Il cardinale Rylko: no alla fuga dei cristiani dalla politica, ma impegno senza complessi
d'inferiorità
“Il servizio più grande che noi cristiani siamo chiamati ad offrire al mondo di oggi,
quindi anche al mondo della politica, è quello di dare testimonianza a Cristo”. Così
il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici aprendo
questa mattina a Roma i lavori della 24.ma plenaria del dicastero vaticano sul tema
“Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Sabato le conclusioni. Partecipano
all’assemblea membri e consultori provenienti dai cinque continenti. Tra gli interventi
della mattinata quello del rettore dell’Università Cattolica, il prof. Lorenzo Ornaghi.
Questo pomeriggio invece sarà la volta delle relazioni del cardinale Camillo Ruini
e di mons. Rino Fisichella. Il servizio è di Paolo Ondarza.
“Anche a
noi oggi, come a Paolo duemila anni fa, Cristo consegna un compito importante: portare
il Vangelo negli aeropaghi del mondo post-moderno, nella cultura, nell’economia, nella
politica. Così il cardinale Rylko ribadendo l’ugenza espressa da Benedetto XVI di
una generazione di laici cristiani impegnati in politica. Si tratta – ha proseguito
di un mandato impossibile all’uomo senza l’aiuto di Cristo, in un contesto di secolarismo
imperante, di neopaganesimo, di relativismo, dove Dio è il grande escluso e dove la
fede - come conferma la decisione della Corte europea sul Crocifisso nelle aule scolastiche
- è rigorosamente confinata nel privato. “Il laico cristiano è un uomo di speranza,
per questo di fronte alle sfide, agli attacchi sfrenati, alle aperte persecuzioni
del mondo contemporaneo dimentico del valore della persona umana, del matrimonio e
della famiglia, egli non è chiamato ad una fuga: deve risocprire il proprio diritto-dovere
di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita politica dei propri Paesi,
senza complessi di inferiorità”. Il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici
ha evidenziato benefici e vulnerabilità del sistema democratico: se impostato correttamente
– ha detto - porta enormi vantaggi nella vita individuale e sociale, ma le derive
totalitarie, provocate da agnosticismo e relativismo, sono reali: “Strana tolleranza
– ha commentato - quella che non tollera voci che si chiamino fuori dal “pensiero
politicamente corretto”. Ecco perché occorre un rinnovato impegno dei cristiani nella
vita pubblica. Eppure – ha aggiunto il porporato – anche tra i cristiani oggi si registra
un sentimento di disaffezione per la politica, inquinata da corruzione, carrierismo,
scandali morali. Insieme a questo, alle urne troppo spesso i cattolici palesano mancanza
di coerenza con la propria fede. Sul tema della 24.ma assemblea plenaria ascoltiamo
lo stesso cardinale Rylko.
R.
– Raccogliendo l’invito del Santo Padre ad operare per la formazione evangelica e
l’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici, impegnati in politica,
quest’anno abbiamo incentrato la nostra Assemblea plenaria proprio sull’impegno dei
laici nella vita pubblica e in particolare nella comunità politica. Un tema di scottante
attualità, in considerazione dello scadimento anche morale della politica e della
generale disaffezione della gente sfiduciata e scettica nei confronti di chi gestisce
la cosa pubblica. Oggi è davvero urgente restituire alla politica l’anima che le è
propria, recuperando ad esempio il significato del servizio al bene comune, ricostruendo
una sensibilità morale e una solida base di valori condivisi, promuovendo soprattutto
il concetto di una laicità davvero aperta, non ostile a Dio né timorosa di farlo entrare
nella vita pubblica.
D. – Di fronte a questa sfide,
che vengono rivolte poi ai fedeli di tutti i continenti, quindi di tutto il mondo,
qual è l’impegno dei laici?
R. – La posta in gioco
è alta, perché si tratta della difesa della persona umana, della sua dignità, della
sua vocazione trascendente e dei suoi diritti inalienabili, radicati nella legge naturale
e perciò non negoziabili. E’, dunque, molto vasto il campo d’azione che si apre davanti
ai nostri laici, uomini e donne, chiamati ad essere sale della terra e lievito evangelico,
per trasformare il mondo in cui vivono dal di dentro. E’ ovvio, la Chiesa non si identifica
con alcun sistema né partito politico, però ha grande stima dell’opera di quanti si
dedicano al servizio del bene comune, assumono il peso delle relative responsabilità,
e vede nella politica una nobile vocazione, un’alta espressione della carità. Per
questo è così importante oggi che i cristiani laici, impegnati nella vita pubblica,
ricevano la formazione necessaria per potervi testimoniare la loro fede in Gesù Cristo
con coraggiosa coerenza, perché è proprio restando fedeli a se stessi, alla propria
identità battesimale, che essi concorreranno davvero alla rinascita della politica
di cui tanto c’è bisogno.