Il nunzio in Sri Lanka: l'impegno della Chiesa per la pace
La Chiesa dello Sri Lanka “sta facendo ottimi passi avanti nella ricostruzione non
solo delle strutture, ma anche delle vite di chi ha subito la lunga guerra civile".
E’ quanto sottolinea ad AsiaNews il nunzio apostolico in Sri Lanka, l’arcivescovo
Giuseppe Spiteri, aggiungendo che "nel nord del Paese c’è un percorso ancora molto
lungo, che va fatto insieme”. Nei giorni scorsi il presule ha compiuto la propria
visita pastorale nelle parrocchie, nei seminari, negli orfanotrofi e nei campi degli
sfollati delle aree di Jaffna, Trincomalee, Batticaloa e Mannar. Il nunzio si è dichiarato
“soddisfatto” per l’impegno della Chiesa nei confronti delle vittime di guerra. “Ci
sono aspetti negativi e aspetti positivi in tutta questa storia, ma molto deve ancora
essere fatto”. “Vorrei che tutti – osserva mons. Spiteri - potessero guardare a questa
vicenda con una mente aperta, anche perché si deve capire che non è così facile spostare
del tutto delle comunità, da un giorno all’altro. Bisogna trovare soluzioni in maniera
matura”. Alla presenza del nunzio è stato inaugurato il progetto “Rete da pesca Vic-Jaf”,
creato dalla Caritas di Jaffna. Si tratta di una struttura che aiuterà le vittime
della guerra e quelle dello tsunami, dando loro una maniera per mantenere il proprio
stile di vita. Per mons. Spiteri, “è una grande consolazione, vedere un aiuto concreto
alla popolazione dei pescatori della penisola di Jaffna”. Consolante è anche il fatto
che il numero dei rifugiati all’interno dei campi stia diminuendo. Ma il processo
di rilocazione è lento per via delle mine anti-uomo, che vanno eliminate. "Bisogna
assistere in tutti i modi possibili queste persone, aiutarli a coltivare di nuovo
le proprie vite”. Per il nunzio, la Chiesa locale “contribuisce al benessere delle
persone e al processo di pace”: “tutte le strutture cattoliche – la Caritas ma anche
le congregazioni religiose, i gruppi per i diritti umani e quelli di volontariato
– fanno del loro meglio per aiutare le vittime. E’ normale che la Chiesa non tenga
conto di fattori come religione e nazionalità. Aiuta tutti coloro che ne hanno bisogno.
E questo è più chiaro che mai proprio qui, dove la Chiesa aiuta cingalesi, tamil e
musulmani”. (A.L.)