Cresce l'intolleranza in Indonesia: chiese attaccate o chiuse
La comunità cristiana in Indonesia esprime preoccupazione per il crescente clima d'intolleranza:
in particolare, da gennaio a maggio sono state una ventina le chiese oggetto di attacchi
o di altre forme di ostilità, come la chiusura forzata o il mancato assenso delle
autorità civili alla costruzione per presunte irregolarità amministrative. Del problema
si è parlato in un incontro tra il sottosegretario per la Democrazia e gli Affari
generali presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Maria Otero e i rappresentati
dell'organismo interreligioso Indonesian Committee on Religion for Peace (Icomrp),
svoltosi a Giacarta. Lo rende noto l'Osservatore Romano. Il rappresentante dei cristiani,
Theophilus Bela, che è anche segretario generale dell'Icomrp, ha presentato una relazione
specifica da sottoporre all'attenzione del Governo degli Stati Uniti sulla difficile
situazione che vivono le comunità. «Nella relazione — ha spiegato Bela — ho denunciato
tutti i casi di chiese danneggiate da attacchi, chiuse o alle quali sono stati revocati
i permessi per svolgere le funzioni religiose. Inoltre ho descritto le difficoltà
che s'incontrano nella costruzione di nuovi edifici di culto». Il segretario generale
dell'Icomrp ha auspicato che il dossier venga presentato al presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama e ha aggiunto che una visita del presidente Obama nel Paese asiatico
«aiuterebbe a migliorare le relazioni tra le comunità religiose» soprattutto nella
provincia del West Java, dove si concentrano maggiormente le tensioni. All'appello
del rappresentante cattolico si è unita la voce moderata del leader della Muhammadiyah,
la seconda più grande organizzazione islamica del Paese, Din Syamsuddin, che ha sollecitato
i musulmani «a non essere troppo reazionari». Proprio nel West Java, recentemente,
le autorità della città di Bogor hanno ordinato la chiusura definitiva della chiesa
del Gereja Kristen Indonesia di Bogor, una comunità di cristiani nota anche come Gereja
Kristen Yasmin Bogor. Nel marzo scorso era stata sospesa a tempo indeterminato l'attività
della comunità, nonostante che i suoi rappresentanti avessero presentato le necessarie
autorizzazioni, sia per costruire la chiesa che per praticare il culto. In Indonesia
l'iter per la costruzione di un luogo di culto è regolato dall'Izin Mendirikan Bangunan:
si tratta in pratica di una delibera concessa per iscritto dalle autorità municipali
che consente di avviare il cantiere di costruzione. Tuttavia, se a richiedere la costruzione
sono i cristiani, l'iter burocratico diventa ancor più penalizzante, in quanto occorre
anche il nulla osta di almeno sessanta residenti nell'area nella quale s'intende edificare
la chiesa. E questo iter richiede, talvolta, un passaggio temporale di anni. Senza
contare poi le frequenti proteste che si sollevano soprattutto dai movimenti fondamentalisti
musulmani che accusano i cristiani di voler praticare il proselitismo. In questo modo,
molte comunità religiose sono costrette a praticare la loro fede nella clandestinità.
Nella città di Bogor, per esempio, sono da tempo attivi alcuni gruppi islamici che
protestano in pubblico, anche in maniera violenta, contro qualsivoglia attività dei
cristiani, impedendo la costruzione degli edifici anche se non hanno finalità di culto.
Anche nella città di Bandung si sono registrate tensioni tra la «Divisione islamica
contro le azioni di proselitismo» (Dap) e la Pasundan Christian Church (Gkp), pretestuosamente
accusata «di pagare» i musulmani affinché si convertano. A fine aprile scorso, numerosi
estremisti, sempre a Bagor, hanno appiccato il fuoco a una struttura educativa, con
la presunta accusa che questa sarebbe potuta diventare un luogo di preghiera. Il pastore
Gomar Gultom ha sottolineato che la decisione delle autorità municipali d'impedire
le cerimonie nella chiesa, non fermeranno i fedeli che si sono dichiarati intenzionati
a continuare a manifestare la loro fede nei luoghi pubblici. Qualche settimana fa
nella città, infatti, oltre sessanta fedeli hanno partecipato a una cerimonia religiosa,
celebrata in strada, nonostante l'intervento della polizia. Il vescovo di Bandung,
Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, in merito alla situazione dei cristiani nella
provincia di West Jawa, ha sottolineato: «Vogliamo vivere e contribuire a tutelare
l'armonia sociale e tra le religioni. Ma siamo ben consapevoli che l'Indonesia ha
una Costituzione che riconosce i nostri diritti e che tutti sono tenuti a rispettare,
anche i gruppi estremisti musulmani». Il presule ha ricordato che sono in vigore due
decreti ministeriali che demandano alle autorità provinciali il compito di garantire
l'armonia tra le comunità religiose, ma, ha aggiunto, «molte autorità sono facile
bersaglio delle pressioni dei gruppi fondamentalisti e si piegano alla loro volontà,
accogliendo le richieste».