Nigeria: visita del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) ha visitato nei giorni
scorsi la provincia nigeriana del Plateau, teatro nei mesi passati di sanguinosi scontri
etnici e settari, costati la vita a diverse centinaia di persone. Del gruppo facevano
parte delegati dalla Germania, Finlandia, Etiopia, Ghana, India Kenya, Norvegia e
Svizzera. La delegazione si è raccolta in preghiera sulla fossa comune di Dogonahawa,
dove sono seppelliti i resti di 323 vittime delle violenze, per lo più donne e bambini.
Ad accoglierli c’era il rev.do Michael Kehinde Stephen arcivescovo della Chiesa Metodista
di Nigeria. Insieme al vescovo anglicano locale, Jwan B. N. Zhumbes i delegati hanno
inoltre visitato Bukuru, l’altra località coinvolta nelle violenze e sono stati ricevuti
nella sede della Chiesa di Cristo della Nigeria. Essi hanno incontrato anche l'arcivescovo
cattolico di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama che guida la sezione locale dell’Associazione
Cristiana della Nigeria (Can). Il presule ha ribadito ancora una volta che le ricorrenti
esplosioni di violenza settaria nella regione sono innescate dalla politica piuttosto
che dalla religione, smentendo la chiave di lettura “religiosa” data da molti media.
“Non sono le religioni che si scontrano, ma alcune persone che ne fanno parte. Non
c’è una guerra di religione”, ha detto il presule che ha quindi sottolineato l’importanza
di essere uniti. La natura degli scontri è soprattutto sociale e politica e ruota
attorno al delicato problema della proprietà della terra, contesa tra pastori, tradizionalmente
nomadi e musulmani, e contadini stanziali, in maggioranza cristiani. I cristiani si
riconoscono nel 'People's Democratic Party', formazione attualmente al potere. 'L'All
Nigeria People's Party' è invece il partito di riferimento per i musulmani. Diversi
osservatori sottolineano che politici locali e nazionali usano la loro influenza per
aizzare l’una o l’altra parte, in base ai propri interessi politici. Lo Stato di Plateau,
di cui Jos è la capitale, è il simbolo di questo conflitto: si trova esattamente al
centro del Paese e rappresenta la cerniera tra il nord, a maggioranza musulmana, e
il sud, abitato prevalentemente da cristiani. (L.Z.)