2010-05-27 14:56:18

Obama cerca di accelerare il processo di pace in Medio Oriente


Prosegue l’impegno statunitense per il Medio Oriente. Il presidente Barack Obama ha ufficialmente invitato a Washington il premier israeliano Netanyahu per dei colloqui in programma martedì prossimo. Ad annunciarlo le autorità dello Stato ebraico. La Casa Bianca ha fatto sapere poi che Obama riceverà “in un futuro prossimo“ anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Gli incontri col presidente Usa saranno i primi per i leader mediorientali dall'inizio dei colloqui di pace indiretti tra israeliani e palestinesi, iniziati il mese scorso, con l'inviato speciale di Obama, George Mitchell, come mediatore tra le parti. Sul significato di questi ulteriori contatti, ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3



R. – Certamente Obama vuole dare forza a quest’iniziativa dei colloqui indiretti, iniziata tra mille difficoltà dal suo inviato in Medio Oriente, George Mitchell. Questi colloqui sono cominciati, ma c’è un clima di grande scetticismo intorno ad essi. Obama evidentemente con tali inviti vuole spendere la sua autorevolezza per dare un po’ più di forza all’iniziativa. L’altro fattore da tener presente è quello della politica interna americana. C’era stato un incontro precedente con Netanyahu a marzo, che si era concluso in un modo ruvido nei confronti di Israele: Obama aveva richiamato Israele a mantenere fede agli impegni richiesti; questa mossa, però, aveva suscitato molte critiche all’interno della politica degli Stati Uniti, soprattutto nell’ala più legata all’alleanza con Israele. In qualche modo quest’incontro, con un clima certamente diverso, segnerà un tentativo di rimettere a posto le cose anche rispetto al rapporto tra il presidente ed il Congresso.

 

D. – Proprio nell’incontro di marzo c’erano state tensioni sui nuovi insediamenti ebraici: l’annuncio della costruzione di nuove case ebraiche in un quartiere arabo di Gerusalemme aveva un po’ raffreddato quel colloquio tra Obama e Netanyahu. Adesso dove si annidano i contrasti?

 

R. – Sono sempre lì i contrasti. La situazione è tutt’altro che risolta. Su Gerusalemme est è calata, in queste settimane, una specie di tacito accordo. Non ci sono state iniziative clamorose a Gerusalemme di nuove costruzioni, ma non c’è stato neppure un impegno formale - come quello che riguarda invece il resto dei Territori - di congelamento dei nuovi insediamenti. Teniamo però presente che adesso si sta ponendo anche la questione del congelamento degli insediamenti in Cisgiordania, perché tale congelamento – a partire dal quale è iniziato tutto il discorso dei colloqui indiretti – è comunque riferito a un lasso di tempo molto limitato, con scadenza il 29 settembre. Quindi nell’incontro alla Casa Bianca si parlerà anche di questo.

 

D. – Invece qual è lo stato dei rapporti tra gli Stati Uniti e la parte palestinese?

 

R. – La parte palestinese sta cercando di portare avanti questo processo di costruzione dello Stato a partire dalle sue istituzioni. Il vero nodo, dal punto di vista dell’Autorità palestinese, riguarda i rapporti di forza. Oggi Obama sta scommettendo - come la comunità internazionale ha sempre fatto – su Abu Mazen e soprattutto su questa nuova figura emergente, quella del premier Salam Fayyad. Resta però aperta la questione della divisione all’interno della società palestinese, dell’accordo di unità nazionale con Hamas che non arriva mai. C’è all’orizzonte la data molto importante del 17 luglio, quando si terranno in Cisgiordania le elezioni amministrative, che sono le prime che si tengono nei Territori palestinesi da quando, nel 2006, Hamas vinse le elezioni politiche. Hamas ha già annunciato che boicotterà questo voto, quindi non sarà un confronto vero, però conterà certamente molto la percentuale dei votanti che parteciperanno. In qualche modo sarà un referendum sull’autorevolezza reale sia del presidente Abu Mazen ma soprattutto del premier Fayyad, per capire quanto questo nuovo corso impresso alla politica palestinese sia destinato ad avere davvero un futuro.








All the contents on this site are copyrighted ©.