Mons. Zimowski: gli aiuti economici per la salute nei Paesi poveri non devono perseguire
secondi fini
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e le sfide internazionali in ambito sanitario
sono al centro dell’Assemblea Mondiale della Sanità in corso a Ginevra, in Svizzera.
Alla riunione, che si concluderà venerdì prossimo, è intervenuto, ieri il presidente
del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski,
capo della delegazione della Santa Sede alla 63.ma Assemblea Mondiale della Sanità.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’arcivescovo
Zimowski sottolinea i crescenti successi raggiunti “nella riduzione della mortalità
infantile, nel controllo della malaria, nell’aumento dell’accesso ai farmaci antiretrovirali
per le persone colpite da Aids, nel trattamento e nell’abbassamento del tasso di incidenza
della tubercolosi”. La delegazione della Santa Sede esprime però il proprio “dissenso
per i programmi che promuovono l’aborto e l’uso di mezzi contraccettivi”. Si devono
invece moltiplicare iniziative che incoraggiano “il conseguimento della maturità personale
nella sessualità e nell’amore reciproco, nell’assumere quelle decisioni che sono proprie
del rapporto coniugale, in accordo con le norme morali”. Il presule rinnova quindi
l’appello, già lanciato dal Papa nell’Enciclica 'Caritas in veritate', alla “collaborazione
della famiglia umana” per rafforzare anche i sistemi sanitari. Per evitare un’assistenza
sociale di tipo paternalistico, che è umiliante per quanti si trovano nel bisogno,
“la solidarietà delle nazioni ricche nei confronti dei Paesi poveri deve essere strettamente
collegata con il principio della sussidiarietà”. “Gli aiuti economici per essere veramente
tali – osserva mons. Zimowski – non devono perseguire secondi fini”. “Devono essere
erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori
economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese
le Chiese locali”. Il presule, oltre a ribadire il diritto alla vita dal concepimento
fino alla morte naturale, ricorda infine il problema dei prodotti medicali falsificati,
che rappresenta un notevole rischio per la salute pubblica. “C’è bisogno – conclude
mons. Zimowski – di un codice etico comune nel settore della produzione e distribuzione
dei prodotti medicali”.