Nucleare: accordo siglato tra Iran, Turchia e Brasile . " Un raggiro" secondo Israele
L’Iran trasferirà 1.200 chili di uranio a basso arricchimento in Turchia per vederselo
restituito al 20% come combustibile nucleare per usi civili. È questo, secondo le
parole del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, il punto centrale dell'accordo
a tre siglato questa mattina a Teheran con Brasile e Turchia. Secondo l’Iran, l’intesa
prova la legittimità del suo programma nucleare e permette alla comunità internazionale
di aprire colloqui basati su onestà, giustizia e rispetto reciproco, evitando nuove
sanzioni. Scettico Israele che parla di un “raggiro” e cauta anche l’Unione Europea,
per la quale l’accordo va nella giusta direzione ma non risponde a tutte le preoccupazioni.
Il prossimo passo secondo la Francia spetta ora all’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea). Come valutare dunque i termini di questo accordo anche in relazione
ai precedenti tentativi d’intesa? Al microfono di Gabriella Ceraso, risponde Maurizio
Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo: R. – Sarei
di parere positivo, anche se, prendendo a prestito il gioco delle carte, vorrei vedere
se non è bluff. In realtà, questa era già una proposta fatta dal Gruppo dei cinque
più uno, cioè i cinque membri del Consiglio di Sicurezza più la Germania. L’accordo,
però, si prevedeva in Russia: in questo caso, invece, si fa in Turchia, Paese confinante
con l’Iran, e ciò sicuramente potrebbe portare a una diminuzione dei sospetti e delle
tensioni. Va sempre ricordato, comunque, che dal nucleare civile si può passare al
nucleare militare. E questo è un problema che si pone a livello globale. Ci sarà,
comunque, la necessità di un sistema di controllo dell’arricchimento del materiale
fissile, perché non sia lasciato internamente agli Stati, altrimenti si potrebbe appunto
procedere ad uno sviluppo dell’arma nucleare. D. – Come commenta
il fatto che, immediatamente dopo l’accordo, Ahmadinejad abbia ribadito: “Noi andiamo
avanti con l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, comunque”… R.
– Per certi versi, possiamo considerare quello dell’Iran come un atteggiamento sicuramente
non collaborativo sulla scena internazionale. La dichiarazione di un ulteriore arricchimento
lascia abbastanza perplessi, questo è poco ma sicuro. Ripeto sempre, però, che noi
dobbiamo vedere, al di là delle dichiarazioni che vengono fatte, gli atti concreti
che seguono a queste dichiarazioni. D. – Ci sono i termini per
una sicurezza maggiore a livello internazionale? R. – Bisogna
arrivare ad un accordo, per cui i poteri dell’Aiea siano maggiori. Attualmente, i
tempi di ispezione sono troppo lunghi e sicuramente non offrono quella sicurezza. D.
– A chi tocca ora il prossimo passo, all’Aiea? Esistono dei protocolli in tal senso? R.
– Sì, dovrebbe esserci il suo intervento, ma non è che l’Agenzia unilateralmente decida
di aumentare il proprio potere: serve che siano fatte determinate deliberazioni in
sede di Nazioni Unite. D. – Saranno evitate le sanzioni, visto
che anche Stati Uniti, Russia e Francia consideravano questo tentativo di mediazione
come l’ultimo? R. – Speriamo che effettivamente si possa arrivare
ad un clima diverso nei rapporti internazionali. D’altronde, l’Iran è un Paese molto
particolare, un Paese ricordiamo persiano, non arabo. Ha una cultura molto diversa
dalla nostra, ma certamente è molto più vicina di quello che possiamo immaginare.
Rimangono problemi, come sappiamo, anche di democrazia interna.