2010-05-24 16:10:06

Inghilterra: le critiche dei movimenti cristiani per gli spot Tv pro aborto


Il primo spot pro aborto della storia della televisione inglese andrà in onda questa sera sull’emittente Channel 4. Lo ha realizzato l’associazione “Marie Stopes International”, un’associazione abortista. Lo spot, della durata di 30 secondi, verrà trasmesso durante la prima puntata di un nuovo show, “The Million Pound Drop” e sarà poi mandato in onda per l’intero mese di giugno. Stasera sarà visibile solo dopo le 21, per i successivi non ci sarà limitazione di orario, comunque si cercherà di non trasmetterli durante i programmi per i minorenni. Non si conoscono i dettagli dello spot, ma è trapelata solo una frase slogan: “Sei in ritardo?” che scorre su immagini di donne preoccupate, mentre sembra che la parola “aborto” non venga pronunciata. Questo è quanto si apprende dal sito del Movimento Giovanile Salesiano che riflette sull’impatto di questa iniziativa. Secondo i responsabili della Marie Stopes è solo uno spot informativo perché le donne sappiano a chi rivolgersi senza essere giudicate. I vescovi inglesi e molte associazioni cristiane, invece, lo criticano perché non fornisce “informazioni complete sullo sviluppo del feto, sulla procedura stessa dell’interruzione di gravidanza, sui rischi cui si espongono le donne e sulle eventuali alternative all’aborto” e perché “è uno spot che reclamizza l’uccisione di bambini non ancora nati”. Simon Calvert del Christian Institute ha protestato che Channel 4 è finanziata con il denaro pubblico: “La gente, già probabilmente turbata nell’apprendere quanto denaro pubblico viene dato all’associazione per eseguire gli aborti, lo sarà ancora di più nel sapere che parte di quel denaro viene usato per promuovere iniziative a favore dell’aborto”. Channel 4 si difende dicendo che saranno i telespettatori a farsi la loro opinione su quanto lo spot cerca di comunicare. Nel Regno Unito vige il divieto di pubblicità pro aborto ma la Msi ha sfruttato un escamotage legale: essendo un’associazione no profit (che riceve oltre 30 milioni di sterline dal servizio sanitario inglese per praticare circa 65mila aborti all’anno) è riuscita a sfruttare il fatto che le organizzazioni senza fini di lucro possono evitare la suddetta restrizione. (M.A.)







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