2010-05-21 16:01:54

Annunciata la creazione della prima cellula artificiale in grado di riprodursi


Ha suscitato scalpore nel mondo scientifico la notizia, pubblicata ieri dalla rivista Science, della prima cellula artificiale costruita in laboratorio e capace di dividersi e moltiplicarsi come qualsiasi altra cellula vivente. Il risultato è stato raggiunto negli Stati Uniti presso l’istituto del genetista Craig Venter. Il presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Elio Sgreccia, ha affermato ai nostri microfoni che non si tratta ancora della creazione di una vita artificiale ma piuttosto di manipolazione, trasformazione. Un progresso - ha aggiunto - che comunque richiama il senso di responsabilità dei protagonisti della ricerca. Ma qual è la reale portata dell’esperimento portato a termine dal gruppo americano che fa capo a Venter? Marco Guerra lo ha chiesto al genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Bambino Gesù: RealAudioMP3

R. - L’originalità del suo lavoro è l’originalità dell’assemblaggio: aver cioè creato dapprima un cromosoma artificiale e aver capito il numero minimo di informazioni che sono indispensabili a propagare quel cromosoma e "dare origine" – lo diciamo tra virgolette – ad una vita. Aver adesso inserito questo all’interno di una cellula, significa aver dato origine ad una cellula che è in grado di riprodursi. Naturalmente questo non ha niente a che fare con l’idea che qualcuno pensa di creare organismi pluricellulari animali o umani. Le cellule che ha elaborato Craig Venter sono cellule singole che hanno teoricamente una possibilità di grandi funzioni, ma rimangono sicuramente confinate a specifiche domande nel mondo unicellulare.

 
D. – Quali saranno i passi successivi, secondo lei?

 
R. – E’ chiaro che andrà avanti, creando organismi sempre unicellulari, ma sempre più complessi, che saranno in grado di creare domande. Non dimentichiamoci che Craig Venter, oltre ad essere un ricercatore importante, è sicuramente anche un gran commerciante, con una ditta quotata in borsa e quindi intravede chiaramente quelle che possono essere le ricadute di questo tipo di attività nel campo applicativo: dal possibile disintossicare l’ambiente, ad esempio, da un inquinamento di petrolio o lo sviluppo di vaccini, o la produzione su larga scala delle molecole che potrebbero avere un interesse terapeutico. La ricerca moderna ci insegna che noi possiamo fare previsioni a breve termine – diciamo cinque anni – dopo di ché non siamo in grado di farlo più. Certamente però oggi possiamo pensare che da questo punto di partenza, Craig Venter cercherà di elaborare, sempre con singole cellule, delle strutture un po’ più complesse.

 
D. – Quindi è un evento che può avere ricadute positive...

 
R. – Assolutamente sì. La mia interpretazione più semplice di quello che può essere un beneficio per l’umanità è proprio lo sviluppo di un vaccino piuttosto che di molecole che possano avere un effetto farmacologico. Io naturalmente non trascuro le possibili ricadute negative. Non dimentichiamoci che c’è un concetto che domina il mondo di questi tempi e che è la paura della guerra biologica: nel momento in cui si crea un organismo contro il quale né animali né uomini sono predisposti a rispondere, chiaramente siamo in presenza di un qualcosa che è un potenziale pericolo. Poi evidentemente ci sono dei codici etici che il mondo della ricerca si dà e che non dovrebbero essere superati. Ma come lei mi insegna, ci può essere sempre uno scienziato "pazzo" che potrebbe venire in possesso di questa struttura. Quindi, direi che vedo più aspetti positivi che aspetti negativi: l’aspetto più negativo – ripeto - è quello di creare un qualcosa che sfugga dal controllo o che sia destinato alla distruzione dell’umanità. Non disegnerei in questo momento uno scenario di questo tipo.

 
D. – Invece dal punto di vista etico, qual è la posta in gioco?

 
R. – La posta in gioco è che si crei un qualcosa che non sia fatto nell’interesse dell’uomo, ma contro l’uomo. Questo è l’unico problema etico. Io – lo ripeto – in questo momento vedo possibili ricadute a beneficio dell’umanità. In questo senso credo che eticamente siano accettabili esperimenti di questo tipo. Non diventeranno più accettabili nel momento in cui verrà fatto qualcosa contro l’uomo.

 
D. – Insomma nessun pericolo da scongiurare nel campo dell’eugenetica?

 
R. – Non penso nell’eugenetica ma alla creazione di batteri rivolti verso la distruzione dell’umanità. Questo è l’unico reale e concreto problema che in questo momento mi pare di vedere da questo esperimento.  







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