Proiettato alla Radio Vaticana il film su Popiełuszko: intervista con il regista Rafał
Wieczyński
Si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Radio Vaticana, la proiezione del film “Popiełuszko-Non
si può uccidere la speranza” sulla vita del sacerdote polacco che sarà beatificato
a Varsavia il prossimo 6 giugno. Cappellano del sinadacato “Solidarność”, padre Jerzy
Popiełuszko venne brutalmente torturato e ucciso da emissari del regime comunista
in Polonia nel 1984: aveva 37 anni. L’uomo che dà testimonianza della verità – diceva
- è un uomo libero, anche se non vive in una situazione di libertà. Ha introdotto
la proiezione l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka. Presente
anche il regista del film, il polacco Rafał Wieczyński. Veronica Scarisbrick
gli ha chiesto il motivo che lo ha spinto a fare quest’opera:
R. – I felt
a kind of duty to do this film… Ho avvertito come il dovere di fare questo
film dopo la liberazione della Polonia. Come prete, come cappellano di Solidarnosc,
padre Popiełuszko ha portato le persone in Chiesa, perché lui non combatteva
tanto per la libertà esteriore, quanto per quella interiore. Da qui il titolo del
film. Giovanni Paolo II ha detto che lui ha dato la vita per noi e deve avere il suo
posto in Europa e nel mondo. Io avevo 16 anni quando partecipai ai funerali di padre
Popiełuszko insieme a 600 mila persone. Quindi, riuscivo a percepire
i sentimenti della gente in quel periodo. E’ diventato una sorta di maestro, una figura
con la quale mi confrontavo e volevo che la nuova generazione provasse le sensazioni
di quei tempi, quando la gente era unita fondandosi sui valori del Vangelo.
D.
– Da una prospettiva occidentale abbiamo la sensazione che lui fosse molto coinvolto
in politica e che il confine tra politica e fede fosse molto sottile…
R.
– No, that’s absolutely not true… No, non è assolutamente vero. In realtà,
è l’effetto della propaganda comunista, perché lui fu accusato dai comunisti di fare
attività politica, attraverso molti tentativi di provocazione, come l’aver collocato
materiale illegale all’interno della sua casa. Certo, lui era impegnato nel sostegno
alle famiglie o alle persone attive nell’opposizione, ma la sua idea era di dare speranza
alla gente, non c’era dietro un programma politico. Il regime comunista continuava
ad organizzare provocazioni, ma senza conseguenze, perché in realtà la gente era tranquilla,
la gente pregava. Ecco perché, probabilmente, lui era considerato il più pericoloso,
perché c’erano tanti, tanti preti attivi in politica, ma lui era sempre molto attento
a non toccare la politica: parlava solo del Vangelo. Il suo “potere” stava nel fatto
che era molto onesto, molto coerente e molto coraggioso nel dire la verità. Diceva,
per esempio, che non puoi cambiare la verità o i valori morali semplicemente varando
nuove leggi. Era comunque consapevole dei tentativi dei comunisti di accusarlo di
attività politica e per questo era molto attento nelle sue omelie.
D.
– E’ stato assassinato più di 25 anni fa, nel 1984. I giovani che sono cresciuti dopo
quella data non hanno idea di chi sia...
R. – Young
people know it from… I giovani lo conoscono dalle lezioni scolastiche, ma
la loro conoscenza è molto didattica: non conosceranno mai la sua personalità, le
emozioni che procurava. E penso che sia importante sapere che in questi oltre 25 anni,
da quando lui è morto, giorno e notte ci sono persone che vegliano sulla sua tomba
dandosi il cambio, perché sentono che non sono stati capaci di amarlo a sufficienza.
E ora pregano per la sua beatificazione. Immagini il segno che ha lasciato nel cuore
delle persone che lo hanno conosciuto...