Nuovi scontri in Thailandia. Le 'camice rosse' disponibili al dialogo col governo
Nuova giornata di scontri in Thailandia, nel centro di Bangkok tra esercito e ‘camice
rosse’. I militari si preparano a stringere l’assedio attorno alla zona occupata dagli
oppositori del governo che in queste ore hanno dato segnali di apertura al dialogo.
Intanto un civile ha perso la vita, portando a 25 il numero dei morti negli ultimi
4 giorni. Il servizio di Eugenio Bonanata:
Ancora
scene di guerriglia nel centro di Bangkok. Giornalisti sul posto riferiscono di spari
ad altezza d’uomo dell’esercito contro i dimostranti che hanno risposto con lanci
di petardi e molotov. Gli scontri hanno provocato un morto e alcuni feriti. I soccorsi
hanno difficoltà a raggiungere la zona, avvolta dal denso fumo nero proveniente da
pneumatici in fiamme. I vertici dell’esercito hanno diffuso un nuovo ultimatum: abbandonare
l’area entro domani mattina, garantendo che nessuno sarà perseguitato. L’intenzione
sembra quella di stroncare definitivamente la protesta. La strategia prevede di attuare
il blocco definitivo attorno all’accampamento degli anti-governativi - che dall’inizio
di aprile raccoglie circa sei mila persone – con l’obiettivo di impedire l’arrivo
di cibo. Predisposto un servizio di evacuazione per donne, bambini e anziani. Accantonata,
invece, l’idea di imporre il coprifuoco nella città. Le 'camicie rosse' non vogliono
altri morti e si sono dette pronte al negoziato, a condizione che sia mediato dall’Onu
e solo se il governo fermerà la repressione. L’esecutivo però ha rifiutato la proposta
e ha intimato nuovamente ai manifestanti di arrendersi. In precedenza altri leader
del movimento di protesta avevano chiesto l’intervento dell’anziano sovrano del paese,
Bhumibol, credendo fermamente, che, dato il suo carisma, sia l’unica persona in grado
di risolvere pacificamente la crisi.
Liberazione
Reiss Ritorno a Parigi per Clotilde Reiss la ricercatrice francese all’università
iraniana di Isfahan scagionata ieri da Teheran dall’accusa di essere una spia e di
aver preso parte a un complotto per destabilizzare il governo locale dopo la rielezione
di Ahmadinejad. In queste ore l’incontro con il presidente Sarkozy all’Eliseo. La
diplomazia francese ha fatto sapere che non è stata fatta alcuna concessione al regime
iraniano per ottenere la sua liberazione.
Brasile - Iran Il Brasile
scende in campo nella mediazione con l’Iran in merito al suo programma nucleare. Al
via oggi a Teheran i colloqui fra il presidente Lula e il suo omologo Ahmadinejad,
con l’obiettivo di trovare un accordo sulle proposte della comunità internazionale
per evitare nuove sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nel Paese è giunto
anche il capo della diplomazia turca per incontrare i vertici locali. Ma come valutare
l’impegno del Paese sud americano in questa fase? Eugenio Bonanata lo ha chiesto
ad Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’: R.
– Adesso il presidente Lula si propone anche come un protagonista di una scena più
internazionale, più ampia che non quella dell’America Latina. Ha detto che cercherà
di fare del proprio meglio per convincere l’Iran a cooperare con la comunità internazionale.
E’ interessante sottolineare che il presidente russo Medvedev ha detto che questa
missione brasiliana potrebbe essere addirittura l’ultima chance, per l’Iran, prima
della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza che dovrebbe decidere nuove sanzioni.
D.
– Quante possibilità di successo ha Lula in questa sua missione?
R.
– Non è detto che questa possa essere una missione definitiva. Certamente vediamo
che intorno al nucleare iraniano si stanno agitando una serie di attori internazionali
anche nuovi. Il il Brasile in primo luogo e poi la Turchia, che si propone forse come
luogo di scambio se eventualmente ci fosse l’accordo sull’uranio arricchito da parte
del Brasile con l’Iran.
D. – Fra l’altro, il Brasile
appoggia molto questo ruolo della Turchia...
R. –
Sì, certamente, anche perché ha preso atto di una realtà. Il mondo musulmano, come
abbiamo visto – soprattutto il Medio Oriente – non è più il mondo arabo, anzi il mondo
arabo - se vogliamo - è un po’ in seconda fila. Le due potenze emergenti della regione
sono l’Iran e la Turchia. La Turchia che, naturalmente, ha una sua proiezione occidentale
molto forte e nell’ultimo anno – soprattutto con il governo di Erdogan – ha definito
ancora di più la propria posizione. Basta guardare lo scontro che c’è stato con Israele
sulla questione palestinese e su Gaza, l’appoggio dato alla Siria, i rapporti sempre
più frequenti con l’Iran stesso, insomma la Turchia è un Paese-chiave della regione.
Coree Torna alta la tensione fra le due coree
nel Mar Giallo, al confine fra i due Paesi. Navi della marina di Seoul hanno sparato
colpi di avvertimento per allontanare due motovedette di Pyongyang che avevano sconfinato
e che tuttavia si sono ritirate senza rispondere al fuoco. Intanto una commissione
di inchiesta sud coreana ha ribadito che è stato un siluro nordcoreano ad affondare
lo scorso 26 marzo la motovedetta “Cheonan”, provocando la morte di 46 uomini dell’equipaggio.
Sudan Le
forze di sicurezza sudanesi hanno arrestato l’ex presidente del parlamento, Hassan
al-Turabi, ieri sera presso la sua abitazione di Khartoum. Non si conoscono le ragioni
del provvedimento ai danni del leader politico, strenuo oppositore del presidente
Omar el-Bashir dopo essere stato suo stretto alleato e dopo averlo sostenuto nel golpe
che lo ha portato al potere nel 1989. Al-Turabi non si è presentato alle elezioni
dello scorso mese di aprile, vinte da el Bashir, ma ha appoggiato un esponente del
Partito del congresso definendo la tornata ‘fraudolenta’.
Kigali attentato Doppio
attentato con granate a Kigali, la capitale del Rwanda. Una persona e morta e altre
28 sono rimaste ferite. A riferirlo alla radio pubblica del Paese è stato un portavoce
della polizia locale, precisando che gli attentati sono avvenuti ieri sera nella zona
commerciale della città nei pressi di una stazione di autobus.
Marea nera Pressing
dell’amministrazione Obama sui vertici della British Petroleum in merito agli indennizzi
che dovrà versare per la perdita di petrolio nel Golfo del Messico. La Casa Bianca
ha chiesto “chiarimenti pubblici immediati” sulle reali intenzioni del colosso petrolifero.
La Bp ha fatto sapere che sono 17 mila le persone impiegate nel tentativo di contenere
le falle dalle quali continua a fuoriuscire greggio. Oltre all’applicazione di solventi
si lavora per impiantare un tubo capace di aspirare il petrolio dal pozzo.
Vulcano
Islanda La nube di cenere del vulcano islandese continua a minacciare i cieli
del nord Europa. Chiuso parte dello spazio aereo dell’Irlanda del Nord. Le autorità
britanniche hanno bloccato i voli verso la regione fino a stasera. Esclusa la possibilità
di estendere la misure anche in altre zone del Paese. Restano tuttavia aperti gli
aeroporti di Londra, Belfast e Dublino, mentre in Islanda sarà chiuso per tutta la
giornata lo scalo internazionale di Keflavik, a circa 40 chilometri dalla capitale
Reykjavik. In Italia, invece, l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha
comminato una multa da circa 3 milioni di euro alla compagnia irlandese Ryanair per
non aver fornito assistenza – in 178 casi – ai passeggeri per i voli cancellati nei
giorni scorsi.
Grecia In Grecia cala la fiducia dei cittadini nella
capacità del governo Papandreou di superare da solo l’emergenza. Lo affermano gli
ultimi sondaggi che vedono comunque largamente favorito il partito socialista al potere.
Intanto, Atene ha annunciato inchieste contro la corruzione politica per ristabilire
credito nei confronti delle istituzioni. I principali sindacati hanno intanto convocato
uno sciopero generale di 24 ore, il prossimo 20 maggio, contro la riforma che prevede
di innalzare l’età pensionabile.
Afghanistan In Afghanistan un soldato
dell’Isaf ha perso la vita nel sud del Paese a causa di un attacco dei talebani, mentre
ieri tre militari polacchi sono rimasti feriti in un’imboscata contro il convoglio
su cui viaggiavano nella provincia di Ghazni. Ieri a Londra il presidente Karzai ha
incontrato il neo primo ministro britannico Cameron il quale ha assicurato il sostegno
del suo Paese per la stabilità e la sicurezza dell’Afghanistan. I due, che hanno parlato
della conferenza internazionale in programma il prossimo 20 luglio a Kabul, hanno
inoltre ribadito la necessità di rafforzare i rapporti bilaterali.
Pakistan Liberati
in Pakistan circa 40 ostaggi sequestrati ieri da sospetti militanti integralisti islamici
al confine con l’Afghanistan. Altre 10 persone erano riuscite a fuggire, subito dopo
la cattura. In queste ore nella regione del Khaiber c’è stato un nuovo attacco condotto
da aerei senza piloti statunitensi. Il bilancio è di 5 morti, anche se fonti televisive
locali parlano di 15 vittime.
Marcia Perugia-Assisi C’è bisogno di
un’altra cultura, che abolisca la paura, la mafia, la violenza, la censura, il razzismo,
la guerra e l’egoismo. Creiamo un’altra cultura. E’ lo slogan principale della Marcia
per la pace 2010, che si è svolta oggi da Perugia ad Assisi. Il servizio di Francesca
Sabatinelli:
Pane, acqua
e lavoro: sono le tre priorità dell’edizione 2010 della Perugia-Assisi, la Marcia
per la pace. Un’occasione per ribadire i grandi temi del momento accanto ad una delle
preoccupazioni degli organizzatori: la situazione in Italia. Oltre mille le adesioni,
tra associazioni, reti, scuole ed enti locali. A camminare anche gli operai delle
aziende in crisi, i familiari delle vittime sul lavoro, così come i testimoni di guerre
e conflitti: dall’Afghanistan al Medio Oriente, dall’Iran all’Iraq. La testimonianza
di Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, tra i
promotori della marcia:
R. – Oltre un miliardo di
persone non ha il pane; un miliardo e trecento milioni di persone non hanno acqua
da bere e c’è un’umanità intera che non ha un lavoro dignitoso. Noi abbiamo bisogno
di riconoscere queste priorità e di metterle al centro delle nostre attenzioni dell’agenda
politica ed anche dell’informazione.
D. – E’ tradizione
della marcia soffermarsi su alcune urgenze particolari. Quest’anno ciò che vi preoccupa
molto è l’Italia, perché?
R. – Sentiamo quasi un
crollo di valori. Quello che si percepisce, un po’ tutti i giorni, è un clima di tensione,
di angoscia, di preoccupazione certamente per il futuro, ma anche quasi di ostilità
nei confronti di quelli che ci stanno accanto e che sono diversi da noi. Tutto questo
ci sta facendo perdere anche la pace nel nostro Paese, perché non c’è pace quando
qualcuno perde il lavoro; quando una persona non vede riconosciuti i propri diritti
fondamentali.
Olanda-Libia E' tornato in
Olanda il piccolo Ruben, il bambino di nove anni unico sopravvissuto allo schianto
dell’aereo nei pressi di Tripoli, avvenuto mercoledì scorso, nel quale hanno perso
la vita i genitori e il fratello. A prendersi cura di lui saranno gli zii materni.
Adesso si trova ricoverato in un ospedale del Paese, dopo le prime cure ricevute in
strutture libiche. I familiari hanno chiesto massima riservatezza sulla vicenda. (Panoramica
Internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 136 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
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