I sindacati di Hong Kong: suicidi in fabbrica, frutto dell’indifferenza del mondo
“L’ondata di suicidi alla Foxconn deriva dalla repressione e dall’oppressione che
il governo cinese impone ai suoi operai, ma anche dall’indifferenza del mondo che
cerca solo prodotti a basso costo”. Lee Cheuk Yan, sindacalista e membro del Consiglio
Legislativo di Hong Kong, riferisce all’agenzia AsiaNews le cause dell'ondata di suicidi
nel gigantesco stabilimento di Shenzhen, nel sud della Cina, finito sui giornali di
tutto il mondo anche perché la società, partner di Apple, assembla il famoso iPad.
L’ultimo suicidio si è verificato martedì: un dipendente di 19 anni, Li Hai, si è
gettato dal tetto di uno dei padiglioni del complesso. Lavorava alla Foxconn da appena
42 giorni. Riflettendo sulle responsabilità di queste tragedie, riconosce ampiamente
quella del governo cinese ma fa notare anche le colpe della comunità internazionale
che, interessata soltanto alla manodopera a basso costo, non mostra preoccupazione
per le condizioni in cui lavorano gli operai: “Sono trattati come bestie nonostante
abbiano lasciato casa e famiglia per cercare un lavoro. Non hanno il sostegno della
famiglia, affrontano pressioni incredibili e non hanno alcun sostegno umano: scelgono
la via più estrema perché non hanno alternative”. Il responsabile della Federazione
dei sindacati del territorio e membro del gruppo pandemocratico aggiunge che “Qui
a Hong Kong non abbiamo giurisdizione sulla Cina continentale: ma possiamo fare pressione
affinché le fabbriche trattino i loro operai in maniera umana. Non c’è altro modo
per evitare i suicidi”. (M.A.)