“Un donatore moltiplica la vita” lo slogan per la Giornata italiana della donazione
degli organi
“Un donatore moltiplica la vita”. Questo lo slogan scelto per l’odierna giornata Nazionale
della ‘donazione e trapianto di organi e tessuti’, voluta dal Ministero della Salute.
Diverse le manifestazioni e gli eventi organizzati in tutta Italia dagli enti locali
e dalle istituzioni sanitarie con l’obiettivo di dare visibilità al tema. Ma sono
cresciute le donazioni nel Paese? Eliana Astorri lo ha chiesto al professore
Ciro D’Alò, coordinatore locale del Policlinico Gemellli per la donazione di organi
e tessuti a scopi di trapianti:
R. – Lo scorso
anno, abbiamo avuto una media, in Italia, di 21 donatori per un milione di abitanti.
Nei primi mesi di quest’anno, abbiamo registrato una leggera flessione. Ciò su cui
stiamo lavorando, in tutt’Italia, è l’abbattimento delle opposizioni alla donazione.
Quando noi ci troviamo nelle condizioni di non avere persone che hanno espresso in
vita la propria volontà, dobbiamo fare riferimento ai familiari. Su 100 volte che
un medico rianimatore rivolge ad un familiare la domanda: “Lei desidera donare gli
organi per il suo congiunto?”, bene, circa 30 volte i familiari rispondono di no,
perché non conoscono la volontà del proprio congiunto. La risposta è: “In vita non
abbiamo mai parlato di questo problema. Non sappiamo come la pensasse e quindi, nell’incertezza
e nel dubbio, pensiamo di rispettare un’eventuale volontà negativa alla donazione
e diciamo di no”.
D. – Quanto tempo ha un parente
per decidere?
R. – Il tempo coincide normalmente
con le sei ore, nelle quali si sviluppano le attività di accertamento della morte
col criterio neurologico.
D. – In che modo un cittadino
può esprimere la volontà di donare i propri organi?
R.
– Le modalità sono diverse. La più semplice è un foglio di carta bianco, sul quale
ognuno di noi può indicare il proprio nome e cognome, il riferimento di un documento
d’identità ed esprimere la propria volontà, sia in senso favorevole che contrario.
Questo scritto – che si chiama “documento olografo”, scritto di pugno – è poi da firmare
e datare ed ha il valore di una volontà inconfutabilmente espressa in vita e che può
essere modificata in qualunque momento. Se non vogliamo utilizzare il foglio di carta
bianco, esistono dei prestampati del formato delle carte di credito – da qui il nome
di “Donor Card” – dove i contenuti sono assolutamente identici a quelli del foglio
di carta bianca. Se desideriamo una registrazione della nostra volontà in modo formale,
in un’anagrafe delle volontà che si sta sviluppando presso il Centro nazionale trapianti,
possiamo rivolgerci allora ai grandi ospedali – ad esempio da noi presso l’Ufficio
relazioni con il pubblico – o ai medici di base. In alcune città ciò è possibile anche
presso gli uffici comunali o le sedi delle Asl, dove la nostra volontà registrata
su un modulo i cui contenuti sono sempre gli stessi: nome, cognome ed espressione
della volontà, che viene poi conservata nell’archivio informatizzato gestito dal Centro
nazionale trapianti. Io aggiungo sempre che se non vogliamo compilare il foglio di
carta bianco, né la “Donor Card” o registrare formalmente la volontà, almeno però
parliamone. Parliamone con chi ci circonda, con le persone con le quali viviamo.
D.
– Questa settimana c’è stato il “sì” da parte del Consiglio superiore di Sanità ai
trapianti cosiddetti “samaritani”, cioè alle donazioni di organi – per ora solo i
reni – in favore di chi si conosce. Qual è il suo punto di vista?
R.
– Sicuramente, è una modalità che potrà rappresentare un’espansione del pool dei donatori,
un’espansione della possibilità di effettuare trapianti di rene. E’ una modalità sulla
quale il Consiglio nazionale di Bioetica ed il Consiglio Superiore di Sanità si sono
espressi in modo chiaro: deve essere eseguita in modo prudente. I primi dieci casi
saranno affidati al controllo assoluto del Centro nazionale trapianti. Il “donatore
samaritano”, che ovviamente esprime al massimo livello i sentimenti di solidarietà,
che sono alla base della donazione – ricordo che la donazione deve essere libera,
anonima e soprattutto gratuita – dovrà essere valutato attentamente anche nell’aspetto
che ha motivato il suo gesto, valutato cioè nel suo tratto psichico, per escludere
ovviamente che ci siano donazioni che provengano da disturbi dell’equilibrio psichico
ed emotivo.