Calma sostanziale a Bangkok: si spera in tentativi di mediazione
È sostanzialmente calma la situazione questa mattina a Bangkok, nel quinto giorno
dall'inizio dell'ultima serie di scontri tra le “camicie rosse” e l'esercito. Anche
a Din Daeng e Bon Kai, dove più intense sono state le recenti violenze che hanno causato
sinora 37 morti e 300 feriti, regna il silenzio. La proposta di tregua fatta ieri
da Nattawut Saikua, uno dei leader dei sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra,
è stata definita “senza senso” dal vicepremier, Suthep Thaugsuban, Ma la scelta di
non agire dei militari, dopo l'ultimatum per lo sgombero della cittadella rossa scaduto
ieri, fa pensare che il contatto dietro le quinte non si sia interrotto. Uno dei leader
delle camicie rosse ha affermato di aver accettato di partecipare ai colloqui con
il governo per evitare ulteriori vittime negli scontri. Sempre le “camicie rosse”
hanno ammesso che i manifestanti sono finanziati direttamente dall'ex premier, Thaksin
Shinawatra, in esilio volontario dopo essere stato deposto da un golpe e per sfuggire
a una condanna per corruzione. Lo riporta il quotidiano Bangkok Post, dopo che le
autorità hanno congelato i beni di 106 società e individui vicini al magnate, tra
cui diversi deputati del partito Puea Thai, che raccoglie i filo-Thaksin. Mentre il
governo sembra continuare ad aggiungere alla “lista nera” altri leader della protesta,
secondo diversi osservatori stanno emergendo segni che il congelamento dei fondi abbia
avuto effetti immediati, con alcuni tra i più importanti capi che si sono trovati
con il bancomat bloccato.