Appello di 37 docenti alla Corte Europea perché rigetti la sentenza contro il Crocifisso
“Il tentativo di esiliare le idee e i simboli religiosi dallo spazio pubblico sarebbe
temerario”, poiché questi simboli e queste idee “sono parte integrale dell’arazzo
della civiltà europea. Strappando quel filo si disfa tutto l’arazzo”. È quanto sostengono
37 docenti di diritto di undici diversi Paesi, in un documento rivolto alla Grande
Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo, che il prossimo 30 giugno si riunirà
in udienza sul caso della sentenza dello scorso 3 novembre, con la quale una Camera
di sette giudici della Corte di Strasburgo ha vietato l’esposizione del Crocifisso
nelle scuole pubbliche italiane. Nel testo – riportato dal Sir – si chiede di rigettare
quella sentenza, poiché “minaccia inutilmente la grande varietà di simboli religiosi
esposti nei luoghi pubblici di tutto il continente”. “Non ha molto senso" - sostengono
i professori - tentare di creare “un comune denominatore laicista”, La Corte dovrebbe
piuttosto “lasciare agli Stati la libertà d’azione per strutturare le relazioni Chiesa-Stato
in armonia con la rispettiva tradizione, storia e cultura”. “La messa al bando di
un simbolo religioso – afferma Eric Rassbach, direttore del Becket Fund for Religious
Liberty, che ha partecipato alla stesura del documento – è la messa al bando di tutti
i simboli religiosi”. Per Rassbach “anziché annunciare una crociata di Stato contro
la religione, la Corte dovrebbe riconoscere che religione e governo possono porsi
- l’uno accanto all’altro - in armonioso dialogo”. The Becket Fund for Religious Liberty
è un’organizzazione non profit con sede a Washington, fondata 15 anni fa per proteggere
la libera espressione di tutte le tradizioni religiose. (M.G.)