Elevata agli altari a Roma la Beata Pierina De Micheli, maestra di preghiera e azione
per la santità di sacerdoti e giovani
Una donna indimenticabile: è stata beatificata oggi Pierina De Micheli, madre superiora
dell’Istituto delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires, prima a Milano
e poi a Roma, dove fu sempre impegnata nell’istruzione dei giovani. Nell’omelia della
cerimonia celebrata stamattina a Santa Maria Maggiore, a Roma, da mons. Angelo Amato,
il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ne ha sottolineato le tre caratteristiche
della santità, poste in rilievo dal Papa: la pietà mariana, la devozione al Santo
Volto di Gesù Crocifisso e l’offerta della sua vita di preghiera e sofferenza per
la santificazione dei sacerdoti. Anche Benedetto XVI dopo l’Angelus in piazza San
Pietro ha voluto ricordare la religiosa. Al microfono di Tiziana Campisi il
postulatore della causa di Beatificazione, l’avvocato Andrea Ambrosi, racconta
l’opera di madre Pierina:
R.
– A Roma, negli anni della Seconda Guerra mondiale, ha fondato l’Istituto dello Spirito
Santo e proprio negli anni peggiori – tutti sappiamo quello che è stata la Seconda
Guerra mondiale per Roma, soprattutto dopo l’8 settembre del ’43: veramente regnava
la fame! – madre Pierina era veramente un faro per tutti, perché lei trovava da soccorrere
tutti e non si sa nemmeno come. Di fatti, accoglieva a mangiare nel suo istituto tanti
sacerdoti ma anche la povera gente di Testaccio, e per questa sua generosità, per
questa sua capacità di trovare sempre il sostentamento per tutti, tutti l’hanno sempre
considerata una persona fuori dal comune. E’ stata sempre per tutti uno stimolante
esempio al perfetto servizio del Signore. Tutti l’hanno recepito, perché non era un
messaggio difficile a capirsi! Il suo programma della santità, che era poi quello
che lei ha affermato, sta tutto in una frase che lei ripeteva di continuo: “Quello
che conta è amare Gesù!”. E lei l’ha praticato fedelmente, eroicamente lungo tutta
la vita: una vita semplice, una vita umile che preferiva i posti più umili, però costantemente
illuminata da una grande fede che si alimentava in una perseverante preghiera e dalle
adorazioni notturne.
D. – La figura di madre Pierina
De Micheli che cosa suggerisce all’uomo di oggi?
R.
– Possiamo dire che l’amore che lei aveva per le virtù evangeliche come l’umiltà,
la carità, lo spirito di servizio, la disponibilità al sacrificio velato dal silenzio
e dal sorriso … noi viviamo tutti un processo di secolarizzazione che minaccia di
inaridirci e di distoglierci dal pensiero di Dio e di farci perdere la doverosa stima
per la vita religiosa. Bene: il richiamo della Serva di Dio in questi tempi è quanto
mai importante ed efficace e di aiuterà particolarmente, secondo me, a ritrovare il
senso evangelico della vita.
D. – Era chiamata “la suora
con gli occhiali”: lei era questo per tante persone che la cercavano …
R.
– Lei era un punto di riferimento, perché si era in un’epoca storica molto difficile
per la città di Roma. Gli ultimi due anni della sua vita sono stati gli anni in cui
la malattia avanzava, ma lei ha sempre continuato a lavorare con l’impegno di prima.
Non smetteva di aiutare tutte le persone che pativano tanto a causa della guerra…
Sulla
figura della nuova Beata e il suo rapporto spirituale con il Volto Santo di Cristo
si sofferma il gesuita, padre Piersandro Vanzan, redattore di Civiltà Cattolica
ed esperto di teologia, al microfono di Arianna Voto:
R.
– La Madre Pierina col Volto Santo precorre in qualche modo questi nostri tempi, intuendo
proprio la sofferenza, quella di Cristo e dei cristiani, sia perseguitati di fuori
sia con i guai interni, come ha detto il Papa adesso a Fatima. Quel Volto Santo sofferente,
questo volto che lacrima, che sanguina, lei lo intuì già da allora come icona rappresentativa,
riassuntiva di tutto il nostro dramma umano e della Chiesa: l’umanità che soffriva
per le guerre, per le persecuzioni, per i disastri di quel tempo. Lei intuisce in
qualche modo che quel Volto Santo sofferente è simbolo dell’umanità di sempre, non
solo degli anni ’40, ’45 e ’50. Infatti, oggi viviamo drammaticamente con le guerre,
con la fame nel mondo, con le persecuzioni. (Montaggio a cura di Maria Brigini)