2010-05-21 15:38:07

Il Senato Usa approva la riforma di Wall Street


Via libera della Camera bassa del parlamento tedesco, il Bundestag, al piano di aiuti europeo da 750 miliardi di euro. Il provvedimento, che fissa il contributo della Germania in circa 148 miliardi, passa ora all’esame del Senato, il Bundestrat, e dovrebbe diventare legge entro oggi. In Spagna i sindacati minacciano lo sciopero generale all’indomani del varo delle misure anti crisi da parte del governo che consistono in tagli agli stipendi nel pubblico impiego. Nuovo sciopero generale anche in Grecia, probabilmente a metà giugno contro la riforma delle pensioni, dopo quello di ieri che ha visto in piazza 20 mila persone. Intanto, mentre anche l’Italia è al lavoro sulla nuova manovra finanziaria, a Bruxelles prosegue la task force europea per discutere di come rafforzare la vigilanza sui conti pubblici dei Paesi membri. Sempre questi temi sono stati al centro dell’incontro di ieri a Parigi tra il presidente francese Sarkozy e il neo premier britannico Cameron. Ieri, intanto, nel giorno in cui Wall Street è scesa sotto i 3 punti percentuali trascinando al ribasso le piazze europee, il Senato degli Stati Uniti ha approvato con maggioranza bipartitica, l’attesa riforma del settore finanziario fortemente voluta dal presidente Obama. La normativa dovrà essere ora armonizzata col testo approvato dalla Camera dei rappresentanti. Secondo la Casa Bianca servirà a proteggere la più vasta economia mondiale e il popolo americano dagli sconvolgimenti degli ultimi anni, senza punire le banche. Quali dunque i contenuti più importanti in tal senso? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Diego Valiante ricercatore al Ceps Centro studi di politica europea di Bruxelles:RealAudioMP3

R. – La riforma ha tre obiettivi principali: la riduzione del rischio sistemico, incrementare la trasparenza del mercato ed alzare quindi il livello di protezione dei consumatori e dei piccoli investitori. Per raggiungere questi tre obiettivi, la riforma punta su nuovi meccanismi di supervisione, innanzitutto, e su una maggiore regolamentazione delle grandi istituzioni finanziarie, tramite maggiore trasparenza e tramite vincoli che vengono posti alle loro attività. S’interviene dando più potere alla Federal Reserve, con maggiore protezione per i cittadini nel caso in cui una di queste istituzioni dovesse fallire, e la creazione di un Consiglio che lancerà un segnale di avvertimento nel caso in cui ci siano problemi dal punto di vista finanziario.
 
D. – Dal punto di vista dei consumatori, forse l’elemento principale di questa riforma è la creazione di una nuova agenzia per la loro protezione. Quali poteri avrà?
 
R. – Avrà un controllo diretto sulle pratiche di vendita effettuate dalle istituzioni finanziarie verso i piccoli consumatori, gli investitori, e avrà poteri diretti di intervento per bandire determinate pratiche o comunque per controllare i termini con cui queste pratiche vengono effettuate. Sicuramente, farà crescere la protezione per i consumatori, da un lato, e migliorerà la stabilità finanziaria del sistema.
 
D. – Lei ritiene che in questo momento un provvedimento del genere basterà a tranquillizzare anche i mercati mondiali?
 
R. – Sicuramente servirà a calmare le acque nel breve periodo; però, i mercati guardano molto all’Europa e si aspettano dall’Europa, e soprattutto dall’Eurozona, una risposta sia dal punto di vista della stabilità finanziaria – quindi non solo delle istituzioni finanziarie, ma anche dei governi, delle finanze pubbliche – che dal punto di vista dei consumatori. L’Europa deve trovare una soluzione che sia una soluzione propria. Ci serve un passo in avanti più forte…

Thailandia
In Thailandia ripristinato l’ordine a Bangkok dopo i disordini degli ultimi giorni. Lo ha annunciato il premier Vejjajiva in un discorso televisivo in cui ha lanciato un appello alla riconciliazione. Intanto, sono almeno una novantina le vittime e circa 1.800 i feriti per gli episodi di guerriglia urbana in seguito all’assalto dei militari contro le "camice rosse" anti-governative. Ma l’esercito ha davvero assunto il controllo della capitale? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok: RealAudioMP3

R. - Ci sono ancora alcune sacche di resistenza, non tanto nella zona centrale, che ormai è stata messa quasi completamente in sicurezza, ma in alcune aree “esterne”. Il coprifuoco è confermato per questa notte e per domani; sono stati creati dei gruppi di pronto intervento misti – polizia, esercito e vigili del fuoco – per intervenire dove potrebbero verificarsi altri casi di incendio.
 
D. – Il bilancio dei danni e delle vittime è stato veramente molto pesante: avrebbe potuto essere sicuramente peggiore se le “camicie rosse” non si fossero arrese. Ma possiamo dire che la crisi in Thailandia si sia risolta così?
 
R. – No: probabilmente no. Ha colpito anche noi cronisti, anche noi reporter, qui, il fatto che la resistenza in fondo sia stata abbastanza limitata, conoscendo un po’ le potenzialità di questa protesta. Evidentemente, già da qualche giorno prima della tragica conclusione, una parte della protesta era finita nella clandestinità ed è pronta a riemergere – armata, molto probabilmente – nelle province e forse anche nella stessa capitale, da qua a qualche tempo.
 
D. – In questo momento, come sta reagendo il governo nei confronti di quelli che sono stati i leader della protesta? Sono stati tutti rintracciati o sono ancora comunque in latitanza?
 
R. – Diciamo che i leader storici della protesta, quelli che hanno organizzato le “camicie rosse”, quindi il mito della democrazia contro la dittatura, sono stati tutti arrestati. Però, l’impressione è che il governo stia usando un po’ un guanto di velluto nei loro confronti. Occorre anche pensare ad una riconciliazione nazionale, occorre pensare ad un futuro che sarà anche verso le elezioni, probabilmente il prossimo anno; una repressione indiscriminata potrebbe soltanto aggravare la crisi e il governo ne è ben cosciente.
 
D. – La figura di Shinawatra esce rafforzata da questa situazione, o indebolita?
 
R. – Ufficialmente ne esce molto indebolita a tal punto che anche le “camicie rosse” non riuscivano più a dare molto credito alla sua leadership. Però è anche vero che il suo potere resta forte: in qualche modo, il governo e le stesse “camicie rosse” dovranno tenerne conto.
 
Coree
Gli Stati Uniti premono per una reazione forte nei confronti della Corea del Nord accusata di aver affondato una nave da guerra sud coreana a marzo. Non si placa la tensione fra le due Coree. Pyongyang ha rinnovato le sue minacce contro Seoul che chiede giustizia alla comunità internazionale. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

L’attacco di Pyongyang rappresenta una chiara provocazione e una violazione dell’armistizio firmato alla fine della guerra del '53. Così durante l’odierna riunione di emergenza del Consiglio Nazionale di Sicurezza la presidenza sudcoreana che ha invitato i ministeri competenti ad individuare misure risolute contro la Corea del Nord per evitare il ripetersi di simili episodi. Nello stesso tempo, però, Seoul ha chiesto prudenza. La situazione è delicata, dunque, bisogna ridurre al minimo le possibilità di sbagliare le mosse e provocare reazioni gravi. Tra le ipotesi al vaglio, in accordo con gli Stati Uniti, l’eventualità di innalzare il livello d’allerta nei confronti del Paese vicino che peraltro in queste ore è tornato a minacciare definendo il momento attuale “una fase di guerra”. Nel caso in cui il Sud tenterà di far approvare sanzioni internazionali Pyongyang ha promesso una punizione spietata annunciando che straccerà il patto di non aggressione. Seoul, secondo le dichiarazioni del ministro della Difesa, ha intenzione di far pagare il regime per l’attacco contro la nave sudcoreana. L’appoggio della comunità internazionale non manca. Serve una risposta forte, ha detto il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, che oggi a Tokyo ha incontrato il ministro degli Esteri nipponico per discutere della questione. Le consultazioni sono cominciate. Russia e Cina, però, frenano sulla possibilità di nuove sanzioni da parte del consiglio di sicurezza dell’ONU.
 
Pakistan
In Pakistan i talebani hanno giustiziato due uomini considerati spie degli americani facendoli saltare in aria dopo avergli messo addosso una carica di esplosivo. Lo ha riferito una fonte dell'intelligence locale presente sul posto. Teatro dell’esecuzione la regione del Waziristan del nord, al confine con l’Afghanistan.

Striscia di Gaza
Nuovi raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza. Bombardati alcuni tunnel scavati dai miliziani – secondo l’intelligence dello Stato ebraico – al fine di attaccare oltre il confine. Gli attacchi non hanno provocato vittime. Intanto cresce la tensione a Rafha, nel sud della regione, dopo che nei giorni scorsi il governo di Hamas ha ordinato la demolizione di altre case abusive costruite da palestinesi precedentemente sfrattati a ridosso della frontiera dall’esercito israeliano.

Afghanistan
In Afghanistan, ritrovati in una zona montagnosa nei pressi di Kabul i cadaveri della sciagura aerea di lunedì scorso. Rinvenuti inoltre pezzi del velivolo che si è schiantato con 43 persone a bordo mentre era diretto nella capitale. Ancora da chiarire le esatte cause del disastro, forse dovuto alle cattive condizioni meteorologiche.

Somalia
Continuano le tensioni politiche in Somalia tra le massime autorità del governo di transizione. Di pari passo, proseguono pure gli scontri a Mogadiscio. Il presidente Sharif Sheikh Ahmed sarebbe tornato sui suoi passi e avrebbe deciso di non licenziare più primo ministro ed esecutivo, mentre nella capitale sono segnalate nuove violenze tra le forze governative e i ribelli Shabaab.

Turchia-Somalia
Al via oggi in Turchia, a Istanbul, la conferenza internazionale sulla Somalia sotto l’egida dell’Onu. Al vertice, che si concluderà domenica, prendono parte alti rappresentanti di 55 Paesi e di 12 organizzazioni internazionali assieme al numero uno del Palazzo di Vetro Ban Ki-moon. I lavori entreranno nel vivo domani quando saranno discusse questioni di politica e sicurezza. Domenica invece il tema centrale sarà la ricostruzione e lo sviluppo del Paese africano.

India
E’ salito a 27 il bilancio delle vittime del ciclone tropicale Laila che si è abbattuto tre giorni fa sulla costa sud-orientale dell’India. Nello Stato dell’Andhra Pradesh si contano oltre 50 mila sfollati nei centri allestiti dal governo. Le autorità hanno deciso di mantenere lo stato di allerta, nonostante sia diminuita l’intensità del vento e della pioggia. Secondo l’ultimo bollettino meteorologico il ciclone è stazionario, ma nelle prossime 24 ore si muoverà verso nord.

Dalai Lama
Il Dalai Lama dialogherà con gli internauti cinesi attraverso il social network Twitter. La massima giuda spirituale tibetana ha infatti accettato l’invito a rispondere a 250 domande poste da oltre mille cittadini cinesi, avanzato da uno scrittore dissidente cinese residente negli Stati Uniti. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
  Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 141
 
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