Altri Mondiali: al via il mondiale di calcio alternativo tra le baraccopoli africane
Parte oggi la singolare iniziativa “Altri Mondiali”: un viaggio che alcuni ragazzi
italiani e africani affronteranno insieme a bordo di un “matatu”, il tipico pulmino
africano, attraverso 9 Paesi del continente alla scoperta del calcio vero e pulito,
quello delle baraccopoli. Il “matatu” porterà con sé tutto il necessario per improvvisare
partite di calcio contemporaneamente a quelle che vengono giocate negli stadi. E la
finale, infatti, sarà a Johannesburg, in Sudafrica, l’11 luglio, lo stesso giorno
della finale della Coppa del mondo. Al microfono di Roberta Barbi, il direttore
dell’associazione promotrice "Altro Pallone", Michele Papagna, presenta l’iniziativa:
R. – La
campagna “Altri Mondiali Matatu” è alla quarta edizione. Il meccanismo è questo: ogni
quattro anni, quando ci sono i Mondiali, inventiamo qualcosa che riesca a far parlare,
a vivere e a documentare un’alterità che c’è nel mondo. In questo caso ho visto che
è la prima volta dell’Africa, non solo del Sud Africa ed abbiamo deciso di sfidare
i Mondiali con un mezzo che è popolarissimo in Africa, che è il “Matatu”: nel nostro
caso si tratta di un pulmino che parte da Nairobi ed arriva poi a Johannesburg, per
le finali.
D. - Perché portare il calcio nelle baraccopoli? Per voi
lo sport è strumento di integrazione sociale e di svago o di aggregazione giovanile?
R.
- Innanzitutto va ricordato che il gioco del calcio è un gioco. Non sono nati prima
gli stadi e poi il pallone ma è nato prima il pallone, un pallone di stracci, con
cui magari si giocava sulla terra battuta, dentro i cortili, gli oratori, le metropoli
e le baraccopoli. Prima viene il gioco del calcio e poi vengono i Mondiali. Il calcio
è un elemento di aggregazione sociale e giovanile.
D.
- I Mondiali 2010 sono davvero un’occasione per l’Africa?
R.
- Pensiamo proprio di sì. Ci si lamenta sempre quando ci sono i grandi eventi ma un
grande evento va al di là del fatto che ci siano gli stadi e le costruzioni. Un grande
evento è una grande passione, una grande speranza, un grande sogno e in questo caso,
per l’Africa, è vitale, perché riconosce alle giovani generazioni dell’Africa il fatto
di essere riusciti ad organizzare un grande evento che sia proprio africano. Per il
Sud Africa è fondamentale, ha un significato particolare: c’è la liberazione, la lotta
all’apartheid, la lotta contro la discriminazione razziale. Magari in Italia questo
non si sa molto: a Nairobi e in tutto il Kenya l’elezione di Barack Obama è stata
salutata come l’elezione di un kenyano. Quindi il discorso del sogno, della speranza,
dello sperare: "Puoi farcela!”, è una cosa che ha lasciato una traccia molto importante.
D.
- “Altro Pallone” per che squadra tifa?
R. - “Altro
Pallone” tifa per il gioco del calcio. Certamente teniamo per la squadra dell’Italia
e per le squadre dell’Africa, perché se una squadra africana arrivasse in finale sarebbe
un evento clamoroso.