2010-05-28 16:09:23

I sindacati di Hong Kong: suicidi in fabbrica, frutto dell’indifferenza del mondo


“L’ondata di suicidi alla Foxconn deriva dalla repressione e dall’oppressione che il governo cinese impone ai suoi operai, ma anche dall’indifferenza del mondo che cerca solo prodotti a basso costo”. Lee Cheuk Yan, sindacalista e membro del Consiglio Legislativo di Hong Kong, riferisce all’agenzia AsiaNews le cause dell'ondata di suicidi nel gigantesco stabilimento di Shenzhen, nel sud della Cina, finito sui giornali di tutto il mondo anche perché la società, partner di Apple, assembla il famoso iPad. L’ultimo suicidio si è verificato martedì: un dipendente di 19 anni, Li Hai, si è gettato dal tetto di uno dei padiglioni del complesso. Lavorava alla Foxconn da appena 42 giorni. Riflettendo sulle responsabilità di queste tragedie, riconosce ampiamente quella del governo cinese ma fa notare anche le colpe della comunità internazionale che, interessata soltanto alla manodopera a basso costo, non mostra preoccupazione per le condizioni in cui lavorano gli operai: “Sono trattati come bestie nonostante abbiano lasciato casa e famiglia per cercare un lavoro. Non hanno il sostegno della famiglia, affrontano pressioni incredibili e non hanno alcun sostegno umano: scelgono la via più estrema perché non hanno alternative”. Il responsabile della Federazione dei sindacati del territorio e membro del gruppo pandemocratico aggiunge che “Qui a Hong Kong non abbiamo giurisdizione sulla Cina continentale: ma possiamo fare pressione affinché le fabbriche trattino i loro operai in maniera umana. Non c’è altro modo per evitare i suicidi”. (M.A.)







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