Sale lo scontro tra le due Coree: interrotte le relazioni Nord-Sud
Ultima importante tappa in Asia del segretario di Stato Usa, mentre si alza il livello
dello scontro nella penisola coreana per la vicenda della corvetta di Seul affondata
il 26 marzo da un siluro nordcoreano. “Pyongyang, sospenda ogni provocazione” ha affermato
Hillary Clinton da Seul, sottolineando anche la necessità di un intervento della comunità
internazionale. Intanto la Corea del Nord risponde alle minacce annunciando il congelamento
delle relazioni con il Sud, l’abrogazione degli accordi di non aggressione e l’espulsione
dei 2000 lavoratori sudcoreani impiegati nella regione industriale di confine del
Kaesong. "Una situazione che rischia di degenerare se non prevalgono strategia e dialogo"
come spiega Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali all'Università
di Torino, intervistato da Gabriella Ceraso:
R. – Mi sembra
che comunque ciò che sta succedendo in questi giorni corrisponda esattamente a quello
che i manuali di teoria delle relazioni internazionali insegnano. Tutte e due le parti
stanno facendo esattamente quello che si faceva 60 anni fa: io alzo la voce, tu la
alzi un po’ di più, in attesa che ci sia qualcuno che ad un certo punto disinnesca
il tutto. Il grande dubbio, che noi abbiamo oggi, è che sia una questione nata verosimilmente
da un incidente, da un errore: l’affondamento della corvetta. Se quella cosa lì è
stata un caso, ebbene non si può rischiare di arrivare ad uno scontro aperto.
D.
– A complicare la situazione c’è anche il fatto che da 60 anni a questa parte non
è stata poi definita una linea di demarcazione tra i due Paesi, proprio nelle acque
che ora sono oggetto delle contese...
R. – Non c’è
dubbio. Da un punto di vista strettamente tecnico, le condizioni per un ultimatum,
per una reazione ad un ultimatum ci stanno tutte. Il problema è che si poteva benissimo
continuare a vivere in armistizio. Negli ultimi anni i rapporti fra le due Coree erano
molto migliorati. Ci sono stati lavoratori che andavano dall’una all’altra parte.
Quindi, la separazione delle due Coree sembrava quasi una di quelle cose che un po’
per volta si potevano cancellare. In questo momento bisognerebbe tornare un poco allo
spirito pre ’89: due grandi potenze che si mettano in mezzo e diano una mano. Sessanta
anni fa erano Stati Uniti e Cina, oggi sono Cina e Stati Uniti.
D.
– In effetti, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, è reduce oggi da
due giorni a Pechino, e da Seul ha ribadito: la Cina è pronta ad una collaborazione,
certo una collaborazione generica. Ma la stessa Clinton ha chiesto una risposta ferma
e decisa a questo punto alla comunità internazionale. Lei che ne pensa?
R.
– Che intervenga chi può, non la generica comunità internazionale, perché lo sappiamo:
è deresponsabilizzante dire che se ne occupi la comunità internazionale. Quando tutti
quanti abbiamo detto alla Corea del Nord “brutti e cattivi”, cosa abbiamo fatto? Abbiamo
messo nell’angolo la Corea del Nord, l’abbiamo messa in particolare difficoltà e la
spingiamo magari a fare anche un atto sconsiderato.
D.
– E’ possibile che la situazione sfugga di mano a questi potenti interlocutori, Cina
e Stati Uniti?
R. – Mi viene da dire che non è possibile
che da una cosa grave in sé, ma non politicamente così grave, possa venirne fuori
uno scontro militare vero e proprio, anche perché il problema grosso è che in un attimo
sei vicino al Giappone e i rischi di 'incendio' sarebbero altissimi.
D.
– Eventualmente, invece, la conquista di una delle due parti nell’ottica di una riunificazione
della penisola come la vedrebbe?
R. – E’ un po’ come
la storia delle due Germanie. Ciascuno pensava che da un giorno all’altro avrebbe
riunificato la Germania sotto la propria bandiera. Il caso delle due credo che sia
più ridotto e limitato. Il regime comunista nord-coreano è un regime destinato allo
svuotamento, anzi, è già svuotato. E’ molto verosimile che, se non succede nulla di
più grave, questa situazione si risolva e che le due Coree si riuniscano. Naturalmente
bisogna evitare che in questa lenta transizione qualcuno faccia degli errori.