2010-05-29 16:00:18

Proiettato alla Radio Vaticana il film su Popiełuszko: intervista con il regista Rafał Wieczyński


Si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Radio Vaticana, la proiezione del film “Popiełuszko-Non si può uccidere la speranza” sulla vita del sacerdote polacco che sarà beatificato a Varsavia il prossimo 6 giugno. Cappellano del sinadacato “Solidarność”, padre Jerzy Popiełuszko venne brutalmente torturato e ucciso da emissari del regime comunista in Polonia nel 1984: aveva 37 anni. L’uomo che dà testimonianza della verità – diceva - è un uomo libero, anche se non vive in una situazione di libertà. Ha introdotto la proiezione l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka. Presente anche il regista del film, il polacco Rafał Wieczyński. Veronica Scarisbrick gli ha chiesto il motivo che lo ha spinto a fare quest’opera:RealAudioMP3

R. – I felt a kind of duty to do this film…
Ho avvertito come il dovere di fare questo film dopo la liberazione della Polonia. Come prete, come cappellano di Solidarnosc, padre Popiełuszko ha portato le persone in Chiesa, perché lui non combatteva tanto per la libertà esteriore, quanto per quella interiore. Da qui il titolo del film. Giovanni Paolo II ha detto che lui ha dato la vita per noi e deve avere il suo posto in Europa e nel mondo. Io avevo 16 anni quando partecipai ai funerali di padre Popiełuszko insieme a 600 mila persone. Quindi, riuscivo a percepire i sentimenti della gente in quel periodo. E’ diventato una sorta di maestro, una figura con la quale mi confrontavo e volevo che la nuova generazione provasse le sensazioni di quei tempi, quando la gente era unita fondandosi sui valori del Vangelo.

 
D. – Da una prospettiva occidentale abbiamo la sensazione che lui fosse molto coinvolto in politica e che il confine tra politica e fede fosse molto sottile…

 
R. – No, that’s absolutely not true…
No, non è assolutamente vero. In realtà, è l’effetto della propaganda comunista, perché lui fu accusato dai comunisti di fare attività politica, attraverso molti tentativi di provocazione, come l’aver collocato materiale illegale all’interno della sua casa. Certo, lui era impegnato nel sostegno alle famiglie o alle persone attive nell’opposizione, ma la sua idea era di dare speranza alla gente, non c’era dietro un programma politico. Il regime comunista continuava ad organizzare provocazioni, ma senza conseguenze, perché in realtà la gente era tranquilla, la gente pregava. Ecco perché, probabilmente, lui era considerato il più pericoloso, perché c’erano tanti, tanti preti attivi in politica, ma lui era sempre molto attento a non toccare la politica: parlava solo del Vangelo. Il suo “potere” stava nel fatto che era molto onesto, molto coerente e molto coraggioso nel dire la verità. Diceva, per esempio, che non puoi cambiare la verità o i valori morali semplicemente varando nuove leggi. Era comunque consapevole dei tentativi dei comunisti di accusarlo di attività politica e per questo era molto attento nelle sue omelie.

 
D. – E’ stato assassinato più di 25 anni fa, nel 1984. I giovani che sono cresciuti dopo quella data non hanno idea di chi sia...

 
R. – Young people know it from…
I giovani lo conoscono dalle lezioni scolastiche, ma la loro conoscenza è molto didattica: non conosceranno mai la sua personalità, le emozioni che procurava. E penso che sia importante sapere che in questi oltre 25 anni, da quando lui è morto, giorno e notte ci sono persone che vegliano sulla sua tomba dandosi il cambio, perché sentono che non sono stati capaci di amarlo a sufficienza. E ora pregano per la sua beatificazione. Immagini il segno che ha lasciato nel cuore delle persone che lo hanno conosciuto...







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