Allarme per le maree nere nel Golfo del Messico e a largo di Singapore
Norme più severe per la sicurezza degli impianti di trivellazione petrolifera. E’
quanto si appresta a mettere nero su bianco il presidente Obama dopo il disastro ambientale
provocato dalla British Petroleum nel Golfo del Messico. Nelle ultime ore, un nuovo
episodio al largo delle coste di Singapore dove una petroliera ha riversato in mare
oltre 2.000 tonnellate di greggio in seguito ad una collisione. Ma perché il ripetersi
di questi incidenti? Si può parlare di responsabilità singole o collettive di un sistema
che andrebbe rivisto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luigi De Paoli, docente di
Economia dell’Energia e dell’Ambiente, presso l’Università Bocconi di Milano. Ascoltiamo:
R. – Si può parlare anzitutto di responsabilità singole, perché
ovviamente chi gestisce una piattaforma oppure chi guida una nave deve farlo al meglio,
anche se qualche volta commette degli errori, o ci sono delle circostanze eccezionali
che inducono ad un incidente. Si può forse anche parlare di responsabilità collettiva,
nel senso che il funzionamento dell’attività economica è guidato dalla massima efficienza
e dai massimi risparmi e quindi, forse, si assumono talvolta dei rischi che potrebbero
anche essere evitati.
D. – Il petrolio continua ad
essere un grande business. Questi incidenti non possono, secondo lei, invertire la
tendenza globale, facendo accendere una discussione seria sulle energie rinnovabili?
R.
– Le due cose al momento sono abbastanza separate. Il petrolio oggi è usato, almeno
per due terzi, per i trasporti. Le fonti rinnovabili per il trasporto oggi sono molto
in ritardo. Voglio dire che si può pensare di usare le fonti rinnovabili, per esempio,
per produrre il bioetanolo o il biodiesel, ma la percentuale di utilizzo di queste
fonti nei trasporti è del tutto marginale. E’ lo è perché siamo agli inizi con queste
tecnologie, ma anche perché – bisogna riconoscerlo – il petrolio è molto più conveniente,
molto più competitivo che non queste fonti alternative. Lo sviluppo delle rinnovabili
che c’è, ci sarà e sarà molto forte nei prossimi anni, nel settore dei trasporti invece
sarà ancora limitato. Possiamo pure dire che dalla prima metà di questo secolo, nel
settore trasporti, il petrolio continuerà ad essere una fonte di energia ancora dominante.
D.
– Non servirebbe a questo punto approfondire la questione di un’etica ambientale seria?
R.
– Sicuramente, c’è bisogno di un’etica ambientale duplice: un’etica ambientale quando
si produce, si trasporta e si consuma energia, in particolare gli idrocarburi e il
petrolio, e un’etica ambientale più generale che va verso un sistema energetico che
tenga sempre più conto dell’impatto ambientale, dei consumi di energia e quindi, in
particolare, delle emissioni di CO2 e dei cambiamenti climatici
che queste emissioni inducono.