“Napoli ha bisogno di rialzarsi e mettersi in cammino con Maria verso il Risorto”.
Così l’arcivescovo del capoluogo partenopeo cardinale Crescenzio Sepe oggi
in occasione del tradizionale pellegrinaggio a piedi a Pompei. L’evento ecclesiale,
a conclusione del mese mariano, nato negli anni ’60 su iniziativa della Gioventù di
Azione Cattolica Napoli, conta circa 25mila partecipanti. Tema di questa edizione
è “Camminate con gioia incontro al Signore”. L’itinerario, partito alle 13.30 dalla
Basilica del Carmine Maggiore si snoda lungo il pomeriggio per le strade della città.
La conclusione questa sera nel santuario di Pompei con la celebrazione eucaristica
presieduta dal cardinale Sepe. Ascoltiamolo al microfono di Paolo Ondarza:
R. – La devozione
mariana è tra le più sentite dal popolo napoletano e questo appuntamento, un pellegrinaggio
fatto a piedi con tutte le difficoltà che questo può comportare, coinvolge soprattutto
i giovani. Ho visto l’entusiasmo di questi ragazzi e ragazze, anche stremati un po’
dal cammino, dai tanti chilometri fatti a piedi. Quando arrivano si riposano, seduti
per terra, ma con una gioia che illumina il loro volto. E devo dire sono tante anche
le persone anziane. Ricordo lo scorso anno una donna di 80 anni, camminava a piedi
piano piano, con una gioia formidabile. D. – E la gioia è il
filo conduttore quest’anno, visto che il tema è “Camminate con gioia incontro al Signore”.
Cosa vuol dire camminare con gioia in questo momento, per Napoli? R.
– E’ fondamentale. Il pericolo di una stagnazione c’è ed è grosso. Invece avere il
coraggio di alzarsi e mettersi in cammino, diventare compagno di viaggio degli altri
- perché si parla, perché si prega insieme, perché ci si conforta insieme con i tanti
sacerdoti che confessano durante il pellegrinaggio, : questo fa la differenza. Si
sente la presenza di Cristo. Napoli ha bisogno di camminare, ha bisogno di rialzarsi
e camminare con una meta precisa: questa meta è Cristo Signore. E la Madonna ci precede
verso di Lui. D. – E proprio quelle strade di Napoli, che troppo
spesso sono legate a episodi di ingiustizia e di illegalità, divengono invece oggi
passaggio di una processione di speranza, segno della convinzione che anima i pellegrini,
e cioè che il deserto può fiorire... R. – Assolutamente. Attraverseremo
tante di queste strade conosciute purtroppo tristemente per i tanti episodi di violenza
che sono stati commessi e che si commettono. Molte di queste strade sono diventate
famose per queste stragi, per questa violenza. Allora queste strade sentiranno l’eco
di preghiera, l’eco della gioia dei giovani, l’eco dei cristiani che non si arrendono
di fronte al male, ma diventano fermento di speranza per tutti. D.
– Di fronte ad una situazione che sembra statica, sembra che non cambi mai nulla,
può un pellegrinaggio essere segno di conversione per la società napoletana? R.
– Anche il pellegrinaggio vuole essere come una semina, una semina di speranza per
tutti, nonostante il male, nonostante le difficoltà, nonostante i pericoli, nonostante
la violenza e la camorra. Noi non ci arrendiamo, noi sappiamo che l’unica risposta
a queste situazioni gravissime nelle quali ci troviamo è Cristo e in questo la Madonna
ci accompagna.