Beatificazione di Teresa Manganiello: una "saggia analfabeta" innamorata di Gesù
È la figura di una donna semplice, legata alla sua terra, alla famiglia e a Gesù,
quella della Venerabile Teresa Manganiello, giovane vissuta nell’Ottocento, che sarà
beatificata oggi nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Benevento con una celebrazione
officiata dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi: Una
figlia del suolo beneventano, modesta e umile, apparentemente insignificante per il
mondo, ma che verrà annoverata tra i cittadini sicuri del Paradiso: mons. Luigi Porsi,
biografo di Teresa Manganiello e postulatore della sua causa, descrive così la giovane
morta a 27 anni di tubercolosi, che oggi verrà beatificata proprio nella sua Benevento.
Penultima di 12 figli di una famiglia contadina in cui era radicata la fede cristiana,
fin da piccola Teresa sapeva che si sarebbe riservata per uno “Sposo invidiabile”,
Gesù: così rimase in famiglia, prestando a tutti i suoi servigi, in particolare ai
poveri, che accoglieva in casa curandoli con medicine che lei stessa preparava con
le erbe dei campi. Molti la chiamavano la "saggia analfabeta" per la sua scarsa istruzione
unita ad una singolare sapienza spirituale. Innamorata in Dio dei bambini, si prendeva
cura degli orfani, ricordandoli al Padre nella preghiera. L’arcivescovo
Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che oggi
celebrerà il rito, la presenta così, sottolineandone la fama di santità, vivissima
nel territorio quando era ancora in vita: “Dunque, questa figlia
dell’Irpinia, analfabeta delle cose del mondo, ma fin da piccola altamente sapiente
nelle cose di Dio. Anzitutto un grande spirito di penitenza e di mortificazione: non
dobbiamo meravigliarci perché a quel tempo era più sottolineato questo aspetto di
sequela di Cristo crocifisso. Praticava questa virtù della penitenza e della mortificazione
sia in casa che fuori. Una seconda perla dell’abito è la sua preghiera continua”. Suor
Teresa, già terziaria francescana, espresse al superiore dei Cappuccini di Montefusco
l’idea di fondare una Congregazione, della quale fu l’ispiratrice, la ‘pietra angolare’,
ma che non vide mai, perché la tubercolosi la strappò prematuramente da questa vita.
Anche nella morte, però, seppe trasformare il suo letto di malattia in una cattedra
di sapienza, di vita e d’amore. Oggi la Congregazione è diffusa in tutto il mondo
e si occupa dell’educazione dei giovani, della catechesi, della collaborazione pastorale
nelle parrocchie e di attività missionarie, come evidenzia l’arcivescovo Amato: “Le
Suore Francescane Immacolatine trovano ispirazione proprio da questa Santa laica.
E quindi dice a queste suore di mantenersi fedeli al Signore, di rivestirsi dell’abito
splendente della santità e di conservare con gratitudine il grande tesoro della vocazione
religiosa”. Ma l’esempio della futura beata è valido per tutti:
è un messaggio di gioia per i giovani che vogliono essere portatori di armonia in
famiglia e di pace nel mondo, come conclude mons. Amato: “Teresa
dice di vivere integralmente le promesse battesimali, di non tradirle. Fu fedele nella
sua semplicità. Consegna ai giovani un messaggio di gioia: si può dire che in questa
donna la grazia del Signore l’ha purificata da ogni macchia; si potrebbe dire, addirittura,
che ha continuato a vivere l’innocenza battesimale”.