Un richiamo al senso di responsabilità di tutti per porre al più presto termine alla
crisi sfociata più di un anno fa nelle dimissioni del presidente Marc Ravolamanana.
A lanciarlo sono i vescovi del Madagascar in un messaggio diffuso al termine di una
sessione straordinaria dedicata appunto all’attuale congiuntura politica ed economica
del Paese, che il prossimo 12 agosto sarà chiamato a votare la nuova Costituzione.
Un voto che dovrebbe portare alla fine della transizione guidata da Andry Rajoelina,
ex sindaco di Antananarivo e principale oppositore del presidente dimissionario. Nel
documento i presuli parlano di un Paese allo sbaraglio, dove “regna l’insicurezza,
le famiglie sono divise, la disoccupazione aumenta, le divergenze politiche degenerano
in scontri, si diffonde dappertutto l’uso di stupefacenti di ogni tipo”. Puntano il
dito innanzitutto contro la classe politica che non ha saputo dare prova di una seria
volontà di dialogo, ma anche contro i media che “accendono le passioni con il rischio
di scatenare una guerra civile”. Secondo i vescovi, anche i cristiani nel Paese hanno
la loro parte di responsabilità: se “come cittadini essi hanno il diritto di esprimersi
in tutta libertà”, tuttavia preoccupa “il rischio di una strumentalizzazione della
fede cristiana cosa che contrasta con l’insegnamento della Chiesa cattolica”. Di qui
l’appello, in primo luogo, alla conversione: “Se vogliamo veramente ri-orientare la
vita della Nazione dobbiamo riconoscere le nostre colpe e abbandonare l’egoismo e
le gelosie per fare regnare la giustizia e mettere in pratica con ogni mezzo l’amore
per la nostra patria e la ricerca del bene comune”, si legge nel messaggio. I cittadini
malgasci devono inoltre riscoprire il valore supremo del ‘fihavanana’, ossia della
solidarietà e di fratellanza che sono gli elementi costitutivi della società malgascia,
ma che sono stati oscurati in questi ultimi tempi dalla “sete di denaro e dallo smodato
desiderio di gloria”. Infine, l’appello ad impegnarsi tutti per la costruzione di
un sistema stabile e durevole per le generazioni future: “La Chiesa non ha un progetto
politico, ma auspica che questo periodo di transizione si concluda al più presto con
dignità. Questo richiede l’impegno di tutti e un’assunzione di responsabilità nella
saggezza e nella verità”, concludono i vescovi. La grave crisi politica in atto dalla
fine del 2008 sta avendo pesanti ripercussioni sulla vita economica e finanziaria
del Madagascar: numerosi partner esteri hanno sospeso gli aiuti allo sviluppo in segno
di opposizione alla presa di potere da parte di Rajoelina nel marzo 2009. (L.Z.)