Il cardinale Bagnasco all'Assemblea generale della Cei: l'Italia verso il "suicidio
demografico". In conferenza stampa affrontata oggi la questione degli abusi del clero
L’Italia sta andando verso un "lento suicidio demografico": urge una politica che
sia orientata ai figli, a partire dall’introduzione del quoziente familiare. Lo ha
detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco,
aprendo ieri i lavori della 61.ma assemblea generale dei vescovi italiani. Dal porporato,
l’appello a maggioranza e opposizione a fronteggiare con maggior dedizione l’emergenza
lavoro e la crisi economica. Questa mattina, affrontata la questione degli abusi sui
minori commessi dal clero e quella dell'emergenza educativa. Sull'intervento del presidente
dei vescovi italiani, il servizio di Paolo Ondarza:
Famiglia
e lavoro, due realtà fondanti e strategiche per il futuro dell’Italia: il cardinale
Bagnasco chiede ai responsabili della cosa pubblica una politica orientata
ai figli:
“L’Italia sta andando verso un lento suicidio
demografico: il quoziente familiare è l’innovazione che si attende e che può liberare
l’avvenire della nostra società”.
A fronte della crisi economica globale,
il porporato invoca uno sforzo "bipartisan" perché si ridia fiducia ai giovani sul
fronte occupazionale. Bene la riforma del federalismo, se condivisa e rispettosa del
vincolo unitario. L’Unità dell’Italia – ha proseguito il presidente della Cei pensando
al 150.mo anniversario – resta una conquista irrinunciabile, e non si può dimenticare
il contributo dato dai cattolici:
“Il presidente Napolitano,
nel telegramma che mi ha inviato per il convegno genovese, non ha esitato a riconoscere
'il grande contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, spesso pagandone alti
prezzi, alla storia d’Italia e alla crescita civile del Paese'”.
Dall’Italia
alla vita della Chiesa, caratterizzata da una stagione carica di sofferenza e pena
ma – ha rilevato il presidente della Cei – guidata dal Papa, un Pastore all’altezza
delle sfide, testimone della carità, come della trasparenza che la carità esige, intransigente
contro ogni sporcizia fin dai tempi in cui era prefetto della Dottrina della Fede”.
Di fronte alla vicenda della pedofilia, Benedetto XVI – ha osservato il cardinale
Bagnasco – si è caricato per primo lui la croce, invitando poi la Chiesa alla purificazione
e alla penitenza:
“Da lui la Chiesa ha imparato e impara
a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa, a non tacerla o
coprirla. Questo, naturalmente, non significa che si debba subire – qualora ci fossero
– strategie di discredito generalizzato o di destrutturazione ecclesiale”.
Ora,
ha proseguito il porporato, “il nostro primo pensiero è nei confronti delle vittime,
profondamente ferite e tradite nelle attese:
“Ancora
una volta esprimiamo a loro tutto il nostro dolore, il nostro profondo rammarico e
la cordiale vicinanza per aver subito ciò che è peccato grave e crimine odioso. Non
genera in noi stupore il constatare come la sensibilità nei loro confronti sia cresciuta
nel tempo: per la società in generale, ma anche per la comunità cristiana. Così come
c’è una consapevolezza più evoluta oggi per quel che riguarda il delitto di pedofilia,
che può essere anche una patologia ed è certamente peccato terrificante. Per questo,
una persona che abusa di minori ha bisogno – ad un tempo – della giustizia, come della
cura e della grazia”.
“Dalla Chiesa, massimo impegno nel verificare
l’integrità dei sacerdoti, ma – ha detto il presidente dei vescovi italiani – i casi
di indegnità non oscurino il luminoso impegno del clero italiano:
“Le
direttive chiare e incalzanti che da tempo sono impartite dalla Santa Sede confermano
tutta la determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati
i fatti. L’episcopato italiano, dal canto suo, ha prontamente recepito tali disposizioni,
intensificando lo sforzo educativo nei riguardi dei candidati al sacerdozio”.
Parole
anche sul celibato che – ha detto il cardinale Bagnasco – non è mutilazione, ma un’esperienza
di amore realizzante per un sacerdote, chiamato ad essere ‘nel’ mondo, ma non ‘del’
mondo.
“Essere veramente 'nel' mondo, infatti, richiede
un’alterità, esige che siamo 'davanti' al mondo con un volto e un dono da offrire.
Essere 'del' mondo, invece, significa non avere più nulla da dire per la sua salvezza,
e quindi – in fondo – non amarlo davvero”.
Pensando alla società italiana,
il presidente della Cei ha osservato l’esasperazione, oggi, della dimensione della
sessualità, ripetendo l’allarme sulle multinazionali della pornografia, in agguato
dietro l’adozione del digitale terrestre, in se stessa positiva per la tv. Quindi,
un nuovo appello a fronteggiare la sfida educativa:
“Se
per un istante si pone mente agli episodi di certa cronaca scolastica o a taluni fatti
di violenza che si verificano, purtroppo, anche in famiglia come nei piccoli centri,
venendo magari facilmente liquidati come ‘raptus’ mentre con ogni evidenza si tratta
anzitutto di vistosi deficit nella filiera educativa, allora si comprende come si
sia oramai in una situazione in cui il vuoto di valori sfocia immediatamente, senza
più stadi intermedi, nel disagio se non nella disintegrazione sociale”.
Poi,
il ricordo e il cordoglio per i due militari italiani morti in missione di pace in
Afghanistan e il plauso alle Forze dell’ordine per gli importanti risultati nella
lotta alla criminalità organizzata:
“I risultati importanti
che a ripetizione si stanno ottenendo, e che mettono a frutto una perizia e una disponibilità
al sacrificio meritevoli di ogni encomio, se da una parte ci dicono quanto il malaffare
sia radicato nel nostro Paese, dall’altra ci avvertono che il male, anche quello più
organizzato, non è imbattibile”.
I vescovi, infine, confidano in una
rettifica in sede di ricorso alla sentenza sul crocifisso emessa dalla Corte di Strasburgo,
frutto di un malinteso senso di laicità.
La questione pedofilia,
la ricorrenza del 150.mo anniversario dell’unità d’Italia e l’emergenza educativa
sono stati, come detto, i principali temi discussi stamani dai vescovi italiani riuniti
da ieri in Vaticano per la 61.ma Assemblea generale. Dopo la prolusione del presidente
della Conferenza episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco, i presuli si sono soffermati
a discutere in particolare sull’insegnamento del Papa in tema di abusi sui minori
e sulle indicazioni della Congregazione della Dottrina della Fede. Il servizio di
Tiziana Campisi:
Incontrando
i giornalisti per riferire dei lavori della mattina, il segretario della Cei, mons.
Mariano Crociata, ha detto che due sono stati gli aspetti più approfonditi sul tema
della pedofilia: quello del discernimento e della formazione dei giovani candidati
al sacerdozio e quello dell’accompagnamento dei sacerdoti nel loro ministero. Il presule
ha affermato che c’è grande sofferenza e rammarico per coloro che nella Chiesa si
sono resi responsabili di atti così gravi e ha riferito che in Italia sono un centinaio
i procedimenti canonici avviati nell’arco degli ultimi 10 anni. La Chiesa è ferita,
dopo le vittime, con le vittime, ha proseguito il segretario della Cei, perché è stata
stravolta la totalità dei credenti, dei responsabili della vita della Chiesa, ma gli
appelli del Papa ci rendono ancora più vigili e attenti, primariamente per le vittime.
Il proposito, dunque, è quello di una vigilanza più attenta, di una maggiore cura
e di un migliore accompagnamento dei sacerdoti nell’esercizio del loro ministero pastorale.
Non si sono registrati cali di iscrizioni nelle scuole cattoliche, né una diminuzione
di fedeli nelle chiese. E’ segno, ha spiegato mons. Crociata, che i credenti vogliono
affrontare il problema e superarlo, continuare a far crescere la vita della Chiesa.
Il popolo cristiano, ha proseguito il presule, vuole che questo dramma diventi occasione
per un salto di qualità, che non sia un momento di smarrimento e di paura. E piena
disponibilità è stata ribadita da parte dei vescovi a collaborare lì dove si dovessero
registrare casi di abusi, oltre alla volontà di impegnarsi nella vita delle loro diocesi,
per un servizio sempre più autentico, genuino e generoso da parte dei sacerdoti nella
pastorale.
Sulla ricorrenza dell’unità d’Italia, il
segretario della Conferenza episcopale italiana ha osservato che si tratta di una
occasione per tutti gli italiani per risvegliare la memoria della propria storia:
l’essere nazione, la responsabilità di farsi carico gli uni degli altri per crescere
insieme. I cattolici italiani, ha aggiunto, si sentono protagonisti attivi di un cammino
del Paese che guarda al futuro, in una prospettiva di piena condivisione e impegno,
e la Chiesa intende contribuire con tutte le forme possibili, al bene del Paese e
alla sua crescita. Rispondendo poi alle domande dei cronisti a proposito della legge
sulle intercettazioni in discussione in queste ore in Senato e alla Camera dei deputati,
mons. Crociata ha dichiarato che la Chiesa italiana rispetta ciò che il popolo italiano,
attraverso il suo governo e il suo parlamento, esprime nella sua autonomia. Ma auspica
che i beni in gioco nel problema affrontato - che riguardano i singoli individui,
l’ordinamento della giustizia, le esigenze di solidarietà, di giustizia nella vita
sociale e di comunicazione - siano salvaguardati tutti con equilibrio.