Modelli di città a sviluppo equo presentati alla mostra-convegno di Firenze "Comunità
sostenibili e responsabili"
Si conclude oggi a Firenze la mostra-convegno internazionale delle buone pratiche
di sostenibilità “Terra Futura”. Al centro di questa settima edizione sono le “Comunità
sostenibili e responsabili”, dove nascono modelli concreti di sviluppo per un futuro
più equo. L’evento ha proposto un programma fitto e articolato fra seminari, dibattiti
e convegni con esperti e testimoni dei diversi ambiti, e poi workshop e laboratori.
“Terra futura” ha dato spazio anche alle numerose campagne nazionali e internazionali
di lotta alla povertà, di contrasto alla privatizzazione dell’acqua, di cooperazione
internazionale. Adriana Masotti ha intervistato Ugo Biggeri, presidente
della Fondazione culturale Responsabilità Etica onlus tra i promotori dell’iniziativa,
insieme alla Regione Toscana e a numerose realtà associative tra cui le Acli e Caritas
Italiana:
R. – Terra
Futura è un momento d’incontro tra cittadini, imprese, istituzioni e associazioni
per ragionare sui grandi temi del futuro che vogliamo dare alla terra. Si fa questo
incontro partendo dai tanti segni positivi che abbiamo, dalle buone pratiche che fanno
i cittadini auto organizzandosi, così come le imprese e le istituzioni.
D.
– Il tema di questa settima edizione è “Comunità sostenibili e responsabili”. Perché
si è pensato di partire dalle comunità e quindi dal locale?
R.
– Perché negli anni scorsi Terra Futura ha sottolineato i temi delle crisi globali,
ma in realtà i cittadini si sanno auto organizzare, sanno comunque gestire queste
tematiche e forse anche meglio della grande politica internazionale.
D.
– Ci fa qualche esempio per capire di cosa stiamo parlando?
R.
– Stiamo parlando soprattutto di domande di buon senso che si fanno i cittadini. La
cosa impressionante è che queste domande di buon senso danno dei risultati in tutti
i campi. Dalle energie rinnovabili al welfare partecipato: laddove lo Stato non arriva,
arrivano le cooperative sociali, arrivano le organizzazioni di volontariato dei cittadini.
Per arrivare al risparmio energetico, a modalità nuove per promuovere la mobilità
sostenibile in cui magari partecipano anche gli enti locali. Tutte insieme ci danno
l’impressione che usare un pochino di più il buonsenso ambientale e sociale, che tutti
noi abbiamo, si riesce a rendere l’economia più responsabile.
D.
– Oltre a presentare buone pratiche già esistenti, si è chiesto anche l’impegno ai
vari attori, singoli e collettività, attraverso un documento che è già stato redatto
e condiviso dalle Associazioni che lavorano per questi scopi e che lancia quattro
sfide principali. Vuol dirci in breve quali sono?
R.
– In questo documento, partiamo dalle cose che ci riguardano da vicino, come l’abitare:
tutti quanti abitiamo e, quindi, possiamo pensare ad una maggiore efficienza energetica
delle nostre case attraverso il risparmio energetico, la produzione di energie rinnovabili.
Poi c’è la mobilità e quindi bisogna ragionare in che termini viviamo questi spostamenti
e se possiamo farli in modi più collettivo, certamente un tema importante. Ancora,
le nostre città hanno un clima che dipende dal verde, da quante sostanze inquinanti
usiamo, dal tipo di riscaldamento che utilizziamo, tutte cose che ci riguardano personalmente.
Infine, non dobbiamo dimenticare che la qualità della vita e la capacità di intervenire
su queste cose dipende dalla capacità che abbiamo di costruire buone relazioni e quindi
relazioni di buon vicinato, relazioni di unione ideale con altre persone che si impegnano
sugli stessi temi, relazioni di volontariato e di lavoro.
D.
– Tutti sono protagonisti di questo cambiamento o lo possono diventare. Ma la politica
potrebbe aiutare questa sensibilizzazione e questo cambiamento?
R.
– Sì, la politica potrebbe aiutare molto. Purtroppo, credo che l’Italia sia un caso
un po’ particolare rispetto a qualunque altro tipo di nazione e questo non dipende
dal tipo di governo, perché nel resto del mondo governo progressisti o conservatori
– tutti quanti – stanno cominciando a prendere sul serio queste tematiche. Organizzare
eventi come "Terra Futura" serve anche – e questo lo speriamo – perché la politica
si renda conto che non stiamo parlando soltanto di idee, ma si sta facendo economia
e forse si sta facendo quell’economia che ha più futuro di altre.