2010-05-16 16:07:41

Nuovi scontri in Thailandia. Le 'camice rosse' disponibili al dialogo col governo


Nuova giornata di scontri in Thailandia, nel centro di Bangkok tra esercito e ‘camice rosse’. I militari si preparano a stringere l’assedio attorno alla zona occupata dagli oppositori del governo che in queste ore hanno dato segnali di apertura al dialogo. Intanto un civile ha perso la vita, portando a 25 il numero dei morti negli ultimi 4 giorni. Il servizio di Eugenio Bonanata: RealAudioMP3

Ancora scene di guerriglia nel centro di Bangkok. Giornalisti sul posto riferiscono di spari ad altezza d’uomo dell’esercito contro i dimostranti che hanno risposto con lanci di petardi e molotov. Gli scontri hanno provocato un morto e alcuni feriti. I soccorsi hanno difficoltà a raggiungere la zona, avvolta dal denso fumo nero proveniente da pneumatici in fiamme. I vertici dell’esercito hanno diffuso un nuovo ultimatum: abbandonare l’area entro domani mattina, garantendo che nessuno sarà perseguitato. L’intenzione sembra quella di stroncare definitivamente la protesta. La strategia prevede di attuare il blocco definitivo attorno all’accampamento degli anti-governativi - che dall’inizio di aprile raccoglie circa sei mila persone – con l’obiettivo di impedire l’arrivo di cibo. Predisposto un servizio di evacuazione per donne, bambini e anziani. Accantonata, invece, l’idea di imporre il coprifuoco nella città. Le 'camicie rosse' non vogliono altri morti e si sono dette pronte al negoziato, a condizione che sia mediato dall’Onu e solo se il governo fermerà la repressione. L’esecutivo però ha rifiutato la proposta e ha intimato nuovamente ai manifestanti di arrendersi. In precedenza altri leader del movimento di protesta avevano chiesto l’intervento dell’anziano sovrano del paese, Bhumibol, credendo fermamente, che, dato il suo carisma, sia l’unica persona in grado di risolvere pacificamente la crisi.

 
Liberazione Reiss
Ritorno a Parigi per Clotilde Reiss la ricercatrice francese all’università iraniana di Isfahan scagionata ieri da Teheran dall’accusa di essere una spia e di aver preso parte a un complotto per destabilizzare il governo locale dopo la rielezione di Ahmadinejad. In queste ore l’incontro con il presidente Sarkozy all’Eliseo. La diplomazia francese ha fatto sapere che non è stata fatta alcuna concessione al regime iraniano per ottenere la sua liberazione.

Brasile - Iran
Il Brasile scende in campo nella mediazione con l’Iran in merito al suo programma nucleare. Al via oggi a Teheran i colloqui fra il presidente Lula e il suo omologo Ahmadinejad, con l’obiettivo di trovare un accordo sulle proposte della comunità internazionale per evitare nuove sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nel Paese è giunto anche il capo della diplomazia turca per incontrare i vertici locali. Ma come valutare l’impegno del Paese sud americano in questa fase? Eugenio Bonanata lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’: RealAudioMP3
 
R. – Adesso il presidente Lula si propone anche come un protagonista di una scena più internazionale, più ampia che non quella dell’America Latina. Ha detto che cercherà di fare del proprio meglio per convincere l’Iran a cooperare con la comunità internazionale. E’ interessante sottolineare che il presidente russo Medvedev ha detto che questa missione brasiliana potrebbe essere addirittura l’ultima chance, per l’Iran, prima della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza che dovrebbe decidere nuove sanzioni.

D. – Quante possibilità di successo ha Lula in questa sua missione?

 
R. – Non è detto che questa possa essere una missione definitiva. Certamente vediamo che intorno al nucleare iraniano si stanno agitando una serie di attori internazionali anche nuovi. Il il Brasile in primo luogo e poi la Turchia, che si propone forse come luogo di scambio se eventualmente ci fosse l’accordo sull’uranio arricchito da parte del Brasile con l’Iran.

 
D. – Fra l’altro, il Brasile appoggia molto questo ruolo della Turchia...

 
R. – Sì, certamente, anche perché ha preso atto di una realtà. Il mondo musulmano, come abbiamo visto – soprattutto il Medio Oriente – non è più il mondo arabo, anzi il mondo arabo - se vogliamo - è un po’ in seconda fila. Le due potenze emergenti della regione sono l’Iran e la Turchia. La Turchia che, naturalmente, ha una sua proiezione occidentale molto forte e nell’ultimo anno – soprattutto con il governo di Erdogan – ha definito ancora di più la propria posizione. Basta guardare lo scontro che c’è stato con Israele sulla questione palestinese e su Gaza, l’appoggio dato alla Siria, i rapporti sempre più frequenti con l’Iran stesso, insomma la Turchia è un Paese-chiave della regione.

 
Coree
Torna alta la tensione fra le due coree nel Mar Giallo, al confine fra i due Paesi. Navi della marina di Seoul hanno sparato colpi di avvertimento per allontanare due motovedette di Pyongyang che avevano sconfinato e che tuttavia si sono ritirate senza rispondere al fuoco. Intanto una commissione di inchiesta sud coreana ha ribadito che è stato un siluro nordcoreano ad affondare lo scorso 26 marzo la motovedetta “Cheonan”, provocando la morte di 46 uomini dell’equipaggio.

Sudan
Le forze di sicurezza sudanesi hanno arrestato l’ex presidente del parlamento, Hassan al-Turabi, ieri sera presso la sua abitazione di Khartoum. Non si conoscono le ragioni del provvedimento ai danni del leader politico, strenuo oppositore del presidente Omar el-Bashir dopo essere stato suo stretto alleato e dopo averlo sostenuto nel golpe che lo ha portato al potere nel 1989. Al-Turabi non si è presentato alle elezioni dello scorso mese di aprile, vinte da el Bashir, ma ha appoggiato un esponente del Partito del congresso definendo la tornata ‘fraudolenta’.

Kigali attentato
Doppio attentato con granate a Kigali, la capitale del Rwanda. Una persona e morta e altre 28 sono rimaste ferite. A riferirlo alla radio pubblica del Paese è stato un portavoce della polizia locale, precisando che gli attentati sono avvenuti ieri sera nella zona commerciale della città nei pressi di una stazione di autobus.

Marea nera
Pressing dell’amministrazione Obama sui vertici della British Petroleum in merito agli indennizzi che dovrà versare per la perdita di petrolio nel Golfo del Messico. La Casa Bianca ha chiesto “chiarimenti pubblici immediati” sulle reali intenzioni del colosso petrolifero. La Bp ha fatto sapere che sono 17 mila le persone impiegate nel tentativo di contenere le falle dalle quali continua a fuoriuscire greggio. Oltre all’applicazione di solventi si lavora per impiantare un tubo capace di aspirare il petrolio dal pozzo.

Vulcano Islanda
La nube di cenere del vulcano islandese continua a minacciare i cieli del nord Europa. Chiuso parte dello spazio aereo dell’Irlanda del Nord. Le autorità britanniche hanno bloccato i voli verso la regione fino a stasera. Esclusa la possibilità di estendere la misure anche in altre zone del Paese. Restano tuttavia aperti gli aeroporti di Londra, Belfast e Dublino, mentre in Islanda sarà chiuso per tutta la giornata lo scalo internazionale di Keflavik, a circa 40 chilometri dalla capitale Reykjavik. In Italia, invece, l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha comminato una multa da circa 3 milioni di euro alla compagnia irlandese Ryanair per non aver fornito assistenza – in 178 casi – ai passeggeri per i voli cancellati nei giorni scorsi.

Grecia
In Grecia cala la fiducia dei cittadini nella capacità del governo Papandreou di superare da solo l’emergenza. Lo affermano gli ultimi sondaggi che vedono comunque largamente favorito il partito socialista al potere. Intanto, Atene ha annunciato inchieste contro la corruzione politica per ristabilire credito nei confronti delle istituzioni. I principali sindacati hanno intanto convocato uno sciopero generale di 24 ore, il prossimo 20 maggio, contro la riforma che prevede di innalzare l’età pensionabile.

Afghanistan
In Afghanistan un soldato dell’Isaf ha perso la vita nel sud del Paese a causa di un attacco dei talebani, mentre ieri tre militari polacchi sono rimasti feriti in un’imboscata contro il convoglio su cui viaggiavano nella provincia di Ghazni. Ieri a Londra il presidente Karzai ha incontrato il neo primo ministro britannico Cameron il quale ha assicurato il sostegno del suo Paese per la stabilità e la sicurezza dell’Afghanistan. I due, che hanno parlato della conferenza internazionale in programma il prossimo 20 luglio a Kabul, hanno inoltre ribadito la necessità di rafforzare i rapporti bilaterali.

Pakistan
Liberati in Pakistan circa 40 ostaggi sequestrati ieri da sospetti militanti integralisti islamici al confine con l’Afghanistan. Altre 10 persone erano riuscite a fuggire, subito dopo la cattura. In queste ore nella regione del Khaiber c’è stato un nuovo attacco condotto da aerei senza piloti statunitensi. Il bilancio è di 5 morti, anche se fonti televisive locali parlano di 15 vittime.

Marcia Perugia-Assisi
C’è bisogno di un’altra cultura, che abolisca la paura, la mafia, la violenza, la censura, il razzismo, la guerra e l’egoismo. Creiamo un’altra cultura. E’ lo slogan principale della Marcia per la pace 2010, che si è svolta oggi da Perugia ad Assisi. Il servizio di Francesca Sabatinelli: RealAudioMP3

Pane, acqua e lavoro: sono le tre priorità dell’edizione 2010 della Perugia-Assisi, la Marcia per la pace. Un’occasione per ribadire i grandi temi del momento accanto ad una delle preoccupazioni degli organizzatori: la situazione in Italia. Oltre mille le adesioni, tra associazioni, reti, scuole ed enti locali. A camminare anche gli operai delle aziende in crisi, i familiari delle vittime sul lavoro, così come i testimoni di guerre e conflitti: dall’Afghanistan al Medio Oriente, dall’Iran all’Iraq. La testimonianza di Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, tra i promotori della marcia:

 
R. – Oltre un miliardo di persone non ha il pane; un miliardo e trecento milioni di persone non hanno acqua da bere e c’è un’umanità intera che non ha un lavoro dignitoso. Noi abbiamo bisogno di riconoscere queste priorità e di metterle al centro delle nostre attenzioni dell’agenda politica ed anche dell’informazione.

 
D. – E’ tradizione della marcia soffermarsi su alcune urgenze particolari. Quest’anno ciò che vi preoccupa molto è l’Italia, perché?

 
R. – Sentiamo quasi un crollo di valori. Quello che si percepisce, un po’ tutti i giorni, è un clima di tensione, di angoscia, di preoccupazione certamente per il futuro, ma anche quasi di ostilità nei confronti di quelli che ci stanno accanto e che sono diversi da noi. Tutto questo ci sta facendo perdere anche la pace nel nostro Paese, perché non c’è pace quando qualcuno perde il lavoro; quando una persona non vede riconosciuti i propri diritti fondamentali.

 
Olanda-Libia
E' tornato in Olanda il piccolo Ruben, il bambino di nove anni unico sopravvissuto allo schianto dell’aereo nei pressi di Tripoli, avvenuto mercoledì scorso, nel quale hanno perso la vita i genitori e il fratello. A prendersi cura di lui saranno gli zii materni. Adesso si trova ricoverato in un ospedale del Paese, dopo le prime cure ricevute in strutture libiche. I familiari hanno chiesto massima riservatezza sulla vicenda. (Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 136

 
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