2010-05-17 15:18:06

A Bangkok scaduto l’ultimatum dell’esercito alle "camicie rosse"


Si teme un nuovo bagno di sangue a Bangkok, dove l’esercito si prepara ad attaccare i manifestanti anti governativi. L’ultimatum lanciato dal governo per l’evacuazione del centro della capitale è scaduto alle 10 ora italiana: finora, sono almeno 33 i morti e quasi 300 i feriti, ma la tensione continua ad aumentare. Stefano Leszczynski ne ha parlato poco fa con Stefano Vecchia, che si trova a Bangkok nel quartier generale delle "camicie rosse" sotto assedio:RealAudioMP3

R. – La situazione in questo momento, direi, è assolutamente drammatica… Stanno sparando continuamente. Io in questo momento non mi trovo nel presidio centrale, perché era proibito entrare ed avrei potuto rischiare due anni di carcere, una volta uscito. Mi trovo nel punto dove ieri si sono raccolte le “camicie rosse” per cercare di dare la spallata ai reparti dell’esercito che assediano sul lato, per così dire, meridionale il raduno centrale. In questo momento, circa 10 minuti fa, centinaia di persone sono uscite dalle barricate e stanno avanzando con le bandiere thailandesi per vedere fino a dove riusciranno a spingersi. È una sfida.

 
D. – Non è ancora partita, quindi, la controffensiva dell’esercito per sgomberare il centro e le parti continuano a fronteggiarsi in questo momento. Ma si sentono degli spari a Bangkok?

 
R. – Non è ancora partita l’offensiva, ma ci sono durissimi combattimenti sulla Prasong Road, che è la strada che dà accesso direttamente all’ingresso del settore principale della protesta, quello dal quale possono entrare le truppe ed eventualmente i blindati. Ci sono combattimenti durissimi con le “camicie rosse”, che dalla notte scorsa hanno impegnato tutti i reparti dell’esercito, che faticano ad avanzare.

 
D. – Gran parte dei morti di cui abbiamo avuto notizia questa mattina, erano stati provocati dai cecchini e probabilmente neppure gente dell’esercito. È confermata questa notizia?

 
R. – Quello che io posso dire, perché chiaramente non ci sono fonti ufficiali su questo, è che viene riferito – e sembra anche plausibile – che i militari hanno lasciato questo lavoro particolarmente "sporco" a gruppi rivali delle “camicie rosse”, e addirittura pare a dei mercenari cambogiani chiamati per venire a sparare contro i thailandesi.

 
D. – Quindi il pericolo di una guerra civile è palpabile in questo momento?

 
R. – Dipenderà molto dall’evoluzione delle prossime ore. In teoria l’esercito, o meglio il governo in difficoltà, potrebbe chiedere il supporto dei gruppi lealisti, filomonarchici e nazionalisti, le “camicie gialle” e le cosiddette “camicie multicolore”, che già in questi giorni si sono scontrati, seppure in modo limitato, con le “camicie rosse”.

 
Accordo Iran, Brasile, Turchia sul nucleare
L’Iran trasferirà 1.200 chili di uranio a basso arricchimento in Turchia per vederselo restituito al 20% come combustibile nucleare per usi civili. È questo, secondo le parole del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, il punto centrale dell'accordo a tre siglato questa mattina a Teheran con Brasile e Turchia. Secondo l’Iran, l’intesa prova la legittimità del suo programma nucleare e permette alla comunità internazionale di aprire colloqui basati su onestà, giustizia e rispetto reciproco, evitando nuove sanzioni. Scettico Israele che parla di un “raggiro” e cauta anche l’Unione Europea, per la quale l’accordo va nella giusta direzione ma non risponde a tutte le preoccupazioni. Il prossimo passo secondo la Francia spetta ora all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Come valutare dunque i termini di questo accordo anche in relazione ai precedenti tentativi d’intesa? Al microfono di Gabriella Ceraso, risponde Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Sarei di parere positivo, anche se, prendendo a prestito il gioco delle carte, vorrei vedere se non è bluff. In realtà, questa era già una proposta fatta dal Gruppo dei cinque più uno, cioè i cinque membri del Consiglio di Sicurezza più la Germania. L’accordo, però, si prevedeva in Russia: in questo caso, invece, si fa in Turchia, Paese confinante con l’Iran, e ciò sicuramente potrebbe portare a una diminuzione dei sospetti e delle tensioni. Va sempre ricordato, comunque, che dal nucleare civile si può passare al nucleare militare. E questo è un problema che si pone a livello globale. Ci sarà, comunque, la necessità di un sistema di controllo dell’arricchimento del materiale fissile, perché non sia lasciato internamente agli Stati, altrimenti si potrebbe appunto procedere ad uno sviluppo dell’arma nucleare.

 
D. – Come commenta il fatto che, immediatamente dopo l’accordo, Ahmadinejad abbia ribadito: “Noi andiamo avanti con l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, comunque”…

 
R. – Per certi versi, possiamo considerare quello dell’Iran come un atteggiamento sicuramente non collaborativo sulla scena internazionale. La dichiarazione di un ulteriore arricchimento lascia abbastanza perplessi, questo è poco ma sicuro. Ripeto sempre, però, che noi dobbiamo vedere, al di là delle dichiarazioni che vengono fatte, gli atti concreti che seguono a queste dichiarazioni.

 
D. – Ci sono i termini per una sicurezza maggiore a livello internazionale?

 
R. – Bisogna arrivare ad un accordo, per cui i poteri dell’Aiea siano maggiori. Attualmente, i tempi di ispezione sono troppo lunghi e sicuramente non offrono quella sicurezza.

 
D. – A chi tocca ora il prossimo passo, all’Aiea? Esistono dei protocolli in tal senso?

 
R. – Sì, dovrebbe esserci il suo intervento, ma non è che l’Agenzia unilateralmente decida di aumentare il proprio potere: serve che siano fatte determinate deliberazioni in sede di Nazioni Unite.

 
D. – Saranno evitate le sanzioni, visto che anche Stati Uniti, Russia e Francia consideravano questo tentativo di mediazione come l’ultimo?

 
R. – Speriamo che effettivamente si possa arrivare ad un clima diverso nei rapporti internazionali. D’altronde, l’Iran è un Paese molto particolare, un Paese ricordiamo persiano, non arabo. Ha una cultura molto diversa dalla nostra, ma certamente è molto più vicina di quello che possiamo immaginare. Rimangono problemi, come sappiamo, anche di democrazia interna.

 
Dal Fmi commenti positivi per le misure adottate in Europa
“In generale pensiamo che le misure adottate dai Paesi vadano nella giusta direzione”. Lo ha detto il direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, Fabio Cottarelli, commentando, oltre che l'intervento Ue-Fmi a favore della Grecia, anche le misure preannunciate da Atene e dagli altri Paesi europei a rischio.

Kenya, almeno tre bambini morti per le inondazioni
Ancora vittime per le inondazioni e le piogge torrenziali, in Kenya. Secondo quanto riporta la stampa locale, tre bambini sono morti ieri nel nord della Rift Valley. Diventano dunque più di 90 le vittime dall’inizio delle piogge a marzo. Migliaia sarebbero gli sfollati. Le autorità temono che possano esplodere epidemie di colera in diverse parti del Paese. Preoccupa inoltre la mancanza di medicinali sufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione. Migliaia gli sfollati, dopo aver abbandonato le loro abitazioni, vivono adesso dentro alle tende, in drammatiche condizioni igieniche. Preoccupa anche la situazione a Bura, dove il fiume Tana si è ingrossato e potrebbe esondare. Qui, la popolazione è ferma nel non abbandonare i villaggi. Le autorità del posto hanno posto un ultimatum di 24 ore, terminato il quale si procederà a un'evacuazione forzata.

Segretario Nato promuove collaborazione con la Russia sulla difesa missilistica
Una collaborazione Nato-Russia sulla difesa missilistica, in particolare per proteggersi dalle minacce di un possibile attacco dell'Iran è “più che auspicabile”: è quanto ha detto oggi il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, presentando il Rapporto del gruppo di esperti incaricati di rivedere il concetto strategico dell'Alleanza per adattarla alle nuove sfide. La decisione di rivedere il concetto strategico della Nato è del 2009, e con le raccomandazioni di oggi si apre la fase della discussione in seno all'Alleanza. Il documento sarà poi approvato dai capi di Stato e di governo della Nato nel vertice di novembre a Lisbona.

Tra i temi della 63.ma Assemblea dell’Oms, la gestione dell’influenza H1N1
Prende il via oggi a Ginevra la 63.ma assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra i temi dell'incontro, che si chiuderà il 21 maggio, la gestione dell'influenza H1N1 che dalla sua individuazione, in Messico, nell'aprile del 2009, fino ad oggi ha fatto 18 mila vittime. Ai primi casi, l'Oms aveva subito attivato il sistema d'allerta dichiarando l'influenza suina la prima pandemia del secolo. Immediatamente, sono scattate le procedure per la produzione dei vaccini. Ma la pandemia nel tempo si è mostrata “benigna”: di qui, le accuse di aver esagerato la minaccia sotto la spinta dei grandi laboratori farmaceutici. Fatti per cui l'Oms si è dovuta giustificare davanti al Consiglio d'Europa, creando un comitato indipendente di virologi per valutare la gestione della pandemia.

La marea nera potrebbe uscire dal Golfo del Messico
Una parte della marea nera causata dall'esplosione della piattaforma nel Golfo del Messico sta per spingersi verso sud, e potrebbe essere agganciata dalla "Loop Current", che potrebbe trascinarla fuori dal Golfo. Lo afferma la previsione della Agenzia Noaa, National Oceanic and Atmospheric Administration, che ha unito i dati sulla dimensione della macchia alle previsioni sui venti e sulle correnti. “Fino a questo momento i venti hanno spinto la macchia prevalentemente verso ovest e verso le coste – si legge nel comunicato che accompagna la mappa con la previsione – ma la parte più a sud nei prossimi giorni potrebbe spostarsi verso sudovest, proprio verso la "Loop Current". Questa corrente parte da Cuba ed "esce" dal Golfo del Messico per riunirsi alla corrente del Golfo, passando per le Florida Keys. Per quanto riguarda la parte nord della marea, l'agenzia americana prevede un lento avvicinamento al Delta del Mississipi, con le isole Chandeleurs sempre più colpite dal petrolio.

Banale spostamento scatena ressa alla stazione di New Delhi: due morti
Un semplice cambio di binario all'ultimo minuto è bastato a creare una ressa mortale in una stazione sovraffollata di New Delhi. Una donna di 35 anni e un bambino di 10 anni sono morti calpestati dai passeggeri sui gradini di una stretta passerella pedonale. Altre nove persone sono rimaste ferite. La notizia è stata riportata con grande risalto dai quotidiani indiani, che evidenziano l'assoluta inadeguatezza e l'assenza di elementari norme di sicurezza nelle stazioni della capitale indiana, impegnata a spendere ingenti capitali per ospitare i Giochi del Commonwealth in prossimo ottobre. L'incidente è successo ieri pomeriggio nella principale stazione ferroviaria, dove migliaia di passeggeri stavano aspettando un treno diretto nello Stato settentrionale del Bihar. Secondo la ricostruzione dei giornali, all'ultimo momento un annuncio aveva informato che il treno sarebbe giunto su un binario diverso da quello previsto. La folla si è quindi accalcata sullo stretto e ripido sovrappasso per raggiungere in tempo il convoglio e assicurarsi un posto a sedere. Nel parapiglia generale alcuni passeggeri sono caduti dalle scale, mentre altri continuavano a correre verso il binario. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 137

 
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