2010-05-29 08:14:47

Marea nera. Obama in Louisiana: "non vi abbandoneremo"


Per la seconda volta in un mese, il presidente Barack Obama è tornato sulle coste della Louisiana, lo Stato più colpito dalla marea nera provocata dalla falla in un pozzo di petrolio, dopo l’affondamento di una piattaforma della British Petroleum. Il capo della Casa Bianca, preoccupato per il calo di consensi, ha voluto testimoniare il suo impegno per risolvere la situazione. “Non vi abbandoneremo” – ha detto alle popolazioni dei 5 Stati colpiti dal disastro ambientale. Il servizio è di Elena Molinari: RealAudioMP3

Secondo le stime sono 68 milioni i litri di greggio che si sono riversati in mare dal 20 aprile scorso. Una catastrofe ambientale senza precedenti, che potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’intero ecosistema del Golfo del Messico. Massimiliano Menichetti ha intervistato Ezio Amato, già responsabile del servizio emergenze ambientali in mare dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, oggi in forza alle Nazioni Unite. Ascoltiamo: RealAudioMP3

R. – Questo è sicuramente uno dei più gravi disastri, per due ordini di motivi: la quantità di olio versata e l’altro aspetto rilevante è il fatto che l’olio viene da 1.500 metri di profondità, affliggendo soprattutto quello che è invisibile, cioè la colonna d’acqua e i fondali. Come abbiamo potuto vedere dalle cronache, abbiamo le spiagge che sono state colpite ma il vero disastro, a mio avviso, è quello che sta avvenendo sui fondali e quello che avverrà negli anni a venire. Sono effetti che chiamiamo cancro, mutagenesi, teratogenesi.

D. – C’è cautela per quanto riguarda l’operazione “Top Kill”, che cerca di creare un tappo sul fondale marino. Andrà a buon fine?

R. – E’ una tecnica sicuramente in linea di principio efficace, che può servire a fermare il flusso continuo di grezzo dal fondale. Rimarrà poi il problema di come affrontare le migliaia di tonnellate che in questo momento sono sott’acqua.

D. – Si stanno utilizzando dei “disperdenti”. E’ una scelta giusta?

R. – Relativamente. Disperdono la chiazza in miliardi di particelle sub-millimetriche che sono senz’altro più aggredibili della massa di petrolio da parte di microrganismi deputati a degradarli. Considerato però quello che sta fuoriuscendo, ancora una volta la maggior parte dell’olio non viene in superficie ma rimane intrappolata lungo la colonna d’acqua, sui fondali, dove i disperdenti sicuramente non hanno nessuna efficacia.

R. – E quelli che sono stati utilizzati direttamente sulla testa del pozzo?

D. – Il risultato che producono è quello di impedire che emerga una grande chiazza di petrolio. Ma, da un punto di vista ambientale, il risultato non cambia, anzi può essere anche peggiore proprio perché queste microparticelle di petrolio che sono state disperse dall’utilizzo di questi prodotti, sono poi in grado di affliggere più facilmente tutti quegli animali che vivono, per esempio, catturando ciò che è sospeso nella colonna d’acqua o filtrando l’acqua, come fanno le nostre pozze. Quello che è riducibile è l’aspetto visivo, estetico, dei siti colpiti. Ma gli effetti a lungo termine, purtroppo, sono difficilmente minimizzabili.

D. – Questo per quanto riguarda i disperdenti. Ma ci sono altre tecniche che potrebbero essere utilizzate oppure, allo stato attuale delle conoscenze, quella è l’unica via?

R. – Le tecniche sono soltanto due: quella di disperderlo e quella di bruciarlo, ma abbiamo visto che anche quello serve soltanto a trasferire l’inquinamento ancora una volta dalla superficie del mare verso i fondali – le particelle carboniose che affondano – e nell’atmosfera, con i fumi che s’innalzano nell’aria. Per il resto, non ci sono altri mezzi che possono essere utilizzati se non la raccolta meccanica - quella che stanno facendo – ma è chiaro che quando si è di fronte ad una situazione di grande marea nera come questa, il massimo dell’efficienza sta nella raccolta del 10-15 per cento di quello che si è versato in mare. Questo non vuol dire che l’85 per cento finisce sulle coste, perché parte del grezzo viene naturalmente degradato attraverso processi fisico-chimici di diverso tipo, ma senz’altro una parte cospicua, pur sostanzialmente degradata, non lo è così tanto da sparire dal punto di vista degli effetti nocivi.







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