Il futuro poggia sull'incontro dei popoli e sul rispetto di diritti e doveri: così
il Papa alla plenaria della pastorale per i migranti
L’avvenire delle nostre società poggia sull’incontro dei popoli: per questo gli Stati
sono chiamati a condividere le responsabilità del crescente fenomeno immigratorio,
riconoscendo la dignità di ogni persona, in un contesto in cui siano rispettati i
diritti ma anche i doveri degli stranieri: è quanto ha detto il Papa alla plenaria
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che si sta
svolgendo in Vaticano sul tema della corresponsabilità degli Stati e degli organismi
internazionali. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa ha
espresso il proprio apprezzamento per quelle convenzioni internazionali che regolano
la circolazione delle persone mirando “a garantire la protezione dei diritti umani
fondamentali e a combattere la discriminazione, la xenofobia e l’intolleranza”. “E’
apprezzabile lo sforzo di costruire un sistema di norme condivise che contemplino
i diritti e i doveri dello straniero, come pure quelli delle comunità di accoglienza,
tenendo conto, in primo luogo, della dignità di ogni persona umana, creata da Dio
a sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,26). Ovviamente, l'acquisizione di diritti
va di pari passo con l'accoglienza di doveri”. “La responsabilità
degli Stati e degli Organismi Internazionali – ha affermato il Pontefice - si esplica
specialmente nell'impegno di incidere su questioni che, fatte salve le competenze
del legislatore nazionale, coinvolgono l'intera famiglia dei popoli, ed esigono una
concertazione tra i Governi e gli Organismi più direttamente interessati” come “l'ingresso
o l'allontanamento forzato dello straniero, la fruibilità dei beni della natura, della
cultura e dell'arte, della scienza e della tecnica, che a tutti deve essere accessibile”.
L’obiettivo è quello di promuovere la pace in una “fase critica che le istituzioni
internazionali stanno attraversando, impegnate a risolvere le questioni cruciali della
sicurezza e dello sviluppo, a beneficio di tutti”: “È vero
che, purtroppo, assistiamo al riemergere di istanze particolaristiche in alcune aree
del mondo, ma è pure vero che ci sono latitanze ad assumere responsabilità che dovrebbero
essere condivise”. “Inoltre – ha aggiunto - non si è ancora
spento l'anelito di molti ad abbattere i muri che dividono e a stabilire ampie intese,
anche mediante disposizioni legislative e prassi amministrative che favoriscano l’integrazione,
il mutuo scambio e l’arricchimento reciproco”: “In effetti,
prospettive di convivenza tra i popoli possono essere offerte tramite linee oculate
e concertate per l’accoglienza e l’integrazione, consentendo occasioni di ingresso
nella legalità, favorendo il giusto diritto al ricongiungimento familiare, all'asilo
e al rifugio, compensando le necessarie misure restrittive e contrastando il deprecabile
traffico di persone”. Si tratta di conciliare “il riconoscimento
dei diritti della persona e il principio di sovranità nazionale” con il riferimento
“alle esigenze della sicurezza, dell'ordine pubblico e del controllo delle frontiere”.
Il Papa rinnova quindi il suo “appello agli Stati affinché promuovano politiche
in favore della centralità e integrità della famiglia” così come “l’apertura alla
vita”: “L’avvenire delle nostre società poggia sull'incontro tra i popoli,
sul dialogo tra le culture nel rispetto delle identità e delle legittime
differenze. In questo scenario la famiglia mantiene il suo ruolo fondamentale. Perciò
la Chiesa, con l’annuncio del Vangelo di Cristo in ogni settore dell’esistenza, porta
avanti ‘l'impegno… a favore non solo dell'individuo migrante, ma anche della sua famiglia,
luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori’”. Benedetto
XVI invita infine a lasciarsi ispirare dal Beato Giovanni Battista Scalabrini, definito
“Padre dei migranti” da Giovanni Paolo II, e di cui il prossimo 1° giugno si ricorderanno
i 105 anni della nascita al cielo.