La Chiesa si schiera per uno sviluppo sostenibile dell’Orissa
L’industrializzazione “va bene, ma non può in alcun modo avvenire sulla pelle delle
persone”. La chiesa locale dell’Orissa pone l’accento sui rischi legati all’apertura
del nuovo impianto siderurgico dalla multinazionale sudcoreana “Posco”, che ha vinto
un appalto record da 52 miliardi di rupie (circa 9,8 miliardi di euro) per conquistare
il diritto di sfruttare i terreni dell’Orissa per la produzione industriale. Parlando
ad AsiaNews, padre Ajay Kumar Singh, sacerdote e attivista dell’arcidiocesi di Cuttack-
Bhubaneswar esprime vicinanza a quanti rischiano di essere cacciati dalla propria
terra con la forza: “La Chiesa sostiene il diritto a protestare in maniera pacifica,
anche perché a subire questi sorprusi sono le comunità ai margini: quelle degli operai
e dei contadini”. Mons. Lucas Kerketta, vescovo di Sambalpur, ha invece rivolto un
appello al governo affinché si interessi “prima delle necessità della propria gente,
e poi alla mera industrializzazione” del territorio. Anche alla luce del fatto che
“ogni questione sospesa, come la rilocazione e le prospettive di vita, si può risolvere
in maniera amichevole”. Secondo i termini dell’accordo, il primo ministro dell’Orissa
Naveen Patnaik ha garantito al governo federale e ai vertici della “Posco” l’utilizzo
di oltre 4mila acri di terreno: di questi, 3.500 sono di proprietà governativa. Ma
gli abitanti dei restanti acri – dove sorgono i villaggi di Dhinkia, Nuagaon e Gadakujanga
– si oppongono alla requisizione delle loro terre. Oggi, la polizia è entrata nell’area
di Kalinganagar e ha demolito con la forza alcune case. Nel pomeriggio, è prevista
una manifestazione di protesta contro questo modo di fare. Secondo Patnaik, invece,
si tratta di un’occasione da non perdere: l’impianto delle acciaierie porterà posti
di lavoro e possibilità di sviluppo per tutta l’area. Un rapporto del Consiglio nazionale
di ricerca economica applicata conferma: “Grazie al progetto, avremo un incremento
del Prodotto interno lordo statale dell11,5% entro il 2016. Le nuove fabbriche forniranno
870mila nuovi posti di lavoro in tutti i settori, nel giro di 30 anni”. Ma tutto questo,
ricorda padre Singh, “avviene sulla pelle dei locali. La Chiesa si schiera accanto
a loro e ricorda al governo che è lo sviluppo umano, e non industriale, il primo impegno
da mantenere. Lo Stato dell’Orissa sta lavorando come se fosse un agente della compagnia:
eppure quei terreni producono già, nel campo agricolo”. (M.G.)