimo.
Vorrei anche dire che la situazione va anche peggiorando di giorno in giorno.
D.
- Padre Hernandez, qual è il suo auspicio di pace che arriva oggi da Gaza?
R.
- Non si raggiunge la pace con la violenza. Non è questo il cammino adeguato!
A
questo punto c’è il rischio che la situazione davvero precipiti? Ascoltiamo Giorgio
Bernardelli, esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Il
rischio, secondo me, è molto grosso. Bisognerà capire che cosa farà realmente Hamas:
se l’offensiva è di tipo comunicativo, con queste immagini che stanno girando sulle
tv di tutto il mondo e sono molto, molto forti, o se partirà anche una serie di razzi
Kassam. Non dimentichiamo che, da un po’ di tempo a questa parte, la situazione sui
razzi che piovevano dalla Striscia di Gaza sulle città intorno era abbastanza sotto
controllo. Se ci fosse una ripresa in grande stile di questa attività, ci sarebbe
davvero il rischio di un precipitare della situazione, con un ritorno ad un conflitto
tipo quello dell’inizio dell’anno scorso.
D. – L’embargo
imposto da Israele nel 2007 da una parte, le navi con a bordo tonnellate di aiuti
dall’altra: in qualche modo era prevedibile una escalation simile?
R.
– Non è la prima volta che si tenta via mare di forzare il blocco da parte di organizzazioni
pacifiste. E’ già successo. Fino ad ora, c’erano state però delle schermaglie più
dal punto di vista della politica, che azioni reali. Non dimentichiamo che questa
volta c’erano le telecamere su queste navi, per cui l’assalto è stato trasmesso praticamente
in diretta.
D. – Come sarà possibile superare questa
crisi?
R. – Questa crisi riporta in primo piano la questione
dell’embargo. Alla fine, credo che il grande paradosso di questa operazione sia che
fa esattamente il gioco di chi aveva promosso l’iniziativa delle organizzazioni pacifiste,
che voleva porre nuovamente in primo piano la questione dell’embargo a Gaza, in atto
ormai da anni. Di fatto oggi ha rimesso al centro della scena del mondo tale problema.