Il Papa all'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti: apprezzo la libertà di culto che
avete nel vostro Paese
Gli Emirati Arabi sono uno Stato musulmano che difende la libertà di culto e la dignità
dei molti lavoratori stranieri che lo hanno scelto come Paese d’adozione, e questo
è motivo di grande soddisfazione per la Santa Sede. Lo ha detto questa mattina Benedetto
XVI nell’udienza concessa all'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti presso la Santa
Sede, la signora Hissa Abdulla Ahmed Al-Otaiba, prima a ricoprire questo incarico
dalla stipula delle piene relazioni diplomatiche tra Santa Sede e la nazione islamica,
avvenuta il 31 maggio 2007. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Un avvenimento
di particolare buon auspicio”. Così Benedetto XVI ha definito l’udienza che lo ha
portato a incontrare in Vaticano la prima rappresentante diplomatica degli Emirati
Arabi Uniti. Alla poliglotta e plurilaureata ambasciatrice, con studi perfezionati
in America e Svizzera, e madre di 4 figli, il Papa ha voluto affidare il proprio compiacimento
per come lo Stato islamico gestisce gli equilibri interni di una nazione grande come
l’Austria, ricca di petrolio e gas naturali, che conta 4 milioni di abitanti e il
70 per cento di lavoratori stranieri, in arrivo dal Medio e dall’Estremo Oriente.
Questo, ha affermato il Pontefice, “arricchisce lo Stato non solo con il loro lavoro,
ma anche con la loro presenza, che diventa occasione per un incontro fecondo e positivo
tra il grande mondo delle religioni, delle culture e dei popoli”: “The
openess of the United Arab Emirates… L'apertura degli Emirati Arabi
Uniti nei confronti dei lavoratori stranieri, richiede un impegno costante per rafforzare
le condizioni necessarie per una convivenza pacifica e il progresso sociale, e deve
essere lodato. Vorrei notare con soddisfazione che vi sono diverse chiese cattoliche
costruite su terre donate da parte delle autorità pubbliche. E’ desiderio della Santa
Sede che questa collaborazione possa continuare e svilupparsi, in base alle crescenti
necessità pastorali della popolazione cattolica che vi abita”. La libertà
di culto, ha notato Benedetto XVI, “contribuisce in modo significativo al bene comune
e porta armonia sociale in tutte quelle società in cui è praticata”. Come pure “l'amore
di Dio e il rispetto per la dignità del prossimo” che, ha osservato, orienta la diplomazia
della Santa Sede e “forma la missione della Chiesa cattolica nel servizio alla comunità
internazionale”, con lo scopo di promuovere la pace e lo sviluppo integrale, i diritti
e “l'autentico progresso di tutti, senza riguardo per razza, colore o credo”: “Indeed,
it is towards men and women… Infatti, è nei confronti degli uomini
e delle donne, intesi come unici nella loro natura conferita da Dio, che ogni politica,
cultura, tecnologia e sviluppo sono rivolti. Ridurre gli obiettivi di questi sforzi
umani unicamente a fini di lucro o di convenienza potrebbe rischiare di far perdere
la centralità della persona umana nella sua integrità, come bene primario da salvaguardare
e valorizzare”. Ecco perché, ha insistito il Papa, la Santa Sede si
spende “al fine di mantenere una visione chiara e autentica dell'uomo sulla scena
internazionale e al fine di esprimere nuove energie a servizio di ciò che è meglio
per lo sviluppo di popoli e nazioni”. Assicuro, ha terminato Benedetto
XVI, “il desiderio dei cristiani cattolici presenti nel suo Paese di contribuire al
benessere della vostra società, di vivere una vita timorata di Dio e di rispettare
la dignità di tutti i popoli e le religioni”.