2010-05-24 15:41:30

Rapporto sui diritti globali: famiglie italiane sempre più povere


La crisi economica ha due pesi e due misure: se le famiglie italiane sono sempre più povere, manager e dirigenti continuano ad avere stipendi da capogiro: lo afferma il Rapporto sui diritti globali 2010 presentato oggi a Roma. Le famiglie, in particolare quelle numerose, sono sempre più indebitate e hanno mutui per la casa che non consentono alcun risparmio. In sei anni, tra il 2002 e il 2008, il reddito netto familiare ha perso ogni anno circa 1.600 euro tra gli operai e 1700 tra gli impiegati. La Chiesa e il mondo dell’associazionismo continuano a chiedere il sostegno delle istituzioni. Ma in che modo aiutare i nuclei familiari in Italia? Antonella Palermo lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente delle Acli.RealAudioMP3

R. – Innanzitutto, riconoscere il protagonismo delle famiglie. Proprio nei tempi di crisi si vede quanto la famiglia sia l’unica struttura che davvero riesca a modificare il proprio modello, la propria capacità anche di andare incontro alle esigenze delle persone, per adeguarsi ai bisogni di tutti. Eppure noi, troppe volte, l’abbiamo dimenticata e non le diamo adesso quello che necessita, cioè la possibilità effettivamente di esercitare questo suo grande ruolo sociale.
 
D. – Cosa fare, dunque?
 
R. – Ritengo che si debba incidere sul fisco. L’aspetto delle risorse economiche sembra una cosa secondaria, per certi versi, ma non lo è, perché in tempi di crisi i soldi che si hanno a disposizione sono fondamentali, anche per garantire salvezze minime alle persone. Quindi, noi chiediamo che proprio in questo momento, anche se le casse dello Stato non sono floride, si debba rischiare per andare ad investire sulla famiglia. Quindi, il quoziente familiare o altri strumenti, che segnino un netto cambio di passo e che diano protagonismo alla famiglia in quanto tale.
 
D. – Quali le altre richieste?
 
R. – Chiediamo che vengano messi in campo dei servizi, ma dei servizi migliori, più attenti alle esigenze familiari, dei servizi che, in primo luogo, privilegino le famiglie più deboli, meno strutturate, più povere che, in qualche modo, oggi stanno soffrendo di più la crisi - la crisi, ancora una volta, colpisce chi già era in affanno - e in particolare anche quei servizi che possano garantire l’accesso al lavoro per le donne. Noi riteniamo che il lavoro femminile sia una delle grandi strategie per uscire da questa crisi, che non è soltanto una crisi congiunturale, ma una crisi strutturale.
 
D. – Servono anche delle misure stabili, di contrasto alla povertà...
 
R. – Noi come Acli abbiamo proposto di andare a rivedere la Social Card, andando ad ampliarla, cioè a farla diventare davvero uno strumento universale, di contrasto alla povertà, ma mantenendola come una misura familiare, cioè una misura che va ad aiutare le famiglie povere, perché, appunto, in quanto tali oggi soffrono e faticano. In questa direzione noi abbiamo chiesto anche a Caritas italiana, che sappiamo essere una realtà veramente straordinaria nell’aiuto quotidiano, ma anche nell’elaborazione - stando a fianco dei più poveri si rende conto di quali siano i bisogni - di darci una mano proprio per andare a fare delle proposte e a partire da queste o altre, in questo Anno europeo dedicato alla lotta alla povertà, che possano incidere davvero nella vita delle persone.







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